Intervento del Consigliere Michele Baldi durante la seduta del Consiglio Regionale del 19/11/2014
Che significa decisioni politiche? Io vedo tante decisioni tecniche in questo Piano. Vedo che è stata data la giusta dignità alle professioni come quella infermieristica per esempio. Io vedo che finalmente si integrano gli ospedali con i territori. Faccio una premessa: questo Piano della sanità si può approfondire, si può cambiare, si può aumentare, si può discutere, ma è una sfida di questo Consiglio regionale, di tutto il Consiglio regionale. Penso che nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione questo Consiglio regionale debba dare delle risposte sul territorio, perché questa è la grande scommessa. Quando il Presidente Storace aprì il Sant’Andrea non è che uno ha disquisito se era una scelta politica o tecnica, ma ha detto: “È una cosa giusta, importante”.
Io vorrei che la stessa onestà intellettuale fosse riconosciuta al Presidente Zingaretti in una sfida etica. Intaccare i privilegi della sanità, di cui nessuno ha parlato, francamente non è una cosa semplice. Noi qui disquisiamo di cose tecniche, ma le pressioni politiche, di tutto quello che c’è dietro, ma perché facciamo finta di non vederle? Perché facciamo finta di non vedere (parlo per me) le file di persone che si sono presentate in questi mesi a discutere non di razionalizzazioni, ma di difesa di privilegi? Noi dobbiamo distinguere tra ciò che è giusto per i cittadini e quello che ci viene spacciato per giusto per i cittadini, ma che in realtà è giusto solamente per qualcuno che vuole continuare a mantenere dei privilegi che da anni consentono di fare il buono e il cattivo tempo.
Abbattere tutti questi muri penso che veramente meriti il conforto di tutto il Consiglio. Poi si può discutere (si può fare meglio, si può fare di più), ma qui c’è una cabina di regia che ci mette la faccia. Parlo, nella fattispecie, di Alessio D’Amato. Perché poi, magari, qualcuno nella cabina di regia ha una visione più aristocratica e più distaccata dal territorio. C’è comunque una volontà forte di entrare sui problemi. I problemi li rappresentiamo tutti. Pure io sto rappresentando il problema del Policlinico Umberto I che fra poco non avrà più nessun medico che consentirà di fare un’interruzione di gravidanza volontaria, con tutta una serie di ripercussioni. Su questo io chiedo che vengano date risposte.
Ci sono anche tante cose dietro le quali ti rendi conto che c’è, magari, il primario che vuole difendere il fatto di poter comprare ancora una vite − sarà banale, ma diciamo le cose come stanno − che costa tantissimo per i cittadini e tantissimo per la regione rispetto alla razionalizzazione che questa Regione sta facendo. Si fa presto a parlare, ma qui siamo usciti da una regione (non è una conseguenza politica; peggio ancora), con responsabilità che andavano al di fuori e che sono state intaccate, in cui le fatture venivano pagate due volte. 200 milioni di fatture pagate due volte all’IDI, con lavoratori sbattuti in mezzo a una strada: è questa l’eredità che abbiamo preso, è questa l’eredità che ci siamo messi sulle spalle.
Oggi, quando si dice che le fatture si pagano a sessanta giorni, si pagano in modo elettronico, in modo trasparente, sembra una cosa banale. Signori, guardiamo che cosa è successo all’IDI.
Le nuove si pagano a sessanta giorni. Per le vecchie abbiamo dimezzato.
Una fase di commissariamento che dura da sette anni. In questi sette anni sulla sanità si è andati completamente fuori binario e in questi sette anni c’è un commissariamento… L’avete detto tutti, non lo ripeto. Dico solamente una cosa che non è stata detta, oltre al blocco del turnover e quant’altro. Dico solamente che “commissariamento” significa pagare coi soldi nostri la formazione dell’università di eccellenza che abbiamo, perché noi abbiamo università di eccellenza in questa regione, pagare medici per la loro formazione e poi vederli andare fuori regione a dare la loro professionalità. Quindi, costi sulle spalle nostre e vantaggi da parte di qualcun altro.
Io francamente ho difficoltà a capire che cosa significa “valutazione politica” quando finalmente c’è un’integrazione degli ospedali con i territori, gli accordi tra aziende che nella scarsità di risorse mettono insieme queste risorse, come il Dipartimento interaziendale di medicina legale e come per esempio − questo non è stato detto − il nuovo Dipartimento regionale di medicina penitenziaria. Siamo andati là dove nessuno andava. Per la prima volta è uscita una rete ospedaliera dopo sette anni di attesa. Questo per me è un fatto importante.
Francamente, c’è anche una cosa che mi dà soddisfazione. Io in campagna elettorale chiesi al Presidente Zingaretti un incontro solo. Non lo feci venire né a cene né a incontri né a chiusure né ad aperture di campagne elettorali. Gli chiesi solamente un’ora in tutta la campagna elettorale per andare a vedere quello che succedeva in Piazza Istria, in un laboratorio dove i medici di base avevano evitato 10.000 codici bianchi che avrebbero gravato sui vari pronto soccorso, a cominciare da quello dell’Umberto I.
Già nell’intervento di apertura di questa X legislatura chiedevo che quella cosa fosse applicata in tutti i municipi di Roma. Mi sembra una cosa giusta, mi sembra una cosa bella, è stata fatta. Adesso i cittadini romani potranno andare anche al sabato e alla domenica in questi presìdi, a partire dal 1° dicembre. Potranno essere visitati, e se quei 10.000 codici bianchi, e non solo bianchi, si moltiplicheranno per quindici e anche di più, saranno 200.000 persone che non andranno a fare ore di attesa nei pronto soccorsi, gravando i pronto soccorsi, ma avendo invece un tipo d’intervento immediato. Quei medici coraggiosi che hanno aperto questa strada nessuno ha voluto vederli negli anni precedenti, li abbiamo visti adesso. Io penso a Fabio D’Andrea, per esempio, a Massimo Mei. Se questi medici coraggiosi non sono stati mai ascoltati e lo sono stati ora, che significa? Significa che c’è la voglia di dare risposte, di fare il possibile. Ripeto, tante cose si possono correggere, ma una cosa che la stampa non ha detto assolutamente è che ci si attacca a piccole cose, spesso e volentieri, e non si guarda alle grandi cose e alle sfide di coraggio, perché per fare questo cambio nella sanità ci vuole tanto, veramente troppo coraggio.
Quanto a quello che è stato fatto con i farmacisti, mi dispiace che il collega De Lillo abbia chiesto una rete per i farmacisti. Avrei risposto al collega De Lillo, che magari da qualche parte mi sente, che già è stata fatta, con grande soddisfazione da parte dei farmacisti, con cui abbiamo aperto un rapporto trasparente. Lo dico alla stampa che fa finta di non vedere, probabilmente saremo noi che non comunichiamo, ma forse qualcuno non vuole ascoltare, perché quando si toccano gli interessi della sanità, si toccano anche gli interessi di chi spesso fa comunicazione e non ha interesse a comunicare quello che facciamo.
Sulla rete dei farmacisti, per esempio, tra le tante cose importanti che sono state fatte, vi do un dato. In farmacia (significa che prima si andava nelle ASL e si faceva carne di porco) c’è un monitoraggio del paziente oncologico, cioè, del paziente malato di tumore, che deve presentare ricetta e piano terapeutico, quindi, non si può più imbrogliare. Un prodotto che è per i malati oncologici, l’eritropoietina (chi si occupa ed è appassionato di sport come me, forse lo sa, come il Sindaco Marino, che va sempre in bicicletta e queste cose dovrebbe saperle, anche se secondo me, se continua così, prenderà multe pure in bicicletta), è un prodotto passato da una spesa per noi, come Regione Lazio, di 51 milioni, a una spesa di 36 milioni. Qui non c’è solamente la soddisfazione di aver risparmiato questi milioni di euro per le casse regionali e per i cittadini regionali; c’è anche una domanda che nessuno di lor signori si è voluto porre. Quei prodotti, prima, dove andavano? Andavano nel mercato nero del doping. Questa Amministrazione sta mettendo le mani in situazioni inconfessabili, sta mettendo le mani dentro situazioni immense, enormi. Su questo però nessuno va a verificare quello che è successo.
Questa maggiore partecipazione va favorita, va attuata. Ribadisco un concetto: questa è una sfida di tutti quanti noi. Quando un ospedale funziona – oggi non siamo in termini di campagna elettorale – funziona per tutti. Quando un ospedale funziona ne va della nostra vita, ne va della vita dei nostri cari, di noi stessi.
Questa Amministrazione, e quando dico “amministrazione” mi riferisco al Consiglio e a tutti, il Presidente Zingaretti, soprattutto ha fatto una cosa di importante che a me piace molto, ha rimesso al centro la sanità pubblica uscendo da ricatti, uscendo da condizionamenti di certi privati che condizionavano pesantemente
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