Inquinamento in città Stop agli Euro 4 diesel
Un’auto a gasolio Euro 4 inquina quanto 7 diesel più recenti o 20 auto a benzina
“La pandemia da Covid non è una buona ragione per allentare la guardia sull’inquinamento”
“A Roma si deve programmare velocemente il blocco ai veicoli diesel euro 4 invece si chiude il 2020 con la ZTL disattivata, auto ovunque e troppi giorni di smog fuori controllo”
Nella Capitale i diesel euro 4 circolanti sono 203.413 e il 2020 si è chiuso con il dato negativo di 46 di giorni di superamento dei valori massimi consentiti per le polveri sottili nella centralina ARPA Lazio di Via Tiburtina
Lo stop alla circolazione dei veicoli Euro 4 diesel è vicino e non è più il momento di proroghe. Le ordinanze regionali che prevedevano il blocco per le auto più inquinanti erano in programma dal 1°ottobre, ma a causa dell’emergenza sanitaria in corso hanno subìto uno slittamento a gennaio 2021. L’accordo sul blocco degli Euro 4, firmato dal Ministero dell’Ambiente e dalle quattro Regioni che fanno parte del Bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), mira a ridurre l’inquinamento e dimostrare a Bruxelles l’impegno italiano nell’evitare di pagare le considerevoli sanzioni legate alla scarsa qualità dell’aria respirata nelle nostre città.
Eppure, non è prevista una data limite per tutte le regioni: nei mesi scorsi era stata preannunciata la data del 1 gennaio per Veneto e Piemonte, mentre Lombardia ed Emilia Romagna avevano preannunciato il blocco a partire dall’11 gennaio 2021. E già ci sono le prime avvisaglie di richieste di rinvio e strumentali polemiche politiche.
“Le regioni avevano chiesto il posticipo dell’entrata in vigore della misura con la scusa della riduzione delle emissioni complessive rispetto all’ordinario dovute al lockdown – dichiara Stefano Ciafani, presidente Legambiente -. Una scusa poco fondata, perché la pandemia da Covid non è una buona ragione per allentare la guardia sull’inquinamento: entrambi sono da considerarsi, purtroppo, una causa importante di co-morbilità, che ha portato al decesso prematuro decine di migliaia di persone nel corso del 2020. La pandemia è una ragione di più per stoppare subito i diesel Euro 4 e veicoli più inquinanti, in tutte le città inquinate d’Italia. Seguirà poi lo stop agli Euro 5, previsto nel 2025.”
A Roma i diesel euro 4 circolanti sono 203.413, i diesel euro 1,2 e 3 148.557 (da ottobre 2019 non possono accedere all’interno del solo anello ferroviario) e gli euro 0 (tutti) 191.131 su un totale di 1.896.229 immatricolati a fine 2019. E intanto nella capitale il 2020 si è chiuso con il dato negativo di 46 di giorni di superamento dei valori massimi consentiti per le polveri sottili nella centralina ARPA Lazio di Via Tiburtina (valore limite giornaliero consentito per le PM10 è di 50 ug/m3 di aria, numero massimo di giorni di superamento consentiti 35 in un anno).
“A Roma si deve programmare velocemente il blocco ai veicoli diesel euro 4 previsto già da questi giorni in tante altre parti d’Italia, perché i dati della qualità dell’aria continuano ad essere negativi per la presenza sia di polveri sottili che biossido di azoto e perché l’ambiente sia al centro dell’idea di futuro della capitale – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -. Invece vediamo la capitale con la ZTL continuamente disattivata dalle scelte dell’amministrazione, auto ovunque, il blocco ai pochi veicoli diesel euro 3 totalmente inefficace riguardando solo poche vetture e nella sola area interna all’anello ferroviario, i recenti provvedimenti di limitazione giornaliera del traffico inutili perché rivolti a poche vetture e una cura del ferro totalmente paralizzata da decenni”.
Nel Lazio c’è poi il caso di Frosinone, dove sono ben note le criticità sulla qualità dell’aria, basti pensare al gran numero di giorni con Smog oltre i limiti nella centralina ARPA di Frosinone Scalo dove si sono contati, nel 2020, ben 77 giorni di superamento del valore massimo consentito. Nel capoluogo ciociaro i diesel euro 4 immatricolati a fine 2019 sono 5.387, i diesel 1,2,3 5.499, gli euro 0 (tutti) sono 4.557, su un totale di 39.726 vetture immatricolate.
“L’inadempienza dell’amministrazione comunale del capoluogo ciociaro, peraltro, è ancora più grave se si pensa che il Comune ha deliberatamente disatteso l’aggiornamento del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria adottato dalla Regione Lazio nell’agosto 2020, cioè in piena pandemia – dichiara Stefano Ceccarelli, Presidente del Circolo “Il Cigno” di Frosinone -. Il piano prevede infatti la limitazione della circolazione dei veicoli privati ad alimentazione diesel fino ad Euro 4 in tutte le città con popolazione superiore a 10.000 abitanti che hanno riscontrato superamenti dei valori limite del PM10 o del NO2. La totale assenza di provvedimenti di limitazione al traffico veicolare decisa dall’Amministrazione Ottaviani per questo inverno è dunque ingiustificata, sconcertante e inaccettabile.”
Secondo le norme di attuazione del nuovo Piano di Risanamento Qualità dell’Aria della Regione Lazio, Art. 15 comma 1, è prevista una limitazione della circolazione del trasporto privato dal 1° novembre al 31 marzo di ogni anno, da applicare entro il 1° novembre 2020, dal lunedì al venerdì, dalle ore 8:30 alle ore 18:30, salve le eccezioni indispensabili, per le autovetture ed i veicoli commerciali di categoria N1, N2 ed N3 ad alimentazione diesel, di categoria inferiore o uguale ad “Euro 4”. La limitazione è estesa alla categoria “Euro 5” entro il 1° novembre 2024. La limitazione si applica prioritariamente nei centri urbani con popolazione superiore a 10.000 abitanti presso i quali opera un adeguato servizio di trasporto pubblico locale, ricadenti nelle Zone di cui all’art.3 presso le quali risulta superato uno o più dei valori limite del PM10 o del biossido di azoto NO2.
L’inquinamento causato da un Euro 4 diesel è allarmante. Le emissioni di ossidi d’azoto (NOx), inquinanti chiave dei diesel in città e precursori del particolato PM10 provenienti da una sola auto a gasolio Euro 4 sono comparabili a quelli di 7 diesel più recenti (con omologazione 2020) o a 20 auto a benzina nuove. Non va meglio con le auto diesel Euro 5, protagoniste dello scandalo sulle emissioni “Dieselgate”, che saranno le prossime a non dover più circolare nelle nostre città. Per questo, chi compra oggi un’auto a combustione (diesel o benzina), anche quelle recentemente incentivate dal governo (sotto i 135 grammi di CO2/km), è utile che metta nel conto che tra una decina d’anni non potrà più circolare in città, come succede oggi con gli Euro 4, che erano stati fortemente incentivati nel 2007.
Quanti saranno i veicoli fermi da gennaio 2021 nelle città più inquinate d’Italia? I vecchi diesel Euro 4, auto e camion, circolanti nelle regioni del nord, che non potranno più circolare di giorno all’interno delle principali città della Pianura Padana, sono 1,6 milioni (secondo le stime di inizio anno): ma si tratta di meno del 10% dell’intero parco di veicoli circolanti nelle 4 regioni, che ammonta a 17 milioni di mezzi.
Ad esempio a Milano, con un parco di 753.387 veicoli, da gennaio si dovranno fermare 51.897 auto e furgoni diesel Euro 4, da aggiungere ai 82.983 veicoli Euro 0 e ai 43.039 diesel Euro 1, 2 e 3, già fermi dal 1° ottobre scorso, come negli inverni passati. Si tratta di meno del 7% circa del circolante in città, il cui ultimo modello è stato venduto prima del dicembre 2010. A Torino i veicoli circolanti sono 603.821, e di questi, solo l’8% rimarrà fermo dall’inizio del blocco (49.074 veicoli), da sommare ai 54.544 Euro 0 e ai 41.011 Euro 1, 2, e 3 fermi già dall’anno scorso. A Bologna, invece, gli Euro 4 costretti a fermarsi sono 15.676, poco meno del 7% dei veicoli circolanti. Su un parco veicoli di 226.708, gli Euro 0 sono 14.782 e gli Euro 1, 2 e 3 sono invece 13.021.
A Venezia, su 118.940 veicoli circolati, gli Euro 4 diesel sono solo 11.763, gli Euro 0 sono 7.525, gli Euro 1, 2 e 3 sono 9.441. Da gennaio, quindi, a fermarsi sarà solo il 10% dei circolanti.
(Per le altre città vedi tabella in calce: qui mettete, di fianco o al posto, le città che vi interessano)
La connessione fra inquinamento atmosferico e mortalità ha mosso di recente un grande passo avanti.
Un tribunale inglese ha emesso il mese scorso una sentenza storica, riconoscendo lo smog come concausa della morte di Ella Kissi-Debrah, una bambina di 9 anni, scomparsa nel 2013 in seguito all’ennesimo attacco d’asma. A distanza di 7 anni, sia il giudice che il medico legale hanno riconosciuto che i livelli di biossido di azoto (NO2) vicino alla casa della bambina superiori ai valori indicati dalle linee guida dell’OMS e dell’Unione Europea, abbiano contribuito all’aggravamento della situazione sanitaria della bambina. Una sentenza che potrebbe portare nei prossimi anni ad avere numerose cause da parte dei cittadini nei confronti del decisore pubblico in quei territori dove i limiti non vengano rispettati.
Anche dall’ultimo rapporto Mal’Aria di Legambiente, lanciato lo scorso ottobre, è emerso chiaramente come l’85% delle città capoluogo in Italia non abbia rispettato sistematicamente gran parte dei limiti suggeriti dall’OMS per quanto riguarda le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e le emissioni di ossidi di azoto (NO2) tra il 2014 e 2018. Anni in cui i report dell’Agenzia Ambientale Europea (EEA) segnalavano l’Italia come la nazione con il maggior numero di morti premature dovute all’eccessivo inquinamento atmosferico, stimabili in oltre 60mila all’anno.
Ufficio Stampa Legambiente Lazio
Matteo Nardi
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