Inquinamento elettromagnetico
Si sceglie il gestore non in base alla tariffa più conveniente ma a quanto è forte il segnale a casa propria, dove spesso si devono scandagliare i posti più astrusi o i davanzali più esposti per mendicare la famigerata ‘tacca’. Da Zagarolo a Roma è impossibile effettuare una telefonata sia in auto sia in treno senza che la linea cada dieci volte a chilometro. Per non parlare dei segnali radiotelevisivi. Da Frascati in poi, Radio Rai che teoricamente dovrebbe essere la più importante emittente nazionale smette di manifestarsi. Non va meglio per la TV. L’avvento del segnale digitale terrestre non ha migliorato le cose. Sono aumentati i canali ma nessuno se n’è accorto, tanto non si captano. Anche in questo caso, se non si è in centro città è meglio abbandonare l’idea di avere un pacchetto di canali a disposizione. La soluzione sarebbe installare una parabola, ma o ci si rivolge alle emittenti a pagamento, che comunque non consentono di ricevere i canali ‘istituzionali’, o ci si affida alle schede satellitari free che però per funzionare necessitano di un apposito decoder molto costoso da acquistare a parte, uno per ogni televisore, e che espongono a situazioni paradossali tipo la visione del TG regionale della Lombardia qui nel Lazio. Insomma: o l’inquinamento elettromagnetico non esiste, perlomeno nei termini allarmistici in cui ci è stato presentato finora, dato che di segnali ne circolano ben pochi, o esiste ma è perfettamente inutile e ci ‘avvelena’ senza che questo comporti almeno un ritorno in termini di servizi efficienti. In ogni caso è sconcertante come nell’era della telecomunicazione, della connessione e della trasmissione dei dati, a soli trenta chilometri dalla Capitale di uno stato europeo ci sia difficoltà a far funzionare i telefonini e a guardare la televisione.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento