Innovazione tecnologica e tecnofobia
Ogni volta che l’uomo ha espresso un ‘desiderio’ ha poi avuto, spesso, l’opportunità di ‘vederlo realizzato’! Non si può negare che i viaggi raccontati da Jules Verne usando mezzi che le tecnologie dell’epoca non offrivano (sottomarini), oppure fantasticando su obiettivi extraplanetari (Dalla Terra alla Luna), frutto dei sogni dell’uomo di allora, abbiano preannunciato uno straordinario itinerario di evoluzione tecnologica. Forse ciò può derivare dalla particolare capacità umana di usare la memoria delle esperienze passate per immaginare situazioni prima di averne esperienza diretta. Con l’immaginazione, infatti, si è acquisita anche la proprietà di proiettarsi nel futuro per predisporre nuovi e più invitanti comportamenti di interazione con l’ambiente. E qui entra in gioco il collegamento fra la realtà, cioè tutto quello che è materiale e che esiste indipendentemente dall’osservatore e l’idea, cioè l”apparenza’, la rappresentazione mentale di qualcosa.
L’idea è la ricostruzione interiore di un aspetto della realtà (conoscenza), ma anche il ‘mezzo’ con il quale si cerca di conoscere il mondo e – forse questa è la funzione più importante – lo strumento usato per esperire prove di vita estemporanea, prima di produrle nell’esistenza reale, in una sequenza di ‘quadri’ che compone una ‘scia’ verso un obiettivo desiderato.
In questo discorso si insinua con forza la creatività, allacciata all’intuizione, che si presenta come capacità non solo di immaginare ma anche di scoprire, inventare e far fronte con esito positivo a contesti nuovi, nei quali le conoscenze e le attitudini esistenti si rivelano inadeguate. La creatività e il desiderio espandono tutte quelle attività che ci muovono per dirigerci oltre l’esperienza immediata.
Non bisogna dimenticare che il desiderio parte sempre da dove altri erano già giunti e ha come obiettivo ciò che altri avevano già intuito. In sostanza, tutto quanto oggi è stato realizzato altro non è che l’evoluzione naturale di desideri espressi dall’uomo in momenti precedenti e poi continuamente rievocati dalla sua memoria, dove vanno a fissarsi i ricordi. In altre parole, ogni cosa che viene fatta seguendo le moderne tendenze o desideri dell’uomo rappresenta solamente il passo evolutivo successivo di un lavoro fatto in precedenza (nostro o altrui).
Perché allora è molto diffusa un’avversione ostinata, immotivata, quasi irrazionale nei confronti della tecnologia? Forse perché l’uomo appoggia il suo senso di ‘supremazia naturale’ sull’enorme base di informazioni che la storia gli ha assegnato come ‘memoria pregressa’, senza riuscire a capire come la sua forza poggi invece sulla capacità di modellare le nuove informazioni generate dalla sua creatività. È necessario che le novità vengano accettate e controllate singolarmente, per allontanare la ‘tecnofobia’ e divenire pieni fruitori degli avanzamenti dell’umanità.
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