Innovative terapie antitumorali per scongiurare le recidive
Un team di biologi e clinici dell’Università di Tor Vergata e del Policlinico Universitario di Regensburg (Germania) mette a punto un modello sperimentale per studiare la ricomparsa del tumore dopo la terapia, proponendo una strategia innovativa che potrebbe prevenire la recidiva.
Lo studio è stato pubblicato sull’International Journal of Molecular Science
Le terapie antitumorali correnti mirano alla repressione delle cellule tumorali, portando alla remissione del tumore. La malattia è tuttavia spesso recidiva perché le cellule sopravvissute al trattamento proliferano, aumentando in malignità favorendo le metastasi e la resistenza ai farmaci, con esito spesso fatale: è dunque la terapia stessa che può contribuire alla progressione del tumore.
Questo fenomeno, definito complessivamente “cancer repopulation and acquired cell-resistance” (CRAC), è tradizionalmente attribuito alla selezione delle cellule con le mutazioni genetiche più aggressive. Tuttavia, recentemente questo è stato messo in discussione da evidenze che mostrano uno scenario molto più complesso. Sta emergendo infatti che i tessuti cancerosi “feriti” dalla terapia reagiscono attivando cambiamenti molecolari nelle cellule sopravvissute, favorendone resistenza, proliferazione e migrazione (es., la transizione epitelio-mesenchimale), aumentandone la malignità e la capacità di formare metastasi. “Abbiamo ragionato – afferma Lina Ghibelli, prof. di biologia applicata presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” -che questo quadro, apparentemente terrificante, potrebbe invece paradossalmente rivelarsi un “tallone d’Achille” del cancro, perché i processi di reazione cellulare potrebbero essere trattabili farmacologicamente”.
Il lavoro appena pubblicato su International Journal of Molecular Sciences, a cui hanno collaborato la dott.ssa Francesca Corsi e il dott. Francesco Capradossi, presenta fondamentalmente due punti nuovi.
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