Inizio nuovo, problemi vecchi
Non c’è da farsi illusioni: con il rientro in classe, la gran parte degli studenti e degli insegnanti tornerà in contatto con gli stessi problemi che si era lasciata alle spalle pochi mesi fa. Primo dei quali, le desolanti e precarie condizioni strutturali degli edifici scolastici. Intendiamoci: probabilmente nessun edificio rischia di crollare o di cadere realmente a pezzi; il che significa – ed è consolante – che non ci sono pericoli alla sicurezza per coloro che li frequentano.
Tuttavia tra dire questo e pensare che tutto sia a posto ce ne passa: ecco una scuola rimasta senza palestra perché le piogge dei mesi estivi ne hanno danneggiato gravemente la pavimentazione (l”Isidoro Croce’ di Grottaferrata); un’altra necessita urgentemente di lavori di sistemazione della facciata esterna; un istituto si trascina da tempo un impianto di riscaldamento insufficiente; in un altro (per esempio al ‘Pascoli’ di Genzano) si devono rimettere in funzione alcuni bagni guastatisi durante l’anno scorso. A Marino si pensa di dover migliorare la sicurezza installando un attraversamento in gocciolato plastico all’uscita dell”Anna Frank’ di Frattocchie. Altrove si devono risolvere anche i problemi della piccola manutenzione ordinaria.
A luglio un decreto del governo ha sbloccato, tecnicamente, dei fondi che le scuole possono destinare a interventi di manutenzione. Ma a parte i soliti tempi burocratici che rallentano qualunque attività nel settore pubblico, se pure i soldi fossero già disponibili mancherebbero ormai i tempi minimi per conferire gli incarichi o gli appalti, e completare i lavori prima dell’apertura dell’anno scolastico. Le lezioni riprenderanno dunque esattamente nelle stesse condizioni in cui erano terminate a giugno scorso.
Così come si ripresenterà ben poco mutata – nonostante alcuni ventilati ma non ancora adottati interventi ministeriali – la questione della stabilità, o meglio instabilità del personale insegnante. Che riguarda in termini generali larga parte del corpo docente delle scuole (specialmente delle secondarie) ma è particolarmente acuto per gli insegnanti di sostegno non in ruolo, in special modo quelli che operano in aree decentrate e con numeri elevati di alunni con bisogni educativi speciali (difficoltà di apprendimento, dislessia, discalculia ecc.). Le normative attuali consentono un elevato grado di mobilità per questi insegnanti, che se da un lato riconosce alcuni loro diritti si traduce dall’altro in una discontinuità formativa e assistenziale per gli alunni seguiti. Va sottolineato – afferma Laura Micocci, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo ‘Duilio Cambellotti’ di Rocca Priora – come molti di questi insegnanti suppliscano con passione alle gravi carenze economiche e strutturali con le quali devono confrontarsi e come si prestino, spesso su base volontaria e senza corrispettivi economici, ad animare le attività scolastiche pomeridiane per i propri alunni, in omaggio a quel criterio del ‘miglioramento dell’offerta formativa‘ che non viene più finanziata in maniera adeguata fin dai primi anni dei tagli indiscriminati alla spesa nel settore della scuola.
Secondo l’impostazione moderna, l’istituzione scolastica non va vista più come un comparto chiuso in se stesso e impermeabile al resto della società, ma dovrebbe costituirsi come un punto di riferimento globale, ideale e territoriale, per sviluppare una formazione non soltanto didattica, per migliorare l’aggregazione e la coesione sociale, per far maturare nuove forme di convivenza civile. Obiettivo condiviso da molti, ma dal quale ci separano ancora vari e multiformi ostacoli.
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