Inglesismi natalizi
E’ da tempo ben conosciuto l’anziano professor Sabatini, linguista e filologo che, ogni domenica mattina dal primo canale televisivo, illustra i modi di dire che usiamo un po’ tutti i giorni senza conoscerne l’origine e provenienza, ne descrive la loro etimologia e per quale motivo vengono usati. Certi termini vengono usati speso a sproposito e le frasi fatte e ripetute sono poi di uso comune nel parlare quotidiano. Così il Professore in questione, invita continuamente gli italiani ad usare la lingua patria, che sta diventando sempre più povera e soprattutto sostituita da innumerevoli parole e vocaboli stranieri. Specialmente c’è una invasione barbarica di inglesismi.
Qualche tempo fa mi permisi di scrivere un modesto articolo su queste pagine (intitolato ‘Tra Dante e Albione’, 20 settembre 2020), rilevando come stiano entrando sempre di più nel parlare giornaliero diversi termini anglofoni sostituendo quelli che in italiano esprimerebbero lo stesso argomento più chiaramente e con più efficacia. Di chi la colpa? In primo luogo dei mass-media, cioè degli strumenti di comunicazione sociale che sia per essere sbrigativi che, per non conoscere i termini italiani equivalenti, sciorinano questi inglesismi a buon mercato. Se la televisione è il maggior strumento di diffusione di questa invasione (si pensi alle ‘vie dello shopping’, quando sarebbe più giusto semmai dire ‘vie degli acquisti’ o dei negozi o delle vetrine, e così via…), poi ci sono i politici che di bel parlare non sono proprio esperti, che ci sciorinano in questo nefasto anno bisestile, una infinità di termini inglesi o americani che si sono diffusi molto di più del coronavirus, anzi con la sua ‘complicità’! E oggi abbiamo anche la ‘variante’ del virus (che non è stata ancora adeguatamente battezzata, pur proveniente dal paese della brexit).
Dopo aver pubblicato l’articolo di cui riferivo sopra, ho avuto la piacevole sorpresa di leggere su ‘Il Messaggero’ di martedì 8 dicembre 2020, a firma di Federico Guiglia, un commento dal titolo “Noi, l’unico Paese che rinuncia alla propria lingua”. Evidentemente questa opposizione all’invadenza degli inglesismi in Italia va pian piano allargandosi, sperando che la vinca sugli esterofili. Speriamo pertanto che, come tutte le mode, anche questa degli inglesismi sia solo passeggera. Il ridicolo è quando alcuni termini propriamente latini come ‘junior’ o ‘versus’, ci ritornano dall’America come una novità.
Intanto, per restare nel nostro ‘piccolo’, a Frascati tra luminarie e finte renne, ci tocca sorbire i canti natalizi tutti rigorosamente inglesizzati e trasformati in melense canzoncine laicamente lagnose, compresi quei canti che pure sono propri e originari dei nostri Paesi, come ‘Tu scendi dalle stelle’’ o ‘Stille Nacht/Astro del Ciel’ (originariamente austriaco-tedesco e conosciuto anche in italiano). Naturalmente, non avendo trovato un termine esterofilo adeguato per ‘tradurre’ il presepio, questo l’hanno del tutto cancellato.
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