Incontro al Rotary Club di Albano
Aldo Onorati e Alessio Colini parlano delle tradizioni albanensi
In una serata recentissima, che rientra nell’ambito conviviale mensile (con consorti) del Rotary Club di Albano Laziale-Alba Longa, presente tutto il Consiglio Direttivo (presidente del Club Guglielmo Bernardi e segretario Marco Camilli), nell’accogliente hotel Miralago, si è tenuto un incontro vivace e interessante sul libro recente di Aldo Onorati (ed. Controluce) “Il mondo comincia a San Rocco e finisce alla Stella – svortenno pe’ Cellomaio e i Sampaveli”.
Il conduttore del convivio è stato l’assessore di Albano Alessio Colini (prefatore del volume stesso), che ha interrogato Onorati su vari punti riguardanti la sua esperienza di cittadino e di studioso delle memorie locali.
L’evento, organizzato da Marco Camilli, ha riportato i nostri giorni alle esperienze dei padri, cioè in un’altra vita, quando Albano risentiva delle ferite della guerra, ma aveva davanti la ricostruzione dell’avvenire. L’automobile ancora non era la padrona delle vie e delle piazze; la gente si ritrovava – come nell’agorà della Grecia antica e nelle strade della Roma imperiale – a parlare all’aria aperta senza i rumori e i gas asfissianti odierni. Ma Alessio Colini ha voluto sapere come era nata, per Onorati, la passione per il sommo Poeta, e Aldo ha raccontato la sua prima esperienza a contatto con la “Divina Commedia” avvenuta nell’osteria paterna, dove alcuni analfabeti conoscevano a memoria diversi canti dell’Inferno. Così, dall’emulazione, fin da piccolo iniziò a imparare alcune terzine, fino ad approfondirle con gli anni. Ma la serata si è ampliata con i significati che avevano le fraschette: luoghi di civiltà e di socialità, in cui si trovava il lavoro per le vigne e si componevano le poesie a braccio: altro che ritrovi di ubriaconi! Il vino era una sorta di religione, perché l’uomo aveva legami sacri con la madre Terra.
Con sapienza “maieutica” Colini ha portato Onorati a parlare anche della visione etica di quei tempi apparentemente senza cultura, ed è venuta così fuori la problematica morale e le differenze sostanziali fra il benessere odierno e la fatica della conquista degli anni post-bellici. A dare man forte all’intervistatore, c’è stato un caro amico d’infanzia di Aldo: Agostino Santacroce, che ha letto una commovente testimonianza della loro adolescenza su ai “Sampaveli”, dove abitavano. Un’estate – i due erano tredicenni o poco più – Agostino vede tornare Aldo dalla vigna paterna con la vanga in spalla. Gli chiede il motivo di quella fatica col sole cocente e Aldo gli risponde che era stato rimandato a settembre in tre materie, così il padre gli aveva dato il compito di vangare il campo per guadagnarsi i soldi delle ripetizioni. Sono storie che dovrebbero far riflettere: e tutta la sera è stata una sorta di riflessione morale, non un incontro di “strapaese”, perché la Albano di Onorati – come infatti si sostiene nel libro – rappresenta la città universale dell’essere umano, in quanto gli uomini (e le donne, naturalmente) sono fondamentalmente simili nel profondo. Se così non fosse, i poeti antichi e di altre civiltà non sarebbero validi ancora oggi per popoli di ogni latitudine e religione.
Come editore e curatore del libro, ringrazio il Rotary Club, il quale ha avuto la brillante iniziativa che, in realtà, risponde ai programmi del nobile Club, valorizzando i talenti soprattutto locali, anche se – come Aldo Onorati – essi hanno varcato i confini del nostro territorio per portare in Italia e all’estero le atmosfere della nostra storia così ricca e profonda. E sono lieto di aver incoraggiato lo scrittore a pubblicare il testo, perché ha avuto un riscontro lusinghiero. Parlando col titolare Roberto Caracuzzo della più rappresentativa libreria dei Castelli Romani, ho sentito dalla sua voce: “Si sta ripetendo con questo libro il successo del celebre La sagra degli ominidi che, nato in quest’area nell’ultimo scorcio della civiltà contadina, si è poi esteso in tutta l’Italia e all’estero, diventando oggetto di tesi di laurea e di ricerca dell’antropologia culturale dei Castelli, credo mai esplorata prima”.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento