Inceneritori di Colleferro e adozione del principio di precauzione
Ebbene, si può mai pensare di riaprire una struttura ad alto impatto ambientale con i fatti accaduti negli ultimi anni e senza l’attivazione di tutte le precauzioni necessarie? Oppure i cittadini di Colleferro e della Valle del Sacco devono sottostare a procedure istruttorie di legge che non tengono conto di parametri fondamentali per la salute e l’ambiente? A proposito di regole scritte vogliamo sottolineare che nel D.lgs. del 18 Febbraio 2005, n. 59 che recepisce la Direttiva Europea 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento e specificatamente nell’art. 3 viene indicato che “l’autorità competente, nel determinare le condizioni per l’autorizzazione integrata ambientale, fermo restando il rispetto delle norme di qualità ambientale, tiene conto dei seguenti principi generali: devono essere prese le opportune misure di prevenzione dell’inquinamento, applicando in particolare le Migliori Tecniche Disponibili”, MTD, in inglese BAT (Best Available Techniques). Nelle MTD per gli “inceneritori” (in Europa sono giustamente chiamati così) sono indicati gli intervalli di valori per le emissioni in atmosfera da applicare anche agli impianti esistenti o a quelli che al 10 novembre 1999 avevano ottenuto tutte le autorizzazioni ambientali necessarie all’esercizio, o il provvedimento positivo di compatibilità ambientale, o per il quale a tale data erano state presentate richieste complete per tutte le autorizzazioni ambientali necessarie per i loro esercizi, a condizione che essi siano entrati in funzione entro il 10 novembre 2000. Un esempio: per le diossine e furani precedentemente il valore limite era 0,1 ng/m3 mentre con le MTD devono essere da 0,01 a 0,1 ng/m3. Secondo un documento APAT esistono due approcci alle decisioni sia individuali che organizzative: l’approccio delle decisioni razionali e l’approccio della razionalità limitata. Traslato nel mondo dell’AIA, l’approccio razionale vuol dire, ad esempio, scegliere la Migliore Tecnica Disponibile da applicare all’impianto valutando tutte le possibili alternative (tutte quelle estratte dalle linee guida nazionali o internazionali o individuate dal gestore o dal decisore) e scegliendo criteri di ottimizzazione. Con l’approccio della razionalità limitata invece, si capovolge la precedente concezione ideale della mente umana sostenendo che “la razionalità è la principale delle risorse scarse” e che i vincoli di tempo e di risorse limitino la capacità ottimizzante del decisore. Traslando il concetto di razionalità limitata al contesto dell’AIA si potrebbe pensare che il gestore scelga una soluzione che, sulla base di criteri e livelli di soddisfazioni predefiniti o concordati con il valutatore, sia ritenuta “proposta soddisfacente”. A quel punto valutatore verifica che il processo decisionale e l’applicazione dei criteri sia corretto per giungere a condividere la “soluzione soddisfacente”. Veniamo poi a sapere attraverso i quotidiani nazionali che il Commissario Straordinario di ARPA Lazio Dott. Carruba, il controllore, ha prestato “attività professionale di assistenza in diritto ambientale” dal 2005 al 2007 per il Consorzio GAIA, il gestore. Praticamente il Rete Per La Tutela Della Valle Del Sacco retuvasa@gmail.com Rete Per La Tutela Della Valle Del Sacco TEL. 3356545313 – 3299221049 – 3491331543 email: retuvasa@gmail.com – web: www.retuvasa.org controllore che controlla se stesso, attestato dall’ultima fattura di Euro 10.000 emessa dal Dott. Carruba e saldata nel 2007. Chiedere il commissariamento di ARPA Lazio e di GAIA già commissariati ci sembra un’ulteriore presa in giro. Per tornare al tema dei controlli, una domanda sorge spontanea: fino ad oggi sono state messe in atto le Migliori Tecniche Disponibili anche se con dati falsati, come risulta dalle indagini giudiziarie? Se, come si presuppone, ciò non è avvenuto cosa è stato immesso nell’aria che noi respiriamo, cosa è avvenuto alle acque del Fosso Cupo e del CSC recettori degli scarichi industriali e acque meteoriche, cosa è ricaduto sui terreni che producono le colture nutrimento di molti cittadini? Noi presumiamo di saperlo, ma vogliamo sentircelo dire dagli enti preposti assenti come sempre e dal Dott. Carruba, presumibilmente implicati. Riaffermiamo quindi il “principio di precauzione” e chiediamo fermamente ad ARPA Lazio,, USL locale e Amministrazione di Colleferro di rivedere le loro posizioni ed attivare le procedure necessarie per la chiusura definitiva degli impianti di incenerimento. Rete per la tutela della Valle del Sacco TEL. 3356545313 – 3299221049 – 3491331543 email: retuvasa@gmail.com – web: www.retuvasa.org 03/06/2009
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