Inaugurazione Periferico Festival
Si terrà a Modena, dal 4 al 13 ottobre, la sedicesima edizione di Periferico Festival, manifestazione internazionale che porta l’arte nello spazio urbano. Periferico Festival, progetto di Amigdala realizzato con il sostegno e il contributo di Ministero della Cultura, Fondazione di Modena, Regione Emilia-Romagna, Comune di Modena, Perform Europe e ATER Fondazione oltre a numerose collaborazioni sul territorio e patrocini sulle singole progettualità, riprenderà la sperimentazione e ricerca artistica attivate nel corso degli ultimi tre sul tema della presenza, ospitando artiste e artisti che hanno creato e presentato a Modena progetti di lungo periodo e pratiche artistiche radicalmente connesse al contesto della città, ai suoi luoghi e alle sue energie sociali e che porteranno in scena alcune delle comunità artistiche residenti a OvestLab: bambine e bambini, abitanti del quartiere e della città, cori femminili, insieme ad attiviste e attivisti, donne over 70, scrittrici domestiche, artigiani e moltissime organizzazioni cittadine che hanno messo a disposizione spazi o saperi. Periferico prende forma anche quest’anno nelle strade del Villaggio Artigiano di Modena Ovest: «Il villaggio Artigiano è il luogo all’interno del quale Amigdala tesse le sue radici con le comunità e con i luoghi, andando ogni anno a ricercare luoghi produttivi e non, spazi in disuso e aree verdi all’interno delle quali possano emergere le opere ospitate, valorizzando al contempo il quartiere e gli spettacoli. In questo paesaggio in continua trasformazione – dichiarano le curatrici Federica Rocchi e Serena Terranova – troveremo senz’altro l’ispirazione che ci occorre, lavorando insieme ad abitanti che frequentano il centro culturale di OvestLab e che si sono lasciati coinvolgere dai diversi progetti presentati nel corso del 2024 in vista degli esiti del festival». Oltre alla periferia Ovest, Periferico non rinuncia a esplorare zone del centro e del quartiere Sacca, punteggiando anche queste zone con interventi immersivi, azioni pubbliche e ascolti collettivi.
Inaugura il festival, venerdì 4 alle ore 15 (replica alle 17, sabato 5 e domenica 6 alle 10 e alle 12, martedì 8, mercoledì 9 e giovedì 10 alle 15 e alle 17, venerdì 11 alle 15 e sabato 12 alle 12,30 e alle 16, Cortile del Leccio) la prima nazionale di Where do we come from, what are we, where are we going 2.0 di Wang Chong, nella versione italiana di Jacopo Panizza. Una performance senza attori per un progetto patrocinato dal Dipartimento di Studi Umanistici – Università degli studi di Torino per quattro spettatori alla volta, altamente partecipativa, che dà la possibilità di vivere le azioni e pronunciare le battute del personaggio scelto, in un invito a sperimentare e a immedesimarsi in un altro da sé. Wang Chong è un regista teatrale e traduttore d’avanguardia, fondatore del Théatre du Rêve Expérimental di Pechino, celebrato per i suoi esperimenti visionari con opere classiche e contemporanee. Le sue opere sperimentali, che includono performance multimediali e teatro documentario, sono state eseguite in 17 paesi. In Piazza Mazzini, alle ore 18 (replica sabato 5 alle 11,30) in prima nazionale, Walking Definitions, un dizionario effimero dal vivo, dove il mondo è sintetizzato in una serie di definizioni che fanno sorridere, pensare, dubitare, mettere in discussione, amare, commuovere e cambiare prospettiva. La performance di Eléctrico 28 – collettivo spagnolo che crea performance di strada immersive, fatte di piccole azioni che vanno dal quotidiano al fantastico, mettendo in discussione preconcetti e convenzioni del teatro e dello spazio pubblico – porta lo spettatore in un osservatorio pop-up itinerante gestito da 3 personaggi innamorati della vita quotidiana con una particolare versione del mondo. Paola Bianchi, coreografa e danzatrice attiva sulla scena della danza contemporanea a partire dalla fine degli anni Ottanta, presenta in anteprima nazionale (OvestLab, ore 21,30) Voice Over. La performance vede in scena tre danzatrici professioniste e sette danzatrici provenienti da Modena e Bologna, appositamente coinvolte per l’edizione di Periferico: a partire da un archivio di testimonianze di rifugiati della seconda guerra mondiale, le voci si fanno indicatrici di gesti evocativi e presenti, memoria e azione, nel disegno di una danza che unisce, racconta e coinvolge. Conclude la programmazione della prima giornata del festival (Centro festival – Cortile di OvestLab, ore 22,30) Dance in the spielplatz, dj-set di DJ Mirella, pseudonimo della musicista, cantante, ricercatrice vocale e musico-terapeuta ad indirizzo Psicofonetico Meike Clarelli. Il dj set prevede una parte Techno Live Electro Vocal, e una seconda parte più libera con accenni a famosi brani del repertorio Dance anni ’80 e ‘90.
Il primo spettacolo di sabato 5 ottobre, alle ore 15 (replica domenica 6 alle ore 15, presso il Centro sociale anziani e Orti San Faustino) è Mettiti al riparo. Ti amo, di Caterina Moroni, performance che invita a riflettere sull’importanza della relazione e delle connessioni intergenerazionali come antidoto all’indifferenza e all’isolamento. Attorno ad una tavola condivisa, il pubblico partecipa attivamente trasformando l’esperienza in un dialogo politico e umano. Le creazioni di Caterina Moroni, artista interdisciplinare, prendono la forma di rituali contemporanei che cambiano con il contesto e con le persone che vi partecipano, affrontando le emergenze e i tabù della società. Partirà da OvestLab alle ore 17 (replica domenica 6, ore 17), in prima nazionale la performance itinerante al Parco Ferrari L’occhio selvaggio, di DOM-. DOM-, collettivo artistico che indaga il linguaggio delle arti performative attorno al rapporto tra corpi e territori, osservando come potere, natura, cultura e marginalità interagiscono nello spazio pubblico, ci interroga su cosa abbiamo perso diventando adulti a partire da un confronto con un gruppo di bambine e bambini. Tra le corse, i gesti indecifrabili, i giochi inventati, il perdere tempo e la foga di esserci, nella filigrana di una banda ragazzina, immersa nel residuo di un’estate ormai andata, appare un nulla essenziale e magnetico che assomiglia al teatro. Ideato e diretto da Leonardo Delogu e Valerio Sirna la performance vede la partecipazione delle bambine e bambini di Bottega Baleno, una comunità artistica under12 che frequenta gli spazi di OvestLab nel corso dell’anno. È adatto ad un pubblico dagli 8 anni Frankenstein reading session, di OHT Office for a Human Theatre (partenza da OvestLab, ore 19). Filippo Andreatta affronta per la prima volta un classico della letteratura occidentale – Frankenstein o il moderno Prometeo – coinvolgendoci in un’emozionante lettura davanti a un fuoco ardente, dove il romanzo diventa un materiale da esaminare, sezionare e ricomporre. La lettura, condivisa con il pubblico, compie tuffi parziali e verticali nel testo, senza limiti di forma, linguaggio e durata. Office for a Human Theatre [OHT] è lo studio di ricerca fondato dal curatore e theatre-maker Filippo Andreatta, il cui lavoro si occupa di paesaggio e di politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato. Musicista e performer, Alos AKA Stefania Pedretti, co-fondatrice del noise duo OvO con Bruno Dorella concluderà la programmazione di sabato 5 alle ore 21,30 presso OvestLab con la performance musicale Ritual II – Embrace the darkness. Un’esperienza collettiva, un viaggio sonoro ed emozionale che integra musica dal vivo, sperimentazione vocale ed elettronica, performance, improvvisazione, arte figurativa, installazione e video/art reso possibile grazie ai suoni, le immagini e video registrati a Stromboli.
Inizia domenica 6 la presentazione di IN-CON-TRA, dispositivo di ricerca inter-relazionale ideato da Collettivo Amigdala che sarà presente nel cortile di OvestLab durante il festival, punteggiando l’attesa del pubblico nelle giornate più lunghe del programma (domenica 6 ottobre dalle 15,30 alle 17,00 e dalle 19,00 alle 21,00; venerdì 11 ottobre dalle 15,30 alle 21,30; sabato 12 ottobre dalle 16 alle 21). Attraverso la condivisione e l’ascolto delle altre persone, ogni parola può diventare parte della piattaforma di dialogo per ampliare le proprie sfumature di significato e dei significati, definendo nuove geometrie e nuove relazioni, tra affinità e differenze. Alle 21, con partenza da OvestLab, Ateliersi, collettivo di produzione artistica che opera nell’ambito delle arti performative e teatrali, presenta We did it! Ambientato in un futuro prossimo, lo spettacolo si fa documentario ipotetico sulle crisi climatiche per sgretolare il Paradigma TINA (There Is No Alternative) condividendo scenari in cui le persone hanno sviluppato relazioni più armoniche tra loro e con le altre entità terrestri. Lo spettacolo viaggia su un van 100% elettrico che alimenta gli impianti scenotecnici tramite l’energia solare.
In programmazione di martedì 8 ottobre, alle ore 18,30 (replica mercoledì 9, ore 18,30, allo Spazio La Fonte) la prima nazionale di Yellowcake, performance ideata da Tea Andreoletti, artista interessata ai processi di responsabilità condivisa, dinamiche comunitarie e gestione delle risorse. La performance intreccia storie e memorie, coinvolgendo il pubblico nella preparazione di una cena conviviale e invitando a riflettere su come il senso di responsabilità verso il territorio e le comunità locali cambi, si alimenti ed evolva in diversi periodi e contesti. Per Periferico festival, Yellowcake unisce le storie del movimento degli anni ’70 contro l’estrazione di uranio in Alta Valle Seriana con quelle del Villaggio Artigiano e di realtà attualmente attive sul territorio di Modena.
Inaugura la programmazione di mercoledì 9 ottobre (partenza da OvestLab ore 17,30; 18; 18,30; ore 19,30 scrittura collettiva) il primo studio di Othermothers _ il canto delle betoniere dell’autrice, performer e ricercatrice Teodora Grano. Performance di danza site specific all’interno della fabbrica di betoniere Officine SEA, Othermothers indaga il rapporto tra scrittura e danza, mettendo al centro dell’indagine la lettura, come dispositivo di visione e posizionamento dello sguardo. A seguire, alle 21,30 presso OvestLab, Andrés Marino e Lucia Boffo presentano in concerto il nuovo album – Del otro lado – nel quale esplorano nuove dimensioni sonore e concettuali. Il duo, fondato dagli artisti argentini Andrés Marino e Lucia Boffo nel 2014, porta avanti una ricerca artistica che mescola influenze jazz, elettroniche e poetiche per arrivare all’esplorazione di paesaggi musicali inesplorati.
Giovedì 9 sarà presentato a Periferico (repliche venerdì 11 e sabato 12 dalle 16.30 alle 23, MOP – Modena Ovest Pavillon) con il sostegno di Perform Europe nell’ambito del progetto “HOME – the memory of displacement and resistance of the Palestinian diaspora in Europe” Dear Laila, un’installazione dell’artista palestinese Basel Zaraa. Installazione intima e interattiva, vissuta da un solo spettatore alla volta, Dear Laila condivide l’esperienza palestinese di dislocamento e resistenza attraverso la storia di una famiglia, esplorando come la guerra e l’esilio siano vissuti nella quotidianità, nello spazio domestico e pubblico. Dear Laila utilizza il racconto dei ricordi e dettagli tattili per riportare in vita un luogo ormai distrutto. Alle ore 19, presso il Centro festival – Cortile di OvestLab incontro pubblico Home, La diaspora palestinese in Europa tra sradicamento e resistenza con Maria Nadotti e Laila Sit Aboha, realizzato grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna, Avviso pubblico Iniziative su pace, intercultura, diritti, dialogo interreligioso e cittadinanza globale. Maria Nadotti, giornalista, saggista, consulente editoriale e traduttrice, si occupa della questione palestinese da diversi anni e tra le sue opere documentarie ha scritto e girato il film Sotto tregua Gaza (2009). Laila Sit Aboha, contributor writer, militante, palestinese e italiana, si occupa di comunicazione e advocacy per European Legal Support Center e ha pubblicato su Il Manifesto, Gli Asini, Left, Anti-razine, Institute for Palestine Studies. Conclude la programmazione (OvestLab ore 21,30) il pluripremiato artista Daniele Ninarello. Nobody Nobody Nobody. It’s ok not to be ok parte dalla sfera autobiografica, in cui Ninarello parte dall’’esperienza del suo corpo “bullizzato” per affrontare temi come emarginazione, negazione, isolamento, rabbia, offesa e violenza. Una denuncia silenziosa, che si espone come momento di trasfigurazione del corpo, il quale si consegna totalmente alle sensazioni che lo percorrono.
La programmazione di venerdì 11 (ore 17, repliche sabato 12 e domenica 13 alle ore 11 e alle ore 16, centro storico, punto di ritrovo in Largo San Giacomo) inizia con la prima nazionale di Letters from Attica, performance di Begüm Erciyas, coreografa turca attualmente residente a Bruxelles, che dal 2015 sviluppa formati transdisciplinari che tematizzano la tensione tra isolamento e unione. In condizioni di solitudine le persone hanno spesso fatto ricorso alla scrittura di lettere come mezzo di comunicazione con i propri cari. Sam Melville, detenuto nella prigione di Attica con l’accusa di sabotare proprietà pubbliche per protesta contro la guerra del Vietnam, scrisse molte lettere agli amici e alla famiglia dal 1969 al 1971, anno in cui fu ucciso durante le rivolte carcerarie. In Letters from Attica ogni spettatore diventa una lettera vivente e ognuna delle loro voci dà una forma personale alle lettere di Sam, che collegano la sensazione di solitudine a quella di determinazione politica. Torna al festival, dopo la fortunata esperienza dello scorso anno, Tolja Djokovic, vincitrice del Premio Riccione per il Teatro 2023 con il testo Lucia camminava sola. In questa edizione Tolja presenterà (da venerdì 11 a domenica 13 in orari variabili) A più voci (quaderno proibito), una performance in quattro episodi per quattro case intorno al tema delle relazioni tra lavoro domestico e creatività. Ciascun episodio ha un tema, un linguaggio proprio ed è costruito dall’artista in co-creazione con le partecipanti al laboratorio che ha avuto luogo a Modena a partire da giugno. Le opere di alcune scrittrici che hanno conciliato la pratica creativa con le attività casalinghe o che hanno esplorato il rapporto tra casa e creatività nelle loro opere, guidano una comunità temporanea di donne in un processo di condivisione delle riflessioni sull’arte e sulla vita delle donne contemporanee. A OvestLab, alle ore 21,30, l’incontro pubblico Esercizi di allerta con il fotografo e scrittore Patrizio Esposito. A cura dell’autrice, artista e curatrice indipendente Isabella Bordoni, l’incontro è un formato di relazione tra artista e pubblico, una pratica di lavoro e riflessione che invita le persone a dare forma a punti di vista, connessioni, immaginazioni. In questo spazio di confronto e scambio, ci si interroga sulle condizioni di osservazione, dai margini, dal buio, dalla clandestinità, per risvegliare possibilità celate.
La programmazione di sabato 12 si apre alle ore 12,30 a OvestLab con Interspazio, progetto di ricerca che arriva a Modena per un incontro col pubblico al termine di un lungo viaggio tra atelier e residenze. Al centro della riflessione i temi dello spazio pubblico, dei linguaggi artistici relazionali e delle pratiche partecipative, in una dinamica che amplia il concetto di “spazio pubblico” da elemento urbanistico e geografico a un più ampio ecosistema politico, sociale e culturale, nella sfera analogica e digitale. Partecipano le artiste Tea Andreoletti, Giovanna Rovedo e Simona Da Pozzo e le realtà curatrici del progetto: Festival Orlando, Lavanderia a Vapore, In\Visible Cities, Zona K e Amigdala.
La programmazione di sabato 12 si chiude alle ore 21,30 a OvestLab con il concerto di Nino Gvilia. Nino Gvilia canta di foreste, corpi che si amano in modi inconsueti e allucinazioni e si domanda anacronisticamente se delle folk songs possano ancora veicolare contenuti sentimentali e politici agendo sul nostro desiderio. il concerto è preceduto dall’intervista surreale tra Nino Gvilia, personaggio immaginario, e Maria Stocchi (Rumore magazine).
L’ultimo giorno di festival, domenica 13, presso OvestLab a partire dalle 11 si terrà Loud! una giornata curata dalla ricercatrice vocale Meike Clarelli con Collettivo Amigdala ed è dedicata alla voce e alle voci. Periferico invita i cori CONfusion, Le Chemin des femmes, Le Dinamiche e Per futili motivi a una giornata che alterna scambio di pratiche vocali, interventi nello spazio pubblico, un incontro e un concerto conclusivo. I quattro cori convocati sono composti quasi esclusivamente da voci femminili, le loro direttrici sono donne, hanno un manifesto femminista e mettono in pratica una continua sperimentazione musicale.
Tutto il programma su: collettivoamigdala.com
Per informazioni e prenotazioni info@collettivoamigdala.com oppure allo 0598777673.
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