Inaffidabilità di un nuovo tipo di ricerca sulla datazione della Sacra Sindone
A proposito della datazione della Sacra Sindone è di questi giorni una notizia apparentemente davvero clamorosa: il Prof. Liberato De Caro dell’Istituto di Cristallografia di Bari avrebbe dimostrato che la datazione del suddetto sacro telo è di circa 2000 anni fa: come viene, infatti, riferito da numerosi organi di informazione: “ sulla base dei risultati ottenuti, i ricercatori hanno stabilito che la Sindone sarebbe stata conservata a circa 23 gradi e con un’umidità relativa del 55% per 13 secoli prima di giungere in Europa”.
La suddetta notizia, nei termini come sopra riferiti, è ben diversa dalla obbiettiva verità: già in data 22 aprile 2022 il Prof. De Caro, a conclusione delle sue indagini, aveva testualmente dichiarato che era, comunque, da “sottolineare che la nostra analisi ha dimostrato che, affinché il tessuto TS avesse circa 20 secoli, avrebbe dovuto essere necessariamente mantenuto a una temperatura secolare media il XIV secolo” di circa 22,5 e un’umidità relativa media del 55 % per 13 secoli precedenti”.
Va, al riguardo, precisato, come del resto fatto correttamente presente dallo stesso Prof. De Caro, che il metodo usato (denominato Waxs) per determinare l’età di un determinato pezzo di tessuto si basa sulla misura del “degrado strutturale per invecchiamento naturale della cellulosa che compone le fibre dei fili di lino: in tal modo, è possibile datare con l’analisi a raggi X gli antichi tessuti da cui i campioni sono stati prelevati”. E’, inoltre, da tener presente (sono sempre precisazioni fornite dal Prof. De Caro) che la suddetta degradazione della cellulosa è notevolmente influenzata dalla temperatura ed umidità riscontrate in tutto il tempo di conservazione del pezzo analizzato, sicché, per meglio chiarire tale concetto, una temperatura di conservazione più elevata determina un’accelerazione della sua degradazione. E’ evidente, quindi, che due pezzi di stoffa (pur avendo la stessa origine sia di luogo che di tempo) debbano presentare una diversa degradazione se conservati, per tutto il tempo considerato, a temperature diverse.
Nel nostro caso, l’attribuzione di una datazione risalente a 2000 anni fa alla Sacra Sidone risulta effettuata sulla base di un raffronto della degradazione di un campione di stoffa della Sindone con un campione rinvenuto in una roccia di una località del Mar Morto (Masada) avente una data di origine validamente accertata (primo secolo dopo Cristo): avendo riscontrato che entrambi presentavano le stesse caratteristiche di degradazione, i ricercatori sono pervenuti alla conclusione di attribuirne la stessa datazione di origine.
Tale accostamento non sembra accettabile, sulla base delle precedenti osservazioni: infatti, l’attribuzione (come risulta presa in considerazione dai ricercatori di Bari) di una temperatura di 23 gradi per 13 secoli precedenti l’apparizione della Sindone, corrispondente a quella riscontrata sul pezzo di stoffa rinvenuto a Masada (una delle località più calde di tutto il pianeta) appare assolutamente inaccettabile dato che, mentre il pezzo di stoffa di Masada è stato permanentemente fermo in detta località in tutto il lunghissimo tempo trascorso, lo stesso non può assolutamente ipotizzarsi per la Sacra Sindone che, sicuramente, è stata spostata in diversi paesi, mai identificati con certezza, e con temperature medie comunque diverse da quelle, iniziali, di 23 gradi.
Le stesse osservazioni valgono, comunque, anche per i 700 anni successivi: per tale periodo risulta, infatti, attribuita (sempre in via del tutto presuntiva) una temperatura media di circa 8-9 gradi, anche questa inaccettabile. Basti considerare che la temperatura media della città di Torino è di circa 11 gradi, comunque riferita all’esterno e non ad un luogo chiuso e che, comunque, da vari decenni, nella teca che custodisce il sacro telo viene costantemente mantenuta (con l’ausilio di due condizionatori istallati a cura del Cardinale Giovanni Saldarini) a circa 20 gradi.
Sulla base di quest’ultima considerazione, appare davvero molto strano quanto ha affermato il Prof. Liberato De Caro sostenendo che “è stata una fortuna che la TS sia stata portata in Europa sette secoli fa. In effetti, la nostra analisi ha dimostrato che, dal XIV secolo fino a oggi, l’invecchiamento naturale della cellulosa del lino della TS è stato molto basso, a causa delle basse temperature medie secolari europee, (come sopra erroneamente supposte in 8-9 gradi ) impedendo così all’immagine corporea della TS di scomparire completamente, cosa che sarebbe accaduta a una temperatura media secolare di 22,5 °C. (con un intervallo consentito di 20-22,50 °C)………. Pertanto, per caso, solo la storia recente della TS in Europa ha impedito che il lino della TS ingiallisse completamente e che l’immagine della TS scomparisse completamente”; pertanto, essendo, attualmente, la Sacra Sindone conservata alla temperatura di circa 20 °C, la stessa sarebbe destinata (secondo il Prof. De Caro), anche se non nel breve periodo, a “scomparire completamente”.
Concludendo, sussistono valide ragioni per nutrire seri dubbi sull’affidabilità del sistema ideato dal Prof. De Caro, in mancanza di una valida indicazione dell’effettiva temperatura alla quale il Sacro telo è stato custodito per un così lungo periodo.
Inoltre, si tratta di un metodo inaffidabile, dato che parte, tra l’altro, dal presupposto che negli ultimi 700 anni la Sindone sia stata conservata ad una temperatura media di 8-9 gradi, laddove tale temperatura si riferisce alla temperatura esterna di Torino, chiaramente non accettabile, perchè deve escludersi che la Sindone sia stata conservata all’aperto: basta, infatti, considerare l’ipotesi (più che possibile) che la temperatura di conservazione (all’interno di adeguati contenitori) per i suddetti 700 anni fosse stata di 22-23 gradi o , comunque, diversa dagli 8-9 gradi come sopra ipotizzati (attualmente è di 20, controllata da due condizionatori ) per pervenire alla inevitabile conclusione che data di origine della Sindone non possa essere di 2000 anni fa.