In Italia delinquere conviene!
Perché le carceri sono sovraffollate
Il magistrato Piercamillo Davigo, consigliere di Cassazione e già pm del pool Mani Pulite di Milano, è convinto che in Italia sia diventato conveniente delinquere. Inoltre, secondo il magistrato, è sufficiente che i vertici della Giustizia annuncino di voler fare un indulto, un’amnistia, un condono fiscale o edilizio perché di fatto si abbia un danno, che consiste essenzialmente in una diminuzione del ricorso ai riti alternativi, con il risultato negativo di un allungamento dei tempi della giustizia. Chi è interessato non troverà più conveniente patteggiare la pena, bensì preferirà aspettare che arrivi un atto di clemenza, così come annunciato.
Da un lato l’Italia è il Paese europeo che ha le carceri più affollate, ma è anche il Paese europeo che ha meno detenuti. Il sovraffollamento carcerario dipende dai seguenti fattori: 1) il fatto che abbiamo poche strutture ricettive; 2) l’alto numero di fattispecie penali (alcune di queste potrebbero essere trasformate in violazioni amministrative sanzionabili con multe o ammende); 3) gli aumenti di pena per i recidivi; 4) il basso grado di repressione di alcuni reati tipici dei “colletti bianchi”, cosa che fa importare criminalità. Dunque è errato affrontare il sovraffollamento delle carceri con l’amnistia, l’indulto o il condono solo perché la Corte europea può comminare una sanzione all’Italia, poiché passata l’emergenza il problema in poco tempo si ripresenta tale e quale. Secondo il magistrato Davigo, a forza di andare avanti con i condoni, le amnistie e gli indulti in Italia si è persa la capacità di indignarsi. Insomma, con Mani Pulite non hanno smesso di rubare, ma solo di vergognarsi! Basta vedere come la politica non faccia più pulizia al suo interno, lasciando che sia la magistratura a farlo dopo ben tre gradi di giudizio, con la scusa che ci sia la presunzione di innocenza sino alla sentenza di terzo grado, anche se c’è stata la condanna in 1° e 2° grado.
Un obbrobrio, questo, solo italiano! Come pure solo in Italia è previsto che, se in appello ricorre l’imputato, non si possa aumentare la pena comminata nel grado precedente, divieto che fa sì che convenga sempre ricorrere nel grado successivo. È ovvio che questo fa aumentare il numero dei procedimenti pendenti. Infine, nel resto del mondo la prescrizione si blocca all’inizio del processo, mentre in Italia arriva prima la prescrizione della sentenza, purché si abbiano i soldi per gli avvocati. Questi sono i motivi per cui i tribunali italiani hanno più processi rispetto a quelli degli altri Paesi, processi che oggi ammontano a circa 9milioni.
Ma tornando alle carceri sovraffollate il problema non si può risolvere di certo lasciando libere le persone sino a che la Cassazione non si pronunci con una sentenza definitiva. Tenere in carcere persone in attesa del processo è necessario per evitare che il possibile autore di un delitto fugga, o inquini le prove del processo, o torni a delinquere. Ogni provvedimento di custodia cautelare, poi, è vagliato da un pm, da un gip, da tre giudici del tribunale del Riesame e da cinque giudici di sorveglianza. Ma vediamo di chiarire la dimensione del fenomeno con qualche dato numerico. Su 67.564 detenuti 23.090 sono in attesa di giudizio. Di questi quelli in attesa di una sentenza di 1° grado sono 12.348; quelli in attesa di una sentenza di 2° grado (e già condannati in assise) sono 6.355; infine quelli in attesa della sentenza di 3° grado (condannati in appello) sono 4.387. L’arresto prima della condanna è giustificato, dunque, con l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza e solo per reati molto gravi, con prove concrete di pericolo di fuga o di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Ed è ovvio che sia improponibile abolire la custodia cautelare sino alla sentenza definitiva, basti pensare ad una persona indagata per mafia che in tutta libertà si mettesse a contattare i testimoni o a minacciarli o a pagarli per far dichiarare loro il falso, o si mettesse a corrompere qualche pubblico funzionario per far sparire documenti che lo incastrano. Oppure una persona indagata per spaccio di cocaina che si mettesse di nuovo nel solito posto a consegnare droga agli abituali clienti. Dove finirebbe la sicurezza dei cittadini? E poi anche la custodia ai domiciliari è moralmente discutibile: c’è una bella differenza tra il passare in carcere il periodo di detenzione e il trascorrerlo comodamente a casa. Con la “svuota-carceri” si è avuto proprio questo effetto. Così da sembrare al cittadino comune che il sistema tuteli più chi viola la legge di chi subisce la violazione!
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento