In Fiera il nuovo libro di M. P. Santangeli
basati su testimonianze orali di anziani e/o di storici del nostro territorio e di altre regioni, coadiuvati da molti aiuti e suggerimenti di amici e conoscenti, con segnalazioni e curiosità aggiunte in un viaggio che, strada facendo, è diventato gioco divertente e scambio. A capo di tutto questo l’autrice che con viva curiosità di ricercatrice e, soprattutto, con un gusto speciale per il racconto, ora solo rendiconto di testimonianza orale, ora raffinata interpretazione, ora dotta e mai sterile citazione, ha fatto da ‘direttrice d’orchestra’ in questo coro di miti e leggende della spiritualità laica della gente comune. Il titolo, solo apparentemente modaiolo, si inserisce nella migliore tradizione etnografica, traccia già seguita dall’autrice della quale ricordiamo, fra gli altri titoli, Boscaioli e carbonai nei Castelli Romani, ma ha incuriosito giovani e meno giovani allo stesso modo perché per streghe, spiriti e folletti il ‘non è vero ma ci credo’ vale sempre, e poi ad una bella storia non rinuncia nessuno. Se la lettura delle tracce della tradizione e la loro scrittura e riscrittura richiedono una certa perizia e un certo ‘fiuto’ nel seguire gli indizi, le storie che compongono il libro sono per prima cosa godibili e divertenti. Un assaggio tanto per gradire: «Si racconta che da un paese iniziava una strada dritta, lunga, lunga, tanto lunga e dritta che non se ne poteva vedere la fine. Tutti gli uomini che si erano avviati per quella strada, non erano più tornati. Gli abitanti cominciarono a chiedersene il perchè; i più coraggiosi pensarono di svelarne il mistero e si avviarono, ma nessuno tornò indietro». E ancora, dalla seconda di copertina: «l’Autrice ci fa sedere accanto al fuoco ad ascoltare i racconti di streghe, fantasmi, lupi mannari, folletti, briganti, chiocce d’oro e, per contrasto, anche di benefiche anime del purgatorio che, in varie forme, aiutavano nei momenti di pericolo. Racconti di paura: i preferiti nei Castelli Romani. L’Autrice li ha raccolti, collegandoli per somiglianza – in territori conosciuti, rassicuranti – a vari brani della letteratura colta: Gianbattista Basile, Gioachino Belli, Stendhal, Luigi Capuana, Grazia Deledda, Carlo Levi, Dino Buzzati, Italo Calvino… e a ricerche antropologiche di altre regioni, allargando in tal modo i confini dei Castelli Romani». Copertina fantasmagorica, per restare in tema, di Anna Onesti e Giovanna Mancori. Trovate una scheda dedicata al libro su controluce.it/libri/suggerimenti-di-lettura.”
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