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Imagine Uzbekistan

Imagine Uzbekistan
Gennaio 01
02:00 2007

L’editoria castellana si arricchisce di un nuovo e raffinato prodotto. Imagine Uzbekistan è il titolo del volume da poco edito dalla Novale Edizioni e curato dai fotografi Fabio Massimo Fioravanti e Paolo Romani (2006, 20 euro). Un vero e proprio viaggio con partenza ed arrivo nel mondo delle immagini in una delle terre più belle e misteriose del pianeta, sita in quell’immensità che è l’Asia Centrale. I testi critici che accompagnano le fotografie a colori ed in bianco e nero sono di Maria Francesca Bonetti, storico della fotografia, Paolo Di Paolo, scrittore, Shavkat Boltaev, ricercatrice del ‘Bukhara Center for Development of creative Photography’ e Zipola Saidova, ricercatrice del ‘Central Asia Information and Communication Technologies’. Inoltre ad introdurre il lettore nel percorso visivo ed emozionale, le parole degli scrittori Italo Calvino, Antonio Tabucchi e Claudio Magris che di viaggi sempre ben hanno saputo ed ancor meglio espresso nei loro libri. E come non essere d’accordo quando un Calvino scriveva appassionatamente ne Le città invisibili: ‘Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova il suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti’. Ed ancor più entusiastici Antonio Tabucchi con ‘Ogni luogo nel quale arriviamo in un viaggio è una sorta di radiografia di noi stessi’ e Claudio Magris che nel volume L’infinito viaggiare parla del rivelarsi di ‘patrie del cuore prima a lui stesso ignote’. Si schiudono così le porte-pagine di un mondo nuovo ma che non lo è perché racchiude in sé ciò che anche noi siamo stati ed abbiamo perso nel trascorrere dei secoli. Sguardi, sorrisi, gesti ed architetture che sono propri di quei siti ma che si universalizzano al contempo in ogni essere umano. E si apre così una pausa di riflessione e di silenzio. Guardare le immagini che i due autori hanno saputo catturate prometeicamente è come guardare noi stessi, le nostre radici alla ricerca di quel soffio vitale che è comune a tutti gli esseri umani. L’alternarsi dei colori e del bianco e nero equivale al lasciarsi trasportare da un flusso temporale originario tra presente e passato, tra splendore e purezza che nella monotonia e frenesia del moderno vanno a sparire. Rivelando infine al lettore e spettatore l’incanto della vita quale è nella sua bellezza ed essenzialità.

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