Illegale l’acquisto di agrofarmaci per privati e piccoli produttori agricoli
Micro imprese agricole e hobbisti appassionati di gardening messi spalle al muro con l’entrata in vigore lo scorso novembre del PAN, la norma nazionale che regolamenta l’utilizzo degli agrofarmaci e che ne vieta la vendita a tutti i fruitori non in possesso di regolare patentino. Nulla sarebbe se detto patentino fosse ottenibile agevolmente, a fronte della frequentazione di un corso a pagamento formalmente tenuto da organi competenti. Ma l’offerta è frammentata, inadeguata, indisponibile perché demandata alla Regioni e, a cascata, alle strutture territoriali come, ad esempio, l’Ispettorato Agrario, la Forestale, la Ulss, la Vepa… Ovviamente non organizzati e sordi. E allora?! E allora tutti con il prato trascurato, con le vigne dietro casa ammalate, con gli ulivi secolari dei bisnonni aggrediti dai parassiti. Situazione triste quanto vera, che impedirà ai produttori amatoriali di fornire le loro eccellenze al ristorante della zona, e al vignaiolo locale di vendere il prosecco all’amico di sempre o al cliente affezionato.
Con un panorama italiano composto da un milione di micro imprese agricole di cui ad oggi solo 300 mila in possesso di patentino, la paralisi è annunciata o, peggio, in corso. E a nulla serve il perdurare del grido d’allarme di Compag, associazione nazionale che rappresenta i commercianti di prodotti per l’agricoltura, che da tempo solleva il problema proponendo al contempo inascoltate soluzioni. Perché, infatti, non ovviare alle effettive o presunte difficoltà gestionali delle Regioni nella gestione dei corsi di abilitazione di operatori grandi e piccoli attivando dei corsi di formazione on-line, più facilmente fruibili e oltretutto meno costosi degli sporadici e geograficamente poco diffusi corsi frontali? Perché non offrire a hobbisti e imprenditori l’opportunità di scegliere in che modo accedere al patentino dal momento in cui la norma, pensata per ridurre i rischi derivanti dall’utilizzo degli agrofarmaci sulla salute umana e sull’ambiente, non esclude la formazione via web? Domande senza risposta. Domande che chi di dovere preferisce ignorare, come ignora la proposta di Compag di caricarsi l’onere di organizzare in toto la formazione on-line dalla Sicilia alla Valle D’Aosta per provare a salvare questa Italia dall’ennesima grave inadempienza, dalle devastanti conseguenze a discapito dei piccoli e non dei grandi. “Mai smetteremo di denunciare questo sistema incoerente e subdolo” annuncia con forza Fabio Manara, Presidente di Compag. “Mai accetteremo che il sistema agricolo nazionale debba sottostare a blocchi burocratici e a clientelismi locali”.
Urge un confronto con il Legislatore e con le Istituzioni affinché la formazione on-line venga rapidamente riconosciuta e possa così essere abbattuta qualsiasi barriera territoriale.
Perché l’Italia è una. E agli Italiani gli orti piacciono verdi.
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