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IL VULCANO LAZIALE, LE ORIGINI

IL VULCANO LAZIALE, LE ORIGINI
Marzo 12
12:14 2024

Per il quarantennale della fondazione del Parco dei Castelli Romani, il secondo convegno “Il Vulcano Laziale, le origini” che si è tenuto presso Marino nel mese di febbraio, ha visto la presenza del Sindaco di Marino, del Presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio, del Commissario Straordinario del Parco, del Direttore del Parco, del mondo accademico (Università degli Studi di Firenze, La Sapienza, Roma Tre), dell’INGV Roma, Geofisici e Geologi. Affermato che la Tutela e la valorizzazione del territorio sono la finalità del Parco, bisogna saper studiare e conoscere la realtà geologica dell’area dei Castelli, dove diciassette sono i Comuni dei Castelli Romani interessati dal Parco, i cui  territori sono molto belli per i visitatori ma bellezze da coltivare e non da danneggiare. Affermato il fatto di portare il Parco sui territori al fine di essere conosciuto, dove l’ambiente e gli esseri umani sono di pari passo e l’Ente Parco non deve essere burocrazia, ma controllo e tutela, essere sistema del turismo.

L’Italia ha decine di Vulcani attivi nel mare e in terra ferma e tra questi i quattro vulcani di Stromboli, Etna, Vesuvio, e Il Vulcano Laziale. Soggetti quindi a pericoli vulcanici, sismici e idrogeologici per via della conformazione italiana, la composizione dei magmi è varia: es. leucite ricca di potassio e tipica roccia del Vulcano Laziale, il quale è un vulcano kamafugitico-leucititico, ha un cono interno (Faete) e uno esterno (Tuscolano-Artemisio) e la caldera centrale ha un’estensione di 8×8 km, ha circa 600.000 anni, inizialmente piatto, poi si forma la caldera, e poi l’attività finale dai 300.000 anni che ha dato vita ai crateri secondari quali es. Albano, Ariccia, Nemi, etc. Le esplosioni magmatiche sono innescate dalla CO2 (anidride carbonica). Con le rocce dei Colli Albani sono state costruite es. strade già dell’antica Roma. Nelle rocce dei Castelli Romani è presente anche la calcite e pochi vetri. Risulta che i territori dei Castelli sono fertili, dove il calcio e il potassio sono minerali utilissimi per la vite che può raggiungere una produzione anche di 500 quintali per ettaro (produzione a tendone) ma uno sfruttamento intensivo impoverisce il territorio (lo sfruttamento sostenibile prevede 1/10 di quello a tendone).

In riferimento ai materiali da costruzione dei Colli Albani, propaggini esterne al parco sono diverse colate laviche come a Monte Compatri (cave di sampietrini). Il vantaggio della pavimentazione in sampietrini è che essa è altamente drenante. Non trovandosi più, sono stati importati dall’Asia ma è diversa la lavorazione, dove le caratteristiche fisico-meccaniche sono 2800 chilogrammi a centimetro quadrato la compressione di questo materiale. Altro materiale vulcanico sono le scorie, le pomici e le pozzolane utilizzate già dai romani anche per la realizzazione di malte idrauliche (rapporto tra ossidi silicio e ferro con il calcio), il Lapis Gabinus, il tufo litoide, lo sperone che è stato deposito di scorie saldate e cavato a Monte Compatri, Frascati sino al Tuscolo, etc. Lo sperone, materiale leggero, nel Colosseo è stato utilizzato nella tamponatura della struttura. Altro materiale è il Lapis Albanus, tipico di Marino, molto utilizzato per colonne, pavimentazioni e a Roma come sottofondo di monumenti per impedire la risalita dell’umidità dal sottosuolo. In riferimento alla cartografia, che va sempre aggiornata in riferimento alle conoscenze, essa rappresenta la tipologia di superficie del terreno, dove i colori differenziano le rocce per età o tipologia. La prima carta geologica del Vulcano Laziale risale alla fine dell’800 e anche la prima carta ufficiale del Parco (strumenti di conoscenza del territorio e di qualità scientifica). Il Vulcano Laziale oggi si presenta quiescente (dormiente), dove la sua ultima eruzione non supera i periodi medi di quiescenza ma sciami sismici, sollevamento edificio vulcanico e fuoriuscita di gas (es. anidride carbonica) sono comparsi ultimamente. Tra le pericolosità: esondazione del lago di Albano (costituito da più crateri, ha profondità attuale di circa 165 metri ma negli anni si sono persi volumi di acqua) oggi non è possibile per i profili attuali; mentre per quanto riguarda il pericolo di frana dei versanti interni del Lago di Albano la situazione è monitorata e in riferimento alle emissioni gassose dei Colli Albani, come la concentrazione di CO2 (es. comporta sensazione di non lucidità), ci sono delle soglie limite (es. incidenti ad animali come morte di mucche private di ossigeno): in riferimento alla solfatara di Pomezia, la zona non è abitata (es. spesso si trovano cinghiali morti), e a Tor Caldara è presente lo zolfo. Ultima pericolosità sono le perforazioni, dove i gas risalgono i pozzi. La piantumazione di alberi e piante potrebbe limitare le emissioni. L’Italia è in procedura d’infrazione perché non ha monitorato le aree in riferimento al radon. Fatto riferimento al Museo di geoscienze di Rocca di Papa, alla rete GPS che rende il monitoraggio h24 e utilizzabile dalla Protezione Civile per un’attività di prevenzione. In riferimento a coniugare arte e scienza, un progetto ha captato il campo magnetico del Vulcano Laziale e interpretato con note musicali (geofisica Emusic). Il geoparco protegge le risorse geologiche ma anche l’ambito naturalistico e naturale (protezione e gestione).

Il Vulcano Laziale è un vulcano polifasico, ossia con diverse fasi di attività (economia sostenibile). Presenti 11 geoparchi in Italia. Il geoparco Vulcano Laziale fu proposto nel 2017.

 

 

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