Il viaggio dei viaggiatori o dei turisti? Nuove formule da cercare…
Viaggiare, per chi può e chi ha potuto, dati i rincari, paventati dai maggiori media nazionali, sulla bigliettazione per treni ed aerei oltre che per le sistemazioni alberghiere di ogni genere, si è rivelata una fra le voci più importanti delle feste di Natale e fine anno appena trascorse. Forse un entusiasmo senza tramonto considerati i sacrifici richiesti a tutti nel periodo pandemico. Molti i commenti sui luoghi ‘troppo gettonati’ presi di mira dagli ‘influencer’ con storie costruite con immagini del tutto patinate, e non solo questo, ma il dover vivere in città prese d’assalto da folle; la conseguente scomparsa di specificità culturale, vera o temuta, la relazione tra ospiti e ospitatati che rischia di diventare una relazione meramente commerciale, ha generato l’anti turista, vero movimentismo fatto anche di azioni concrete che mira a scoraggiare chi si muove con troppa libertà fra le città e le capitali europee forse, a volte, con uno sguardo molto disinteressato al contesto e più alle sole piacevolezze che il luogo può offrire anche a discapito di chi abita le città tutto l’anno. Ma chi può giudicare tale sguardo? Chi può dire dove questo non vada oltre la breve visita turistica oppure voglia davvero cogliere l’essenza d’un luogo, ascoltare le storie degli altri e raccontare le proprie, portare via ‘un pezzetto’ di quelle specificità (paesaggio, dialetto, cucina) che fanno una città speciale così com’è? Difficile da dire. Poiché l’immaginario di ognuno si costruisce sperimentando di persona e riconoscendo volta per volta il meglio delle nostre scelte: ciò che ha reso più emozioni, ciò che resta indelebile, ciò che vorremmo ripetere. Molti esperti vanno costruendo l’informazione che ci consente di viaggiare (non solo foto patinate però…) ma alla fine siamo noi che scegliamo attraverso la nostra sensibilità e necessità di staccarci dall’ovvio, di ‘devertere’. Certo che per viaggiare occorre riacquistare un po’ di coraggio: senza stare tutto il tempo con la testa sul cellulare a cercare il ‘posto migliore’, o la strada per andare ‘più presto che si può’ da un punto all’altro. Viaggiare è anche andare incontro alle novità e lasciarsi trovare dai luoghi, trovandoli, se possibile, da soli.
Un bell’inizio d’anno essere accolti dalla magnifica Collezione d’arte Peggy Guggenheim a Venezia: dai giardini all’esposizione che gode della luce marina anche nelle giornate grigie. Un’esperienza di bellezza assoluta a cui nessuna foto rende giustizia; e le foto non intendono, volutamente, farlo, poiché l’arte si gode dal vero per l’emozione insostituibile che può dare. Inoltre, rigore e ricerca, senso assoluto della misura e capacità di attraversare i decenni per l’artista Marina Apollonio (artista di grande umanità ed ironia) e tutto il ‘movimento cinetico’ nella mostra/rassegna Oltre il cerchio che sarà ospite della PG fino al 3 marzo 2025 sempre a Palazzo Venier dei Leoni.
I Giardini del Redentore alla Giudecca, riaperti al pubblico da pochi mesi, sono stati ridisegnati dall’architetto paesaggista Paolo Pejrone. All’ingresso un viale ‘cannocchiale’ di salvie e rosmarini e altri semplici guarda l’azzurro, nelle belle giornate di sole anche se fredde, della laguna, in fondo. I pergolati ora spogli scandiscono in alto lo spazio tracciato a terra dalle aiuole di ortaggi e fiori. Il nasturzio conserva ancora qualche fiore giallo nel fogliame fitto, come le rose…sobrie lampade da esterno e la magia di una vasca centrale (che sarà di ninfee) con vasi di viole del pensiero e il gorgoglio dell’acqua, inconfondibile. Il chiostro e poi l’orto giardino del convento dei cappuccini introducono alla calma d’un tratto della laguna che affaccia parallelo al Lido e dove gli uccelli passano rasente l’acqua secondo loro rotte misteriose. Un caffè accompagna il visitatore che intende starsene al sole a contemplare la visione all’apparenza scarna delle partizioni, delle pacciamature, accanto alle poche fioriture invernali, alle bacche generose degli evonimi dal vestito rosa perlaceo col loro centrale giallo/arancio. C’è chi fa yoga, chi conversa, chi progetta di restare (per sempre), fra le antiche officine, le cappelle di meditazione, la serra e l’apiario, la vista della chiesa palladiana…
Mestre si conferma ottima tappa veneziana sulla terra ferma: calda accoglienza vacanziera per le feste di fine ed inizio anno, ottimi locali con specialità e calici veneti…Il MUVE ha presentato Matisse e la luce del Mediterraneo occasione per ammirare il maestro, i suoi contemporanei ed epigoni. Una ricetta sola: grandi opere accostate con la sapienza della curatela di Elisabetta Barisoni per un percorso chiaro ed entusiasmante senza mai essere ovvio. Opere di Henri Manguin, André Derain, Albert Marquet, Maurice de Vlaminck, Raoul Dufy e Pierre Bonnard. Renato Borsato, Saverio Barbaro; i contemporanei Chris Ofili, Giorgio Celiberti, Paolo Scarpa, Marinella Senatore; il ‘matissiano’ Luca Rubegni. Punto di arrivo, o di ripartenza, Icaro, collage e pittura di Henri Matisse, passando per Eugène Boudin, Charles Cottet, Albert Marquet; la scultura di Marcello Mascherini ed Emilio Greco; Il sole di mezzogiorno a Roma di Jules Flandrin; l’arabesco di Vittorio Zecchin. La mostra sarà al MUVE di Mestre ancora fino al 4 marzo 2025. (Serena Grizi)
In apertura, dalla collezione Guggenheim/Venezia: “23 sculture di Egidio Costantini” su disegni di Picasso (sullo sfondo del Canal Grande)
Galleria: Giardini del Redentore; Collezione Guggenheim; Mestre, Venezia, mostra al MUVE (tutte le immagini S.G.).
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