Il valzer continua
Proprio a pochi giorni dalla sentenza emessa dalla Cassazione, che legittima come normale linguaggio l’uso dei ‘vaffan…’, fino a l’altro ieri ritenuti ‘parolacce offensive’, giunge come un venticello ristoratore e riparatore dei danni della modernità maleducata e cafona, che ormai s’impone a tutti i livelli, il concerto-spettacolo dedicato venerdì 27 luglio al valzer viennese, nell’ambito delle manifestazioni dell’Estate Romana.
La prestigiosa orchestra viennese del Castello di Schönbrunn e il balletto di Eva e Michael Moza, nella cornice d’impareggiabile fascino del Teatro Romano di Ostia Antica, sotto la direzione del Maestro Guido Mancusi, hanno dedicato ad un pubblico selezionato di appassionati due ore di nostalgica immersione in un tempo ormai passato, ma sempre presente nell’anima di chi non rinuncia, ancor oggi, ai piaceri della raffinatezza, dell’eleganza, dello humour, del gioco amoroso, della galanteria e della bellezza della natura: questa è, infatti, la magia evocativa delle spumeggianti e romantiche note del valzer viennese degli Strauss, Johann e Joseph, che celebrano non solo l’amore fra uomo e donna, ma anche l’amore per una natura gaia e amica, che fa da cornice naturale a quello. Il celeberrimo valzer Storielle di un bosco viennese non è forse la traduzione in note musicali dei suoni, delle immagini e delle sensazioni che emanano dalla generosa e accattivante natura di un bosco alle porte di Vienna? Ma chi può sentire trasfigurati in note il multiforme cinguettio degli uccelli, i raggi del sole che penetrano all’improvviso attraverso le fitte chiome degli alberi, il rapido apparire e scomparire di scoiattoli e d’altri ospiti, se non una coppia d’innamorati, che dalla loro carrozza spiano con discrezione la vita del bosco, per trovare rifugio al loro amore nell’amore che li circonda: quello della natura? La musica degli Strauss è un inno alla bellezza, all’amore e alla natura in tutte le loro forme, ma rimane terrena nel recepirne, con divertita benevolenza, gli aspetti scherzosi e burleschi, dipingendone musicalmente un’immagine viva e reale, e non esteriorizzata in stereotipati marmorei ritratti. E così accade che nell’orchestra c’è qualche strano strumento che a volte, inaspettatamente, si ‘ribella’ emettendo suoni inusuali, che evocano, per esempio, tappi di bottiglie di spumante che scoppiano improvvisamente, o versi d’uccelli che disturbano con spiritosa insistenza la melodia musicale, come per dire: – Ci sono anch’io! – . Insomma, l’orchestra è come il bosco delle Storielle: all’improvviso, fra i rami degli alberi, può far capolino qualche ospite strano che fa sentire per un attimo la sua voce e poi scompare… nel fitto della boscaglia. E il direttore d’orchestra fa buon gioco a tutti questi scherzi musicali, proseguendo imperterrito nella ‘sua’ narrazione musicale. Ho pensato, per un attimo, che se Johann Strauss avesse conosciuto Roberto Benigni, forse avrebbe scritto dei valzer apposta per lui: v’immaginate come reagirebbe Benigni, mentre dirige l’orchestra, di fronte a tali ‘scherzi’ musicali? Lo possiamo ben immaginare! Il Maestro Mancusi, però, non si è dimostrato da meno: ha spiritosamente ‘affrontato’ tutte queste ribellioni di strumenti, senza mai rinunciare alla compostezza e al garbo che lo caratterizzano.
Il valzer viennese è inconcepibile senza la cornice della natura e del balletto. I maestosi pini romani del Teatro Romano di Ostia Antica, sapientemente enfatizzati dalle luci colorate dei riflettori, hanno fatto da sfondo naturale alla scena, mentre Eva e Michael Moza, con i loro giovanissimi allievi, hanno commentato le note musicali, con l’insostituibile linguaggio del movimento dei corpi, trasfigurando in immagini la briosa leggerezza del valzer viennese.
Il Maestro Mancusi è stato un impareggiabile animatore della serata, avendo assolto, con maestria e spirito, non solo il suo compito di direttore d’orchestra, ma anche quello di presentatore. Metà italiano e metà austriaco, ha infatti, con un impeccabile italiano, introdotto e commentato il programma della manifestazione, rivelando doti di fine umorismo. Le sorprese non sono mancate: i valzer viennesi sono stati intercalati da celebri brani d’operette, interpretati con grande professionalità dal soprano Judith Halasz, dal simpatico baritono Georg Lehner e dalla giovane e frizzante soprana Zsuzsanna Csonka. Ma la sorpresa maggiore è stata l’esecuzione in prima assoluta di un valzer scritto da Mancusi, con i suoi “due cuori: italiano e austriaco”, dove si ritrovano tratti sia dell’anima italiana, e in particolare napoletana (Mancusi è nato a Napoli), sia dell’anima austriaca. Il valzer del compositore italo-austriaco è il quinto da lui composto e s’inserisce a pieno titolo nella grande tradizione viennese di questo genere musicale.
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