“Il segreto di Inici”, di Maria Soccorsa Parisi
“Il segreto di Inici”, di Maria Soccorsa Parisi, dedicato “Al mio maestro Andrea Camilleri”, è ambientato in Sicilia, precisamente nell’anno 1999 (se i numeri hanno in significato, anche questa cifra ci indica qualcosa: erano tempi in cui le tecnologia non disponeva dei mezzi raffinatissimi e sofisticati di oggi; teniamolo presente ai fimi della trama).
Il protagonista, il giovane Francesco Vitale, 35 anni, commissario a Castellammare del Golfo, è in ospedale perché in “attesa”, cioè in procinto di diventare padre del suo primo figlio. Totò, il centralinista dal commissariato, lo chiama per avvisarlo che “che hanno attruvatu un mortu a la Pirrera”, vecchia cava di pietra abbandonata, sulla montagna di Inici, in direzione di Trapani. Nessuno vi aveva più lavorato dopo il terremoto del ’68 che aveva distrutto la valle del Belice. Resti di ossa in una grotta affiorano dopo 30 anni (gli ultimi dei quali interessati da piogge incessanti nella zona). Ciccio, il commissario, come lo chiamano affettuosamente, con la sua vecchia fiat punto blu metallizzata, inizia le indagini di questo caso, il caso Catania (dal nome inciso, Antonio Catania, sulla catenina trovata per terra nella grotta); e il tutto si intreccia con le mille incombenze di un giovane papà alle prese con la nascita del suo “picciriddu”: l’anagrafe per registrarlo, e quelle infinite piccole cose che servono alla puerpera in ospedale (cambio di biancheria intima, carrozzina da portare il giorno che saranno dimessi dall’ospedale…)
Notiamo che i dialoghi – per altro vivacissimi – di alcuni personaggi si alternano in dialetto siciliano ad altri dialoghi di personaggi che si esprimono in italiano. Questa “mistura linguistica” vale a rafforzare un certo realismo narrativo, e si vede bene che l’autrice possiede entrambe le parlate.
Ora, è chiaro che trattasi di un giallo, e il prefatore non può dirne la trama, per non svelare la tessitura emotiva e la concatenazione della suspense. Il lettore deve sentire lo stesso interesse che il sottoscritto ha provato pagina per pagina, ove i fatti intrigano non meno dei personaggi. Ad esempio, è molto ben delineata la figura del commissario, della moglie spesso imbronciata per l’assenza del marito nei momenti cruciali, e del vice commissario Enzo. Il mondo siciliano fa da padrone con il suo idioma, le sue marine, il suo vasto repertorio di pietanze tipiche: la pasta con le sarde, i polipi affogati, i totani, la pasta ncasciata… Insomma, il tutto è un gustoso fluire di fatti e di particolari, e l’autrice è maestra in entrambe le tecniche.
Il monte Inici sta in provincia di Trapani, è alto mille metri, grande montagna calcarea a sud di Castellammare del Golfo. Il lettore segue col fiato sospeso il protagonista dall’inizio (dal ritrovamento delle ossa) alla fine, nel suo percorso per arrivare alla verità: dall’identificazione della vittima fino al colpevole. Egli, con l’aiuto dei suoi collaboratori (è un lavoro di equipe il suo e quando si va d’accordo già è tanto), un po’ di fortuna (ritrovano nella grotta una catenina con un nome e un numero di telefono di Messina, come accennato prima), si avvicina sempre più al termine delle indagini tra mille difficoltà che lo portano anche in città che sono fuori dalla Sicilia. In contemporanea in quel piccolo commissariato portano avanti anche la lotta alla droga.
Insomma, è una scrittura policroma, dove anche i personaggi secondari hanno una loro fisionomia decisamente descritta e connotata. Il gusto del porgere i fatti e le trame, porta l’autrice Maria Soccorsa Parisi a farsi stimare ed amare per questo dono di scrittura che non ha niente da invidiare a tanti gialli giunti al successo.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento