IL SAPORE DEI CARDI
IL SAPORE DEI CARDI
Santi poeti e navigatori hanno fatto il loro tempo
e gli eroi sono tutti morti in qualche guerra.
I bambini continuano a insistere nel venire al mondo,
e spesso ci riescono, facile preda dei divoratori
d’innocenza.
Il declino è una colpa, bandita la memoria logora
per nuove scattanti connessioni.
L’erba non è più verde, nemmeno quella del vicino,
e nessuno ricorda il sapore dei cardi.
Nei frutteti sradicati s’ergono sbarramenti
e solo barchette di carta scivolano nel fango.
Biecamente il cielo osserva l’innalzarsi dei roghi
e scatena tutto il suo livore
negando anche il più misero squarcio di sereno.
La luna ride amaro e s’allontana lenta, senza rimpianto
per chi non resta impigliato nei suoi raggi.
S’alza un lamento breve, forse leggera brezza,
ali tracciano percorsi fra i rottami,
splende il giglio fra le pesta dei diseredati,
ancora un passo, e un passo ancora, a sorprendere l’aurora.
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