Il romantico “Dente”, poesie in musica a Villa Osio aRoma.
Casualmente capitando dalle parti della Festa dell’Unità nella Capitale, dalle parti della Cristoforo Colombo, una sera d’estate come quella di giovedì 10 luglio, tra la frescura dei grandi pini e l’odore delle salsicce arrostite, succede di ascoltare in lontananza un cantante sussurrare ai microfoni, accompagnato da delicate e leggere melodie rockettarelle e da una folla di ragazze non proprio più tanto piccoline, che penzolano dalle sue sottili labbra.
Ci troviamo di fronte a “Dente” alias Giuseppe Peveri, giovanotto dell’amena Fidenza che alla soglia dei quarant’anni d’età sotto il sole, ha deciso di tentare di sedurci con le sue tenere canzonette d’amore.
In verità il nostro, ci prova sin dai primi anni del decennio 00, ed esce quest’anno ancora allo scoperto in una tourneè estiva con l’ultima delle cinque sue produzioni discografiche: L’almanacco del giorno prima.
Titoli terrificanti, melensi e ultrasmielati con discutibili vene d’una fredda e cervellotica ironia di fondo che lo contraddistingue caratterialmente, riempono quindi le sue canzoni, che incantano, a quanto pare davvero, il sesso femminile di coloro alla soglia degli anta.
Lui è un chitarrista di acustica, seguito in questo piccolo giro estivo d’Italia da discreti e riservati giovanotti, c’è il basso, l’elettrica, una delicata e semplice batteria, e per finire la tastiera.
Il tutto assembla un sound legatissimo, e senza particolari ambizioni, all’andare calmo e romantico del nostro, che ci svela in quest’ultima sua fatica, con fin troppa insistenza, il suo mondo amoroso e sessuale, tra moralismi di fondo, ripetitive cantilenucce d’oratorio e timidi risvegli urlati, che ci aprono letteralmente al mondo interiore dell’emotività continuamente ricercata e del continuo inseguire l’altro sesso, del nostro.
Nel complesso il concerto scorre liscio, tra i soliti giri ed il solito sapore del pop d’autore all’italiana, ma questa potrebbe essere solamente l’impressione di chi vi scrive, che invece nelle vesti di cronista visivo desidera descrivervi l’incanto trasognante negli occhi del pubblico del concerto e le tenere liriche voci corali che accompagnano l’evento per tutta la sua durata.
Stupisce dunque l’encomiabile fortuna d’essersi per caso e senza intenzionalità, imbattuti in quello che dobbiamo a ragion veduta stimare come una rivelazione, un nuovo e luminoso astro nascente del nostro indie-pop. Immancabilmente d’autore.
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