IL RAPPORTO SUL TERRITORIO DELL’ISTAT. LINGOTTI D’ORO STIPATI IN CASSAFORTE
Proprio nei giorni del confinamento imposto dalla crisi del Coronavirus l’ISTAT ha dato alle stampe il primo Rapporto sul Territorio. (https://www.istat.it/it/archivio/240989)
Il Rapporto offre una prospettiva sull’Italia e i suoi territori illustrando sotto il profilo quantitativo diverse dimensioni: lo spazio fisico e le risorse naturali, le pressioni antropiche sull’ambiente, le caratteristiche e le condizioni di vita, l’economia, i servizi pubblici e le reti infrastrutturali e immateriali. Si tratta di un’analisi delle principali tendenze di fondo in ambito economico, sociale e ambientale, condotta con lo sfondo della dimensione europea e che si spinge a livelli di disaggregazione regionale, provinciale e in alcuni casi di singolo Comune.
Il Rapporto rappresenta, con oltre 200 tra grafici e mappe, le sfaccettature dei luoghi del nostro Paese e delle loro relazioni, differenze e similitudini. La gran mèsse di dati, ripartita per capitoli, viene condotta ad unità con tutta una serie di riferimenti incrociati tra le tematiche trattate, ben illustrata nel grafico sopra riportato.
Il testo può essere navigato in maniera tradizionale oppure seguendo i percorsi che attraverso i rimandi ipertestuali portano da un quadro all’altro dell’e-book. I collegamenti in calce a ciascuna figura permettono di accedere immediatamente ai dati utilizzati.
Una lettura raccomandata per chi è chiamato ad assumere decisioni a livello di singolo individuo, di imprenditore, di amministratore pubblico, insomma di chi, specialmente in questo momento, è chiamato ad interrogarsi sui mutamenti di paradigma epocali imposti dalla pandemia ed elaborare e attuare a livello di territorio un nuovo modello di sviluppo umano, sociale, economico.
L’esperienza dell’uso della statistica ufficiale da parte dei Comuni dei Castelli Romani non è delle migliori. In precedenti occasioni la messa a disposizione di pubblicazioni statistiche non ha trovato il dovuto riscontro, soprattutto se si guarda al dibattito politico e ai documenti programmatici che i Comuni sono obbligati per legge a stilare, ma che troppo spesso non ricorrono ad analisi dei dati messi a disposizione, tra l’altro, dall’ISTAT e dall’Area metropolitana di Roma. Molte sono le motivazioni di questo stato di cose: la carenza nelle strutture burocratiche di una cultura quantitativa e di strategie e risorse materiali adeguate, come pure una diffusa indisponibilità dei rappresentanti politici a dedicarsi allo studio dei problemi che hanno di fronte avvalendosi dell’informazione quantitativa disponibile. La lettura del Rapporto sul territorio, 200 pagine scritte in maniera accessibile e con spiegazioni puntuali dei fatti, può aprire una breccia in questo muro di diffidenza verso i numeri. E’ da sperare che la gravità del momento spinga i potenziali utilizzatori ad avvalersi dell’oro informativo estratto dalle istituzioni statistiche – prodotto peraltro a spese dei cittadini – e che troppo spesso rimane in lingotti stipati in cassaforte
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