IL RAPPORTO SUL BENESSERE DELL’OCSE E LA CULTURA POLITICA DI ALBANO LAZIALE
Martedì 5 novembre è stato presentato, in occasione del settimo Forum mondiale sul benessere tenutosi a Roma, il sesto rapporto “How’s Life? 2024” pubblicato dall’OCSE.
La pubblicazione sullo stato del benessere per le persone, il pianeta e le generazioni future, oltre a offrire un quadro complessivo sul tema, aiuta a identificare le sfide sociali, di inclusione e sostenibilità che i decisori politici devono affrontare, non solo per migliorare le condizioni di benessere attuali ma anche per garantirne il mantenimento per le generazioni future.
Nel rapporto si legge che, nonostante la ripresa dell’economia e dell’occupazione post pandemia, nel 2023 le famiglie dei Paesi OCSE manifestano difficoltà finanziarie. Anche aspetti come la salute, i rapporti sociali e il benessere soggettivo, mostrano segni di deterioramento. Rispetto ai livelli pre-pandemia infatti, i sentimenti di dolore, preoccupazione, tristezza, solitudine e soddisfazione della vita risultano peggiorati in diversi Paesi membri.
Di fronte ad un quadro così problematico, ben illustrato da analisi e indicatori di elevata qualità, i governi non stanno assumendo le necessarie misure che possano garantire un futuro migliore alle popolazioni. Stiamo assistendo inerti a fenomeni come l’innalzamento della temperatura della Terra di 1,5 gradi che ormai sta modificando irreversibilmente l’assetto del clima (vedi il disastro di Valencia), come la concentrazione della ricchezza sempre più nelle mani di pochissime persone (il patrimonio di Elon Musk, l’uomo più ricco della Terra, è pari alla ricchezza di un paese di medie dimensioni), e come il programma politico del neo eletto presidente degli Stati Uniti Trump che nega i problemi ambientali e incoraggia le perforazioni.
Il quadro a fosche tinte sopra illustrato dovrebbe essere oggetto di una approfondita discussione anche a livello territoriale mirata alla definizione di strategie volte ad introdurre i necessari cambiamenti. Nel caso del Comune di Albano Laziale ciò non avviene. L’amministrazione comunale, giunta ormai alla vigilia della scadenza del mandato, non ha alcun piano strategico, ha perso ogni “spinta propulsiva”, procede nel segno della continuità, della (insufficiente) manutenzione dell’esistente.
Ad Albano, come d’altra parte nella maggioranza dei Comuni, i soldi del PNRR sono stati spesi non per raggiungere gli obiettivi del Next Generation EU (transizione verde, energie rinnovabili, mobilità sostenibile, trasformazione digitale, rafforzamento delle infrastrutture e dei servizi sociali, riduzione delle disparità territoriali, crescita inclusiva, ricerca, sviluppo e innovazione, servizi sanitari moderni, efficienti e accessibili), ma per finanziare progetti giacenti nei cassetti che, bene che vada, andranno a migliorare la struttura esistente (ristrutturazione di edifici pubblici, costruzione di rotonde stradali, rifacimento di piazze, ecc.).
Purtroppo tra la capacità di coloro che analizzano le tematiche sociali a livello nazionale e internazionale che forniscono possibili soluzioni ai problemi, e la cultura generale e politica degli amministratori comunali vi è un golfo insanabile.
In uno storico intervento a Piazza Navona nel 2002, Nanni Moretti, riferendosi ai partiti di centro-sinistra, affermò: “Con questi dirigenti non vinceremo MAI”. Analogamente, ad Albano Laziale, con i dirigenti attuali la città è destinata al fallimento. Servirebbe uno scatto di volontà e di impegno da parte di una nuova classe di cittadini, dotata della cultura e delle competenze necessarie, che prendesse in mano la città per dare vita ad una sua rinascita, ma i presupposti non sono alle viste.
Le conseguenze dell’incapacità di comprendere e gestire un mondo sempre più complesso e interconnesso le vedremo negli anni futuri, che si annunciano particolarmente difficili.
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