Il rapporto degli over 65 con la pandemia fotografato da una ricerca di Senior Italia FederAnziani
Il rapporto degli over 65 con la pandemia fotografato da una ricerca di Senior Italia FederAnziani
Coronavirus: anziani terrorizzati.
Dilagano ansia, insonnia e depressione.
Il 55,7% ha problemi di accesso alle cure
Anziani in auto lockdown. Le più grandi paure? Contagiare o essere
contagiati dai propri cari e morire da soli. Ma il 72,4% ripone fiducia nelle
scelte delle Istituzioni. TV e carta stampata le principali fonti per i
comportamenti da adottare rispetto al Covid, e il 7,9% va a caccia di
informazioni online
Roma, 20 ottobre 2020 – Sono terrorizzati dal Covid al punto da aver
praticamente azzerato la propria vita sociale. Hanno paura di finire in
ospedale, essere intubati e di non avere nessuno accanto al momento del
trapasso, ma la prima preoccupazione è per i propri cari che hanno paura
di poter infettare. Hanno visto le loro vite cambiare radicalmente, ma hanno
imparato a usare tutte le tecnologie disponibili per restare in contatto con
familiari e amici, mentre i due terzi sono in attesa dell’SSN perché non
possono permettersi il privato. Hanno avuto gravi difficoltà ad effettuare le
visite specialistiche in itinere, gli esami diagnostici, gli interventi già
programmati, i controlli oncologici e in un caso su tre sono stati costretti a
ricorrere a strutture private pagando di tasca propria. Si fidano delle
istituzioni e tendenzialmente giudicano corrette e utili le azioni e le strategie
messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale e dalle Regioni. Questo
il quadro che emerge dal sondaggio condotto da Senior Italia FederAnziani
su un campione di 645 over 65 per analizzare le paure e le difficoltà che la
popolazione anziana sta incontrando in questo lungo periodo di pandemia,
e il livello di fiducia nei decisori politici.
Più dell’80% del campione è terrorizzato dal Covid, di cui un intervistato su
quattro teme di poter morire (19,8%). La paura più diffusa è quella di
infettare le persone care o essere infettati dai propri familiari (38,6% del
campione), seguita dalla paura di essere intubato (36,4%), di finire in
ospedale (34,7%), mentre la possibilità di morire da solo senza i propri
familiari accanto spaventa un terzo degli intervistati (30,1%). Uno su cinque
soffre una generica incertezza riguardo il proprio futuro (21,9%), teme lo
sconvolgimento delle abitudini di vita (21,4%), e per la stessa percentuale
lo spettro peggiore è quello della solitudine.
La vita degli over 65 è drasticamente cambiata dall’inizio della pandemia: il
57% del campione ha finito col vivere questi mesi in un lockdown
permanente, vedendo ridotta o addirittura completamente azzerata la
propria vita sociale nella quotidianità, per il 47,4% una delle più pesanti
limitazioni è rappresentata dal non poter più viaggiare, per il 36,3% ha
pesato soprattutto la difficoltà a contattare i medici e specialisti. Il 28,4%
lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari, il 19,7% ha sofferto per la
mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro
anziani, il 19,4% avuto difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici, mentre
solo il 12,9% ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella
propria vita quotidiana.
Nonostante le limitazioni derivanti dalla pandemia gli over 65 non hanno
rinunciato a comunicare con familiari e amici, e lo hanno fatto
prevalentemente attraverso il telefono, fisso e cellulare (70,5%), via
WhatsApp (63,4%), di persona anche se con le necessarie accortezze
(47,9%), tramite video chiamata (44,3%) attraverso i social network
(11,2%) e via mail (10%). Un intervistato su quattro ha qualcuno che si è
ammalato di Covid tra i suoi familiari, parenti o amici (25,27%) e tra questi
uno su cinque ha dichiarato che questo qualcuno è venuto a mancare a
causa del Coronavirus.
Molte delle difficoltà incontrate in questo periodo sono legate alla gestione
della propria salute, con il 6% che ha avuto difficoltà ad “approvvigionarsi”
regolarmente delle medicine, e il 38% che ha incontrato difficoltà a restare
in contatto con il proprio medico di famiglia. Il principale sistema per
comunicare con quest’ultimo è stato il cellulare del medico (47,6%) seguito
dal telefono fisso dello studio (45,3%), dall’uso di Whatsapp (28,1%) e dalla
email (24,7%); uno su tre tuttavia non ha rinunciato a frequentare
fisicamente lo studio medico (29,9%).
Il 65,3% dei rispondenti ha dichiarato di essere affetto da patologie
croniche. Tra queste le più diffuse le patologie cardiovascolari (per il 43,7%
del campione), seguite da quelle reumatologiche (19%), dalle patologie
metaboliche (18,8%), dell’apparato respiratorio (15,7%) e urologiche
(15,4%). A seguire le patologie oculistiche (che interessano il 15,1% del
campione), quelle oncologiche (9,2%), quelle neurologiche (7%).
Solo il 19,5% del campione è riuscito ad effettuare le visite specialistiche e
gli esami diagnostici che aveva programmato da quando è iniziata la
pandemia, mentre il 35,2% è riuscito a effettuare le visite ma con difficoltà
e gravi ritardi, l’11,8% non c’è quasi mai riuscito, l’8,7% sta ancora
aspettando di essere ricontattato. Nel caso di chi è riuscito a eseguire delle
visite nei mesi scorsi queste sono state effettuate presso strutture
pubbliche, ospedali ambulatori nel 43,2% dei casi, presso strutture private
convenzionate nel 23,5% dei casi mentre il 33,3% degli intervistati è stato
costretto a ricorrere a strutture private a pagamento. Assai elevata la
consapevolezza dell’importanza della vaccinazione antinfluenzale e
antipneumococcica per gli over 60 resa ancor più necessaria dalla presenza
del Covid: il 96,9% ha dichiarato di esserne consapevole. Tuttavia il 44,2%
ha dichiarato di non avere ancora ricevuto informazioni in merito e di non
essere stato ancora contattato, mentre il 38,6% ha dichiarato di essere
stato contattato dal medico di famiglia. Solo il 12,7% ha già effettuato il
vaccino. Per quanto riguarda i comportamenti da adottare durante
l’emergenza sanitaria la principale fonte di informazione è rappresentata da
radio, TV e giornali, ai quali fanno affidamento il 44% dei rispondenti. Uno
su quattro (25,8%) fa riferimento soprattutto al proprio medico di famiglia,
il 12,6% allo specialista, il 9% a familiari e amici. Il 7,9% cerca informazioni
sul Covid da Internet.
L’appuntamento delle 17 in tv ogni giorno è il momento più atteso per
conoscere il bollettino dei morti e dei positivi.
Elevata la fiducia nei confronti dei decreti, delle normative, delle azioni e
delle strategie messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale, che
giudica corrette e utili al contenimento della pandemia il 72,4% dei
rispondenti. In particolare il 50,4% giudica tali provvedimenti abbastanza
utili e il 22% molto utili. Solo il 18,9% li ritiene molto poco utili. Altrettanto
elevata la fiducia nei confronti dei decisori regionali, con un 61,9% dei
rispondenti che giudica corrette e utili le normative, le azioni e le strategie
messe in atto dalle istituzioni regionali. La pandemia ha accentuato i
problemi collegati alla paura, all’ansia, all’insonnia e alla depressione di cui
soffre il 42% del campione: uno su cinque ha dichiarato di soffrire più del
solito di uno di questi disturbi. Il 43% ritiene che sarebbe utile poter parlare
con uno psicologo o uno psicoterapeuta e un rispondente su quattro
accoglierebbe con favore l’istituzione di un numero verde dedicato al
supporto psicologico.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento