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“Il rapido lembo del ridicolo”: Permunian, il ‘fondo del sacco’ e la letteratura che non teme il disincanto

“Il rapido lembo del ridicolo”: Permunian, il ‘fondo del sacco’ e la letteratura che non teme il disincanto
Gennaio 17
12:23 2021

Sarà presto in libreria la nuova fatica dello scrittore di Cavarzere Francesco Permunian, Il rapido lembo del ridicolo, Italo Svevo Edizioni, per quella sua schiera di lettori che non temendo i ricordi, teme invece che questi svaniscano come nebbia al sole. Il ricordo non è nostalgia anche se spesso è tormento. Chi legge Permunian, chissà per quale strana alchimia, legge anche qualcosa che sulla pagina non c’è, una luce sui giorni che illumina le esistenze, un chiarore che ripaga ogni durezza. In questo volume in buona compagnia con altri scrittori. Presto torneremo a scriverne su queste pagine.

Piccole storie come residui di un falò, frammenti di esistenze, di malumori, di sogni e allucinazioni, salvati da un pullulante “bric-à- brac letterario”, alimentato da letture, sguardi, pettegolezzi, proiezioni dell’universale follia. Questo è Il rapido lembo del ridicolo, scritto da Francesco Permunian nel corso del tempo, in periodi diversi, correggendo e variando all’infinito sempre gli stessi temi. Le stesse ossessioni. Completano il volume ritratti di scrittori cari all’autore come Amelia Rosselli, Sergio Quinzio e Giorgio Manganelli.

Nella scrittura di Francesco Permunian si intrecciano, si incontrano e scontrano, facendo brillare scoppiettanti micce esplosive, un fortissimo fondo “popolare” e un’incontenibile bizzarria, che la spinge verso un’insistente e paradossale percezione del rovescio che insidia ogni comportamento. Rapidi lembi, «dai lontani ricordi dell’infanzia (miseri fiori secchi di un erbario onirico!) alle voci dei morti, incessanti e misericordiose; dalla vanità del mestiere delle lettere ai guasti, inevitabili, di un’incipiente vecchiaia che s’avanza sulle tavole di un polveroso teatrino sempre affollato da nani e ballerine. Sempre ascoltando e annotando il tutto con implacabile masochismo, onde redigere al meglio questa sorta di piccolo almanacco dell’infamia e del disincanto. In conclusione, viste tali premesse, forse al mio ipotetico lettore basterebbe rammentare quanto ebbe a dire Flaubert a un suo ipotetico lettore ideale: “Ho fatto con te quel che avevo già fatto con le persone a me più care: ho mostrato loro il fondo del sacco e la polvere acre che se ne è levata li ha mezzo soffocati”».

Francesco Permunian è nato a Cavarzere nel 1951 e vive da anni a Desenzano, sul lago di Garda. Ha pubblicato diversi libri, tra cui Il principio della malinconia (2005), La Casa del Sollievo Mentale (2011), Il gabinetto del dottor Kafka (2013), Sillabario dell’amor crudele (2019). Delle sue opere hanno scritto i maggiori critici. Franco Cordelli lo ha incluso fra i settanta autori che rappresentano la letteratura italiana, Andrea Cortellessa lo ha inserito nell’antologia La terra della prosa. Narratori italiani degli anni Zero (2014) e Andrea Caterini gli ha riservato un “ritratto” nel saggio antologico Ritratti e paesaggi. Il romanzo moderno (2019).

– Ufficio Stampa Italo Svevo Edizioni –

Considerata la particolare situazione di emergenza la quale impedisce la realizzazione di molti eventi pubblici, la Redazione, in maniera commisurata alle proprie forze ed a  propria insindacabile scelta, rende noti i titoli in uscita  di cui riceve notizia.

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