Il problema è a monte
Il tema dell’istruzione dei giovani è una materia di ordine soprattutto politico, nel senso che il problema, come si suol dire, sta “a monte”. Negli ultimi trent’anni si è verificata una parabola discendente del ruolo del docente, ridotto ad uno “status impiegatizio”. Negli ultimi tre decenni si sono susseguite in maniera sistematica “riforme” infauste, che hanno demolito e svalutato la scuola pubblica, mettendo sotto attacco (o alla berlina) la figura del docente, sempre più screditato: ricordo l’infamante campagna ideologica del ministro Brunetta, nel 2008, nei confronti dei “docenti fannulloni”. Siamo percepiti come una sorta di “privilegiati”, oppure di “scansafatiche”, da punire e perseguire. La percezione distorta e i luoghi comuni circa il nostro lavoro, infusi ed alimentati anche, ma non solo, dai media, si nutrono di rancore e di invidia sociale, sono insiti nell’immaginario collettivo della gente. E tale percezione discende da stereotipi fallaci: tre mesi di ferie estive, le vacanze eccessive nel corso dell’anno scolastico, e via discorrendo. Simili pregiudizi sono assai difficili da estirpare e temo siano estremamente diffusi e radicati nella pubblica opinione. Serviranno almeno tre decenni di una politica virtuosa soltanto per invertire la rotta e migliorare la realtà in cui siamo precipitati. Non sono affatto pessimista, ma semplicemente realista.
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