IL PICCOLO PRINCIPE AL TEATRO CIVICO DI ROCCA DI PAPA
Sembra un giardino fiorito e ogni corolla pare sbocciare nelle più disparate tonalità cromatiche: bello quando il teatro si riempie di bambini! Emoziona vedere i cuccioli che osservano con curiosità il palcoscenico pronto per la rappresentazione: sono vivaci, parlano, fanno fatica a star fermi sulla loro poltroncina rossa, ma … ecco si abbassano le luci e inizia lo spettacolo. E’ divertente quel vecchietto che si muove a fatica, che pare scivolare ogni volta suscitando nei piccoli una divertita, innocente ilarità: sanno che è una finta, che chi sta là sul palcoscenico è a loro disposizione per farli divertire e raccontare una storia.
È la domenica pomeriggio e nel teatro di Rocca di Papa si sta rappresentando il grande capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, il Piccolo Principe. Gli adulti probabilmente si interrogano curiosi su come il regista abbia pensato di offrire un racconto così impegnativo e ricco di spunti e significati a piccoli spettatori: e sorridono con loro, i grandi, perché il divertimento dei bimbi è qualcosa di coinvolgente, così come sa essere coinvolgente sul palcoscenico il pilota interpretato dal bravissimo Simone Luciani che ha curato anche l’adattamento e la regia della rappresentazione. Brillano gli occhi di ilarità ma anche di commozione, quando con delicati passaggi la trama si snoda tra personaggi singolari e comici, buffi, improbabili e figure che si ammantano di poesia, emozionando: la rosa e la volpe interpretate con coinvolgente convinzione da Sara Gianvincenzi stimolano anche negli adulti un brillio di emozione; la bravura del giovanissimo Pasquale De Simone, nei panni del Piccolo Principe, veicola nei bambini una condivisione divertita che avvicina. Non facile trasmettere emozioni solo con le parole, come può accadere nei grandi, ma quell’essenziale che è invisibile agli occhi trapassa e coinvolge tutti, grazie anche a una gestualità e a una condivisione di affetti che trapassa e irrora ogni piccolo spettatore.
Così la commozione finale del distacco è mitigata da un gioioso ritorno al presente: il nonno, quel vecchio pilota, ritrova negli affetti familiari quell’affetto che pareva essersi annullato e il dolore di quel lontano addio, diventa solo uno sbiadito ricordo. Escono i grandi con gli occhi lucidi e resta in loro tutta la poesia di un firmamento, nel quale la stella più brillante sarà quella legata ai nostri cuori.
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