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Quando, 25 anni fa, il Parco dei Castelli Romani fu istituito, fu pensato anche come istituzione a sostegno delle comunità castellane, nella gestione dell’espansione di Roma. Oggi il Parco è senza dubbio il miglior custode e guardiano della qualità della vita delle donne e degli uomini dei Castelli, soprattutto per la sua vocazione a promuovere le prospettive di sviluppo alternativo basato sulle risorse rinnovabili che il territorio è in grado di offrire. Ma al di là di tutto è chiaro che il Parco è soprattutto un soggetto destinato a mettere il territorio al riparo delle speculazioni politiche prima ancora che edilizie, perché sia la sua estensione sia la sua funzionalità non dipendono dai singoli Sindaci, ma da una serie di soggetti istituzionali chiamati a cooperare: Comuni, Provincia e Regione. L’approvazione del cosiddetto Piano d’Assetto, cioè lo strumento, che consente finalmente l’avvio di una nuova fase di crescita e sviluppo autenticamente sostenibile ne è una conferma. Così osserviamo come a Velletri si sviluppa una forte opposizione politica proprio in questa fase. Un’opposizione tutta politica, in vista delle prossime elezioni regionali, alimentata “CASUALMENTE” da chi in passato, al governo di Regione, Provincia e Comune nulla ha fatto per costruire un percorso diverso, anzi possiamo dire che ha letteralmente “DORMITO”. L’esperienza effettiva di altre realtà locali da Nord a Sud ci dice che in realtà per le Amministrazioni Comunali e quindi, per i cittadini, si prospettano eccellenti opportunità di valorizzare e promuovere il valore storico/culturale ed identitario delle comunità, anche attraverso l’accesso privilegiato, quando non esclusivo, a specifici fondi regionali, nazionali ed europei, come ad esempio quelli disposti nei Piani Europei APQ7. Si sta parlando, quindi, di programmi che mettono a disposizione risorse per milioni di Euro utili per avviare opere fondamentali di risanamento igienico/sanitario, di difesa del suolo, di promozione turistica. In tal senso è chiaro che servono capacità di programmazione e progetti qualificati, basati su un nuovo passo nell’attività di governo locale, che sappia intravedere e cogliere le occasioni di crescita economica sostenibile, legate a quella capacità di pianificazione che solo la certezza delle regole può dare e non vanificare tutto in favore di miopi e meschini calcoli di convenienza politica nella prospettiva di un facile ritorno in chiave elettorale. Infine un chiarimento importante: l’entrata in vigore del Piano di Assetto semplificherà la verifica delle attività effettivamente compatibili con il Parco e consentirà di agevolare il rilascio di qualsiasi autorizzazione, senza alcuna necessità di produrre documentazione aggiuntiva. Chi sostiene il contrario, poiché non si vuol credere alla malafede di nessuno, ha una scarsa, se non nulla, dimestichezza con la materia urbanistica delle aree protette. Quello della semplificazione amministrativa, è un obiettivo condiviso, che però non comporta il venir meno delle prerogative del Parco di operare tutte le verifiche di congruità, in coerenza con gli obiettivi di tutela stabiliti dalla legge. Ciò che contraddistingue il ruolo del Parco, è il principio di salvaguardia degli interessi collettivi nella loro dimensione più concreta: l’acqua, l’aria, il territorio, la vivibilità dei luoghi, le economie locali cioè di quegli elementi dai quali discendono la qualità della vita, il benessere materiale delle comunità, la salute di ciascuno di noi. Rispetto a questo patrimonio pubblico, condiviso, indisponibile ai mutevoli umori della politica, il Parco rappresenta lo strumento giusto. Certamente, come per ogni altra istituzione, i cittadini hanno il diritto-dovere di controllarne l’operato.
Sinistra e Libertà Velletri