IL NOSTRO APPELLO CO-MAI PER LAPALESTINA
*IL NOSTRO APPELLO CO-MAI PER LAPALESTINA SU NUMEROSE AGENZIE E GIORNALI NAZIONALI*
*Sanita’: Co-mai: appello urgente ai Governi europei. 33mila feriti palestinesi da salvare*
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 29 lug – La recente strage di bambini e adolescenti sulle alture siriane del Golan ci ferisce al cuore e acuisce ulteriormente la gravità di un conflitto che, le politiche internazionali, sia quelle dei paesi dell’Unione Europea, sia quella statunitense, hanno il dovere di fermare, perché occorre finalmente mettere fine, una volta per tutte, a questo bagno di sangue.
Chi ci rimette, chi paga sulla propria pelle, lo diciamo da mesi, sono solo e soltanto gli innocenti, in particolar modo i bambini e le donne. E le nostre indagini, costantemente aggiornate, grazie al lavoro dei nostri corrispondenti internazionali nel mondo, ci confermano i numeri allarmanti, non solo degli avvenuti decessi, ma in particolar modo, in questo momento, dei feriti e delle persone bisognose di cure all’estero.
Le nostre statistiche indicano che non c’è più un luogo sicuro per gli innocenti, così in Palestina, così nella zona del Golan, dove è avvenuta la strage ai confini con la Siria.
Siamo di fronte ad un incubo senza fine, raccontiamo ogni giorno di quello che sembra davvero un film del terrore, con l’unica particolarità che questa, e lo diciamo ai signori della politica, è la guerra, è la realtà, e se non la fermiamo, tutti, facendo ognuno la sua parte, sentendoci tutti responsabili di quanto sta accadendo, morti e feriti continueranno ad aumentare.
Esordisce così il Prof. Foad Aodi, nel suo intervento a nome di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera, Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, e del Movimento Internazionale Uniti per Unire.
Il Prof. Aodi aggiorna i media sugli allarmanti dati dei feriti, grazie al brillante lavoro svolto dai medici locali, che sono costantemente in contatto con le associazioni da lui presiedute.
Aodi rivolge l’ennesimo appello all’Italia e alla Comunità Europea per un immediato cessate il fuoco e per intensificare i corridoi umanitari.
I numeri di UMEM rivelano che, al momento, ci sono più di 33mila pazienti palestinesi a Gaza che hanno bisogno di cure all’estero in ospedali specializzati. Si tratta per la maggior parte di pazienti bambini e donne gravi e di feriti di guerra, ma tra questi ci sono anche circa 10.500 persone affette da tumori in stadio avanzato, e tra questi si contano circa 1500 bambini in gravissime condizioni, tra cui la maggior parte malati oncologici.
L’80% dei servizi sanitari, a Gaza, a causa della guerra, sono letteralmente fermi. La sanità locale è al collasso e non dispone dei mezzi per prendersi cura dei pazienti più gravi.
Per questa ragione Aodi invoca l’intervento immediato del Ministro degli Esteri italiano, e si rivolge ai rappresentanti delle politiche internazionali di tutti i Paesi Ue, sostenendo che non c’è tempo da perdere e che bisogna organizzarsi per portare questi feriti negli ospedali europei e curarli, in strutture attrezzate.
Aodi ricorda gli atroci dati dei decessi, sempre grazie alle indagini accurate, costantemente aggiornate, di Co-mai e Umem: sono decedute, ad oggi, ben 93.324 persone e sono circa 90.830 i feriti solo a Gaza.
Aodi, sempre attraverso i suoi medici corrispondenti, racconta che solo nelle ultime 24 ore si contano ben 76 morti e 246 feriti.
«Per salvare la popolazione palestinese da una strage, c’è bisogno di due interventi fondamentali: prima di tutto accogliere in tempi brevi i feriti, senza indugiare, all’interno degli ospedali occidentali, specialmente i feriti gravi a causa del conflitto, le donne e i bambini oncologici.
I bambini, le donne, tutti i civili deceduti dall’inizio del conflitto: qualsiasi sia la loro nazionalità e religione, nessuno merita di vivere questo incubo e siamo profondamente addolorati per la loro fine e siamo vicini con il cuore alle loro famiglie.
Per questa ragione è necessario rafforzare l’organizzazione umanitaria, con ospedali mobili sul posto e delegazioni di medici pronti a fare la loro parte nei territori dove oggi non c’è pace.
Mancano all’appello, in loco, continua Aodi, vista la grave situazione dei feriti, in particolar modo professionisti sanitari specializzati, in rami come traumatologia, chirurgia generale, chirurgia plastica, ortopedia, chirurgia pediatrica, ginecologia, cardiologia e cardiochirurgia.
Urgono sangue e farmaci mirati per combattere le patologie croniche, in particolar modo per curare i dializzati, per le malattie cardiache e per i malati di tumori vari in stadi avanzati, così come mancano strumenti chirurgi adeguati.
Dobbiamo salvare questi innocenti, dice ancora Aodi, è una missione che ci coinvolge tutti, nessuno escluso, anche se la politica internazionale ha in mano le redini di questa situazione e possiede, con la diplomazia, lo strumento in grado di mettere fine a questo bagno di sangue.
Per questo rinnoviamo il nostro appello al cessate il fuoco e al progetto di “Due Stati, due Popoli”, con corridoi sanitari immediati e con l’istituzione di una conferenza internazionale, con un faccia a faccia tra gli esponenti politici dei paesi coinvolti nel conflitto, tutto questo allo scopo di salvare la popolazione palestinese, così come portiamo avanti progetti paralleli concreti come i 45 punti del Manifesto “Uniti per i Medici”, al cui interno sono contenuti anche i grandi impegni della sanità internazionale, come la necessità di difendere tutti i professionisti sanitari, in particolar modo l’esercito bianco di uomini e donne che lavorano, a rischio della propria vita, nei luoghi di guerra, così come nel documento si toccano “temi caldi” come cooperazione internazionale e solidarietà.
Al Manifesto-Appello hanno risposto, aderendo in pieno, già oltre 370 tra associazioni, sindacati e professionisti.
Così come non si ferma mai, dice sempre Aodi, la nostra campagna di comunicazione internazionale alla ricerca della verità».
Il Prof. Foad Aodi, da anni, è infatti protagonista di numerosi interventi sulla stampa nazionale e straniera, e oggi si contano, nell’evoluzione del suo percorso di medico-giornalista, più di 30 interviste al giorno, con articoli e citazioni in Italia e nel mondo, sui temi caldi che contraddistinguono da sempre il suo cammino: sanità, immigrazione, cultura, politica.
Così il Prof. Foad Aodi. Presidente del Movimento Uniti per Unire ed Amsi (Associazione Medici di origine Straniera in Italia), nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo e direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia e Direttore scientifico di agenzie di stampa italiane e straniere, con l’impegno a favore di tutti senza distinzione.
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