“Il nome di Dio è misericordia”, di Papa Francesco
Racchiusa in un libro troviamo la conversazione avuta da Papa Francesco con Andrea Tornielli, giornalista e scrittore italiano, che pone al pontefice una serie di domande su come la Chiesa intende e deve rapportarsi non solo con i suoi fedeli, ma anche con chi fedele lo è solo apparentemente o addirittura non lo è affatto.
Emerge la personalità di un Papa che avevamo già avuto modo di conoscere fin dalla sua presentazione il giorno stesso in cui fu nominato nuovo vescovo di Roma.
La parola che usa spessa è “misericordia” e intorno a questa parola ruota il rapporto tra la Chiesa e, per così dire, il mondo esterno. Perdono, compassione, comprensione, sostegno, aiuto, andare incontro questo è ciò che la Chiesa deve fare secondo Papa Francesco. In particolare parlando del sacramento della Confessione il Papa spiega come i sacerdoti debbano sempre confortare chi si appresta ad ammettere le proprie colpe, senza giudicare, scandalizzarsi e senza chiedere dettagli, ulteriori informazioni. Addirittura anche quando il sacerdote non può fornire l’assoluzione deve comunque porsi in un atteggiamento positivo con il prossimo, facendolo sentire ben voluto ed accolto.
D’altra parte nel sacramento della Confessione il peccatore confessando i suoi peccati al sacerdote è come se lo stesso facendo a Dio stesso e quindi il prete deve comportarsi con quell’amore di padre, appunto, con quella misericordia che è propria di Dio.
Spesso il Papa ha ribadito, e lo rifà anche in questo libro, la certezza di trovare sempre perdono presso Dio, se si è veramente pentiti. Non importa quante volte si inciampa e si cade, Egli è sempre pronto ad accoglierci. Certo questa certezza non deve però essere motivo di inerzia nel non volersi sforzare di essere migliori. Ciò che conta comunque è che Dio ci ama esattamente così come siamo.
Il compito che la Chiesa si pone è di amare e perdonare proprio come fa Dio, ma ciò che il Papa ci comunica è che noi, ciascuno di noi, può fare lo stesso nel suo piccolo. In ogni singolo rapporto, familiare, lavorativo, matrimoniale, di amicizia, noi possiamo portare la misericordia di Dio, perdonando gli altri anche quando ci fanno soffrire, amando tutti senza distinzioni, accogliendo ed aiutando i fratelli più bisognosi e meno fortunati. È giusto desiderare che la Chiesa si comporti così, ma bisogna anche non dimenticare chi è la Chiesa.
Bèh la Chiesa siamo anche noi, quindi non basta sempre solo parlare, si deve essere anche da esempio, per se stessi e per gli altri.
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