IL NETTARE DEGLI DEI
Con languore monotono dei violini
malinconici note autunnali rintoccano l’ora
non più calda e ne fredda ancora dei giorni settembrini
e le foglie avvizzite, si lasciano cadere dal cambiamento,
e vengono sospinte da un refolo di vento.
Si manifesta così dell’autunno i dolci tepori
con le sue incertezze ricca di frutti, ma con un’esplosione di colori;
mentre un profumo olezzante e fragrante nell’aia aleggia
un via vai nella campagna veli terna si manifesta ed echeggia.
Ai primi chiarori dell’alba e con le sue note melodiose
La vendemmia accompagna la colta dell’uve ricche e generose.
I pampini, incartapecoriti dal tempo e dal sole estivo, cadono
E vengono cullate dal ponentino, vento fresco e vespertino.
All’orizzonte gli ultimi raggi del sole lasciano ora
una fugace striscia dorata sui grappoli maturi. Eccola, ancora
sulla pergola adesso matura. Si raccoglie . la si spreme. I contadini
travasando, la mettono nei tini.
Bolle e fermenta il mosto giorno e notte,
dopo un po’ finisce nella botte. Finalmente qui riposa,
finché il dolce nettare prende un velato rosa.
Dopo varie settimane si vanno a riempire le damigiane.
Arrivano le feste, e per la gioia del familiare,
siamo pronti ad imbottigliare. Pronti con i calici la gente divertita,
già la tavola allestita; dalla bottiglia al bicchiere vien versato
questo nettare prelibato e da tutti felicemente gustato.
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