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Il Museo MAN di Nuoro apre la nuova stagione espositiva

Marzo 15
16:09 2019

Il Museo MAN di Nuoro apre la nuova stagione espositiva con due retrospettive e una mostra di opere provenienti dalla collezione permanente.

Un dialogo inedito tra tre diversi progetti espositivi concepiti come un unicum. Dal 15 marzo al 9 giugno 2019.

“Allori senza fronde” di Pierre Puvis de Chavannes, a cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori
“Personnages” di Maliheh Afnan, a cura di Luigi Fassi
“Il segno e l’idea” dalla collezione permanente del MAN, a cura di Luigi Fassi e Emanuela Manca

Opening: venerdì 15 marzo 2019 ore 19:00

Il MAN Museo d’Arte della Provincia di Nuoro inaugura il 2019 con due nuovi progetti espositivi appositamente concepiti: la retrospettiva inedita dal titolo “Allori senza fronde”, un prezioso omaggio all’artista francese Pierre Puvis de Chavannes, a cura di Luigi Fassi e dello storico e critico d’arte Alberto Salvadori, e “Personnages” la prima mostra in un museo europeo dell’artista franco – palestinese Maliheh Afnan, curata da Luigi Fassi, direttore artistico dell’istituzione.
In questa occasione il MAN presenta “Il segno e l’idea”, una mostra di opere provenienti dalla collezione permanente, a cura dello stesso Fassi e di Emanuela Manca, storica dell’arte del museo.

Le mostre sono aperte al pubblico da venerdì 15 marzo a domenica 9 giugno 2019.

L’intero progetto espositivo si inscrive in uno specifico percorso di ricerca che il MAN ha attualmente intrapreso e che pone al centro della propria attenzione il Mediterraneo, luogo decisivo dell’identità europea e nel cui bacino una varietà di culture e tradizioni sono sorte e si sono tra loro fuse.

Se l’attenzione alla ricerca artistica contemporanea internazionale rimane lo snodo centrale dell’attività dell’istituzione, il MAN negli anni ha tuttavia indagato con attenzione e originalità anche i percorsi e gli sviluppi dell’arte moderna occidentale.
L’intenzione del museo è accompagnare i visitatori in un viaggio di conoscenza dove emerga con forza la continuità che lega tra loro le diverse esperienze artistiche succedutesi nei secoli che hanno scritto la storia dell’arte moderna e contemporanea.

“Allori senza fronde”
Pierre Puvis de Chavannes
a cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori

La mostra “Allori senza fronde” è un prezioso omaggio all’artista francese Pierre Puvis de Chavannes (Lione, 1824 – Parigi, 1898), figura decisiva nel panorama europeo, protagonista dell’arte francese tra Otto e Novecento e fortemente influenzato dalla tradizione della pittura rinascimentale italiana.

Nato a Lione, in Francia, il più giovane di quattro figli di una famiglia discendente dalla nobiltà della Borgogna, interrotti gli studi in ingegneria in seguito alla morte della madre, Puvis soggiornò in Italia per ritrovare la salute in seguito a una lunga malattia.
Questa esperienza italiana, assieme all’incontro con le opere di Giotto e Piero della Francesca, ebbe una profonda impressione su Puvis, che decise di dedicarsi interamente all’arte dopo il suo ritorno a Parigi nel 1848.
Puvis cominciò a lavorare negli studi di Henri Scheffer, Eugène Delacroix e Thomas Couture, rifuggendo la formazione artistica convenzionale e dipingendo da solo nel suo studio. Il suo interesse per i grandi temi eroici e l’immaginario classico lo portò a intraprendere la pittura murale, considerata a quel tempo la suprema ambizione per tutti i pittori.

“Allori senza fronde” intende far luce sulla rappresentazione simbolista del corpo umano e del paesaggio, in linea con la poetica artistica di de Chavannes ispirata a un innovativo modello di pittura decorativa di chiaro rimando all’affresco e all’ideale classicista.

Il corpus espositivo, che conta circa ottanta opere tra cui disegni, olii su tela, schizzi e bozzetti mai esposti prima, provenienti da collezioni private e pubbliche internazionali, offre una panoramica generale su tutte le tematiche affrontate dall’ artista durante la sua carriera.
L’artista francese, che ha sviluppato un’originale palette di molteplici tonalità opache, dipinge in modo da infondere alle sue figure solidità e carattere attraverso un linguaggio simbolista che sa inoltrarsi sino ai confini del verismo.

La mostra è accompagnata da un catalogo monografico edito dal Museo MAN in collaborazione con Michael Werner, con testi di Louise D’Argencourt (storica dell’arte, ex curatrice National Gallery of Canada, Ottawa), Bertrand Puvis de Chavannes (storico dell’arte, presidente del Comité Puvis de Chavannes) e dei curatori, Alberto Salvadori e Luigi Fassi.

“Personnages”
Maliheh Afnan
a cura di Luigi Fassi

“Personnages” è la prima retrospettiva museale dedicata all’artista franco – palestinese Maliheh Afnan (Haifa, 1935 – Londra, 2016). Figura ancora poco nota al pubblico dell’arte, in cinque decenni di intensa attività Afnan è stata diasporica testimone degli sconvolgimenti e dei destini che hanno caratterizzato il mondo del Medioriente mediterraneo.

Il titolo della mostra prende ispirazione da un’evocativa serie di disegni, Personnages, realizzati nel corso di diversi anni ed eseguiti da Afnan in tecnica mista, in cui compaiono una successione di volti e di figure umane.

Le rappresentazioni all’interno delle opere simulano una folla di presenze fantasmatiche attraverso cui l’artista restituisce frammenti della propria esperienza nel travagliato percorso degli eventi mediorientali novecenteschi. Ogni opera racconta un volto, una possibile memoria e una storia dimenticata, alludendo allo sradicamento dalla propria cultura e identità come dimensione non solo storica ma anche esistenziale del destino umano.
Il percorso espositivo presentato al MAN è caratterizzato da una serie di lavori dal carattere enigmatico eseguiti dall’artista su tipologie di supporti diversi e mediante differenti tecniche tra cui velature, combustioni e rilievi in gesso.
In mostra sono inoltre presenti anche due opere degli anni settanta, cartoni soggetti a un processo di combustione che allude al coevo dramma della Guerra Civile in Libano, e un’installazione, costruita servendosi di antichi libri Bahá’í, culto religioso fondato da Bahá’u’lláh nel XIX secolo e alveo culturale di appartenenza della famiglia di Afnan.
Conclude il percorso una vetrina che presenta una selezione di sketch e disegni in piccolo formato.
Da questi bozzetti emerge un aspetto che percorre sottotraccia tutto il lavoro dell’artista, la percezione del tragico come indissolubile dalla dimensione dello humour e dell’ironia.

Nata in Palestina da genitori persiani di tradizione religiosa Bahá’í, Afnan ha trascorso un’esistenza diasporica, dalle sponde mediterranee della Palestina e del Libano agli Stati Uniti, dal Kuwait alla Francia e all’Inghilterra.
Sono proprio gli avvenimenti storici e sociali dagli anni Quaranta in poi in Medio Oriente a caratterizzare il percorso dell’artista, testimone degli eventi traumatici di quei decenni, come le devastazioni della Guerra civile in Libano.

L’intero progetto è accompagnato da un catalogo monografico edito da Arkadia di Cagliari, con testi di Sussan Babaie (docente di storia dell’arte dell’Iran e dell’Islam presso il Courtauld Institute of Art di Londra), Rose Issa (storica dell’arte mediorientale, Londra) e Luigi Fassi.

“Il segno e l’idea”
dalla collezione permanente del MAN di Nuoro
a cura di Luigi Fassi e Emanuela Manca

In sintonia con l’intero progetto curatoriale e le tematiche affrontate con “Personnages” e “Allori senza fronde”, il MAN propone circa venti opere appartenenti alla collezione permanente del museo tra cui disegni, sculture e dipinti.
Tra gli artisti in mostra, Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Salvatore Fancello, Francesco Ciusa, Francesca Devoto, Bernardino Palazzi e Giacinto Satta, figure chiave per l’elaborazione di nuovi canoni espressivi nella scena artistica sarda.

Il corpus espositivo è una straordinaria occasione per vedere non solo opere finite ma anche bozzetti e studi anatomici, che rivelano al contempo l’attenzione verso i classici – rielaborandone il pensiero alla luce della propria cultura – e l’indagine sulla fisiognomica che impegna la scienza di fine Ottocento influenzando profondamente la storia culturale della Sardegna.
Nelle opere è la rappresentazione della figura umana nella sua dimensione simbolica a prevalere, tra dettagli di volti e volumetrie di corpi, sempre in stretto rapporto con il mondo della Sardegna del XX secolo e la cultura mediterranea insulare.

Didascalie immagini, dall’alto:
– Pierre Puvis de Chavannes, “Allori senza fronde”. Installation view © Pierluigi Dessì/Confinivisivi
– Maliheh Afnan, “Personnages”. Installation view © Pierluigi Dessì/Confinivisivi

– “Il segno e l’idea”, dalla collezione permanente del MAN di Nuoro. Installation view © Pierluigi Dessì/Confinivisivi

 

MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27, Nuoro
T. +39.0784.252110
www.museoman.it
info@museoman.it
Orario continuato: 10 – 19 | lunedì chiuso

CONTATTI PER LA STAMPA

PCM Studio di Paola C. Manfredi
Via Carlo Farini, 70 – 20159 Milano
www.paolamanfredi.com
press@paolamanfredi.com
Paola C. Manfredi | pcm@paolamanfredi.com

MAN | Museo d’Arte della Provincia di Nuoro

Il MAN apre al pubblico nel 1999 all’interno di un edificio degli anni Venti, già sede dell’Istituzione provinciale, situato tra le arterie del centro storico di Nuoro. Il primo nucleo della collezione nasce dall’accorpamento di alcune raccolte pubbliche (Provincia, Comune, Ente provinciale per il turismo, Camera di commercio). L’idea di una pinacoteca provinciale trova presto sviluppo in un progetto museale aggiornato in cui al lavoro di ricerca e conservazione si affianca un’intensa attività espositiva e laboratoriale. La collezione si arricchisce di nuove acquisizioni e l’attività si estende al contesto territoriale. Nel 2004 il museo acquisisce autonomia gestionale, strutturandosi come Istituzione senza personalità giuridica, ed entra a fare parte – unico in Sardegna – di Amaci, l’Associazione nazionale dei musei d’arte contemporanea. Nel 2013 il MAN ottiene il riconoscimento regionale come museo d’eccellenza. Il piano di sviluppo attualmente in corso prevede l’apertura di un nuovo complesso espositivo, nato dal recupero di due edifici storici situati in piazza Sebastiano Satta, e la destinazione della sede attuale a dimora della collezione permanente.

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