Il mondo arabo che cambia
Il 17 dicembre del 2010, nella città tunisina di Sidi Bouzid, il venditore ambulante Mohamed Bouazizi si è dato fuoco con una tanica di benzina per protestare contro i soprusi subiti dalla polizia che lo aveva insultato e umiliato: è l’atto iniziale della rivoluzione dei paesi africani, raccontata nel libro di Tahar Ben Jelloun. Dopo la cacciata del dittatore tunisino Zine El-Abidine Ben Alì, la protesta popolare, in Egitto e nello Yemen, ha allargato il clima rivoluzionario, marcando definitivamente la rottura col passato. La rivolta ha sancito il rifiuto del dispotismo, mostrando il vero volto di una società, maturata attraverso insospettabili aneliti democratici – nuovi, moderni – liberi e distanti anche dalle strumentalizzazioni dei fanatismi religiosi. Scrive Jelloun: «niente dopo questi fatti sarà più come prima nel mondo arabo. Questi paesi stanno scoprendo, hanno scoperto e rivendicheranno d’ora in poi, il valore e l’autonomia dell’individuo in quanto cittadino». L’analisi socio-politica delle proteste tunisine ed egiziane è affrontata con franchezza e lucidità, ma il libro (La Rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della dignità araba, Bompiani, 2011) riesce ad andare oltre il suo ruolo di testimonianza storica, per esaminare un tema difficile e attuale: lo sguardo dell’Occidente sul mondo islamico e la sua tolleranza complice nei confronti dei regimi, considerati indispensabili fautori dell’ordine e degli equilibri politici internazionali. Jelloun approfondisce gli effetti della rivoluzione sull’Egitto e sulla Tunisia, ma guarda anche all’Algeria, alla Libia, allo Yemen e alle altre nazioni nelle quali è in corso una svolta radicale, arrivando a sostenere che – comunque vadano a finire gli attuali movimenti di protesta – i Paesi Arabi «riformeranno il loro sistema e saranno più vigili sul rispetto dei diritti della persona». E tutto ciò per merito del coraggio di popolazioni consapevoli di aver avviato il processo democratico nei loro paesi contando, solo ed esclusivamente, sulle proprie forze.
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