Il mercato dell’arte
Si legge su “la Repubblica” del primo di Agosto della ‘ rivoluzione’ dei biglietti alla Galleria degli Uffizi e circuiti collegati. L’idea del superdirettore Eike Schmidt, oltre a un rincaro di base (che ci può stare) è di far pagare di più nei periodi di grande affluenza e di meno nei mesi di minore richiesta. Una delle motivazioni è quella di ‘regolare’ l’affluenza dato che il museo non sopporta più di un certo numero di visitatori. Sarà, ma sembra più uno sfruttare l’occasione con criteri di ‘volgare’ libero mercato. Vorremmo ricordare al superdirettore, che supponiamo di origine germanica o simile, che, come scriveva Erich Maria Remarque, non c’è “niente di nuovo sul fronte occidentale” (né orientale, né a nord o a sud): la stessa ‘rivoluzione’ la praticano da sempre le pensioni di Rimini e di ogni dove, il mercato del pesce alla vigilia di Natale, e i petrolieri durante l’esodo estivo. La nota più dolente, senza sarcasmo, è che si rischia di tornare a un criterio censuario. Solo chi ha più disponibilità potrà accedere alla ‘rivoluzione’, che sarà negata, per assurdo, all’operaio, costretto ad andare in ferie ad agosto. Potrà sembrare strano al direttore ma esistono anche operai colti e desiderosi di arte a prezzi egualitari. Da ultimo vorremmo sommessamente ricordare che esiste una nuova rivoluzionaria pratica per regolare l’affluenza: si chiama prenotazione. In carenza o alternativa, la brutale, ma perfino epica, sudata fila.
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