Il marketing editoriale
“Non ho ancora letto il libro ma ho visto il trailer”, è questa la frase che sentiremo dire sempre più spesso tra i lettori internet dipendenti. È iniziata l’era dei booktrailer, l’ultima frontiera del marketing editoriale: brevi video multimediali che raccontano un libro restituendone temi e atmosfere con il linguaggio accattivante del cinema e dei videoclip, da diffondere in maniera virale su Internet. Il booktrailer è per il libro ciò che il trailer è per il film. Un nuovo strumento promozionale del libro che possa raggiungere un target eterogeneo e incentivare in tal modo la diffusione della lettura in Italia. Infatti, se da anni in tutta Europa esiste una tipologia di marketing librario volta a raggiungere il numero più ampio di persone, in Italia questa strategia pubblicitaria non è ancora molto sviluppata, e gli unici interventi promozionali vengono intrapresi da media di nicchia, la cui fruizione implica un preesistente interessamento culturale e vede coinvolto un ceto socio-economico medio alto che perlopiù è già vicino al mondo della lettura. Dai dati Istat del 2006, infatti, emerge una situazione critica per quanto riguarda la diffusione della lettura e quindi della cultura in Italia, con tutte le problematiche economiche (PIL) che ne sono la diretta conseguenza, come emerge da una ricerca dell’AIE (Associazione Italiana Editori) del 2005. Se le percentuali ci illudono, almeno in parte, mostrando il 43,8 per cento di lettori (considerando lettore colui che ha letto almeno un libro nei dodici mesi antecedenti l’intervista), sappiamo che in realtà la situazione è di gran lunga peggiore, in quanto se la definizione di lettore fosse targettizzata in base alla lettura di più di 12 libri l’anno, la percentuale non andrebbe oltre il 7 per cento, cioè la fascia di lettori forti che mandano avanti il mercato editoriale. Anche i finanziamenti statali erogati in favore della promozione libraria e per la comunicazione istituzionale della promozione della lettura non aiutano certamente in questo senso. Si pensi che in Italia è stato destinato lo 0,28 per cento delle risorse disponibili in bilancio, alias un terzo in meno della media europea, mentre i contributi destinati alle imprese radiofoniche e televisive sono stati molti di più di quelli per il libro.
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