“Il Laureato” di Mike Nichols
Quarant’anni e non sentirli. Con i capolavori è così: il tempo passa ma il film non viene scalfito. “Il Laureato” di Mike Nichols esce negli Stati Uniti nel 1967: critica e pubblico capiscono subito che si sta aprendo una nuova era di “fare cinema” protesa a dare voce e corpo a una società che sta cambiando e che non sarà mai più la stessa. Il film infatti si fa ambasciatore della cultura dell’alienazione giovanile, criticando il mondo consumistico e quello borghese, privo di valore e di identità e costruito interamente sull’apparenza e sul conformismo. Una critica che Mike Nichols racconta dall’interno, attraverso gli occhi di chi quel mondo lo conosce bene perché, volente o nolente, ne fa parte: Benjamin Braddock (interpretato da Dustin Hoffman), giovane neo laureato di una famiglia borghese, indeciso sulla strada da prendere per “iniziarsi” al mondo degli adulti. Ben sembra avere tutto quello che si può desiderare: intelligenza, giovinezza e una serie di amici di famiglia che possono procurargli conoscenze e opportunità di lavoro. Ma Ben è insoddisfatto, alla ricerca della propria identità: la cercherà tra le avvenenti “curve” della signora Robinson (interpretata da Anne Bancroft), moglie del migliore amico di suo padre, per poi accorgersi di essere innamorato della figlia di lei, Elaine. I due fuggiranno insieme da tutto e da tutti alla ricerca di una dimensione che sappia valorizzarli e li faccia sentire più veri. Alla ricerca di una società più a misura d’uomo: anzi, a misura di ragazzo. La ribellione giovanile è appena iniziata…
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