Il Gatto selvatico
Il felino, piuttosto raro, è stato identificato nella valle del Treja
Fototrappolaggio, così si chiama la tecnica per documentare la presenza di animali molto elusivi in un territorio. Le macchine fotografiche, collegate a un sensore a infrarossi, posizionate all’interno dell’area protetta hanno catturato le immagini di molti animali: istrici, martore, tassi, volpi e anche un probabile esemplare di gatto selvatico, uno dei predatori più elusivi e inafferrabili tra quelli che vivono nelle nostre zone. Le foto scattate al felino non sono esaustive per avere una determinazione certa, ma alcuni elementi distintivi del mantello, come le striature sulla nuca e sul dorso e gli anelli della coda, evidenziano alcune caratteristiche peculiari della specie.
La determinazione della specie da una fotografia è sempre piuttosto difficile, ma la presenza del gatto selvatico nella Valle del Treja è stata indubbiamente accertata dal rinvenimento di un esemplare recuperato morto nell’area protetta, le cui analisi del DNA hanno confermato le prime ipotesi basate sull’aspetto dell’animale.
La progressiva distruzione degli ambienti naturali, l’inquinamento, le interferenze umane, hanno ristretto sempre più il terreno di caccia del gatto selvatico, riducendone gli spazi vitali. Si tratta infatti di un animale molto esigente quanto ad habitat: è all’apice della catena alimentare e richiede un ambiente integro, che offra prede e rifugi. La sua presenza testimonia l’elevata qualità ambientale di questo territorio.
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