IL GAP CULTURALE
Il gap culturale è un termine utilizzato per indicare il divario tra generazioni. L’ incomprensione e i conflitti tra giovani e adulti sembra essere una questione datata. Platone nel Libro VIII della Repubblica, poneva la problema del lassismo dilagante dei giovani: hanno portato i giovani a non cercare altro che il lusso e l’ozio, sia fisico sia morale, li hanno resi molli e pigri, incapaci di resistere ai dolori e ai piaceri. Nell’antica Grecia una forma di tirannia stava avanzando a causa della mancanza di opposizione dei giovani. La loro impreparazione, l’assenza di spessore etico-morale stava mettendo in pericolo la democrazia. La perdita del senso del dovere, la ricerca del lusso e dell’ozio, sono l’assillo del filosofo che, assiste con preoccupazione, al crollo di una grande civiltà.
Alcuni problemi ritornano nella storia in maniera ciclica. È indubbio che ogni organizzazione sociale risenta del passaggio generazionale. Il punto di domanda è, saranno i giovani d’oggi idonei a ricevere il testimone? I dubbi sono leciti, tuttavia, ritardare il più possibile la consegna della Nazione per timore della loro inaffidabilità, non sembra essere la soluzione. Uno degli antidoti al divario culturale, potrebbe essere quello di imparare ad ascoltare i giovani. Queste considerazioni scritte da alcuni adolescenti, potrebbe sollecitare quella giusta curiosità su quale sia il vissuto giovanile di fronte alla società che hanno ricevuto in eredità.
Da bambino la vita è semplice, nessuna preoccupazione, i sorrisi e i giochi sono all’ordine del giorno, la propria camera è il posto più sicuro. Quando si cresce tutto cambia, il mondo comincia a colorarsi di una scala di grigi. Le emozioni cominciano a farsi sempre più forti, sfociano spesso in attacchi di rabbia o strana tristezza. La vita si trasforma in solitudine e insicurezza. Improvvisamente lo specchio riflette qualcuno che non amiamo; si smette di mangiare, allontanandosi quotidianamente dal proprio corpo. Si nascondono le emozioni, il confronto con gli altri alimenta l’odio per sé stessi, al punto di credersi meritevoli di disprezzo. Indossare una maschera aiuta a proteggersi dalla realtà e dai problemi di formare una propria personalità. Il desiderio di essere amati è tale che si accettano i maltrattamenti: la paura di restare soli e insostenibile. Inizia la terapia del relax con la sigaretta o la droga. Si perde la consapevolezza delle proprie azioni: emozioni finite, amici odiosi, fidanzati irraggiungibili, assenza di speranze. Si scarica la batteria inseguendo le persone. Cosa succede? Non sai cosa rispondere, poi capisci che non bisogna rinunciare ai propri sogni. Inizi ad allontanarti dalla droga, decidi di seguire una terapia psicologica per venire fuori dalla tempesta. (Alberto, 13 anni)
Le parole di questi giovani aprono molti spunti di riflessione su alcune delle più frequenti problematiche giovanili, come i disturbi alimentari, l’uso di sostanze stupefacenti, l’omologazione comportamentale etc. Le famiglie, la scuola e le altre agenzie educative hanno il gravoso compito di supportare e formare le nuove generazioni. Se l’ascolto è il primo step per una possibile connessione tra generazioni, l’amore resta la soluzione più efficace contro l’ incomprensione. Le parole di questa ragazza ne sono la riprova.
Con tutta la gamma delle emozioni che proviamo noi adolescenti una dopo l’altra, si entra in confusione per gestirle ed affrontarle. Questo ci fa sentire un po’ spaesati all’inizio. Soprattutto gli adulti spesso sottovalutano i nostri problemi, parlare con noi sembra un tabù o ci mette a disagio. A casa non mi sento accettata, non mi fido, ho paura, i miei genitori mi fanno sentire sbagliata anche se non mi fanno mancare nulla. I miei sentimenti per loro sono incomprensibili, come se non fossero mai stati giovani e non avessero mai provato la difficoltà di crescere. Invece di scappare da me, scappano dalla possibilità di avere un confronto, per questo continuano a gestirmi con modi rigidi appresi dai miei nonni. Mia madre è dura con me, si rivolge come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, ma in realtà si sfoga su di me. Ci tiene alla scuola più di me, e mi pare di andarci e di impegnarmi solo per lei, prendo voti buoni solo per sentirmi all’altezza. Leggo delusione nei suoi occhi quando sono insufficiente nello studio, mi ignora finché non le passa. Mia madre è anche una che dice le cose in faccia, nonostante si sia abituata al mio comportamento e al mio aspetto, continua a giudicarmi. Io sto bene con il mio corpo e mi disturba se qualcuno mi sminuisce al pari dei suoi gusti. Una persona mi ha spiegato che questo si chiama gap culturale, inteso come divario tra generazioni. Ho un gruppo di amici che mi ripetono che dovrei crescere, essere più matura. Ho pensato perfino di smettere di essere me stessa per piacere agli altri, per quante emozioni provo non so mai come comportarmi o cosa pensare. (Sara, 12 anni)
I ragazzi in questione sono l’esempio dell’urgenza di attuare strategie e comportamenti che possano alimentare un clima di accettazione e stima reciproca, anche quando i giovani disattendono le aspettative degli adulti. La libertà di espressione spesso conduce alla scoperta di talenti inimmaginabili, il vero pericolo, piuttosto, sembra essere l’assenza di modelli adulti credibili.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento