Il futuro sarà sempre più digitale. Si sono innescati cambiamenti epocali nei modi di produrre, governare, comunicare, fare cultura, vivere. Indietro non si torna.
Ai Partecipanti Velletri2030,
Sono queste le principali evidenze dello studio Il Digitale in Italia, realizzato da Anitec.Assinform – l’associazione delle imprese ICT di Confindustria – in collaborazione con NetConsulting cube, presentato lo scorso 25 ottobre nella sede romana dell’Università LUISS, al convegno Digitale per Crescere – Innovazione, Crescita, Trasformazione, che ha visto la partecipazione di centinaia di imprenditori per fare il punto sulla crescita e la trasformazione digitale in Italia e proporre soluzioni per il futuro del Paese.
Per Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform – “L’aggiustamento delle previsioni per il 2018 è un segnale: il trend rimane positivo, ma gli effetti del rallentamento dell’economia e dell’instabilità finanziaria si sono fatti sentire sugli investimenti. Lo stesso quadro macroeconomico nazionale risente più che in altri paesi dell’effetto di squilibri e inefficienze che proprio il digitale può risolvere. Investire nella trasformazione digitale è un’esigenza per il Paese, non un mantra del nostro settore; è la risposta più sostenibile per una crescita duratura, affrontando in modo strutturale la sfida della competitività attraverso l’innovazione di processi, prodotti e servizi.”
L’Italia fa ancora fatica a dotarsi di livelli adeguati di competenze sia dal punto di vista dell’offerta che della domanda. Per uscire dallo stallo serve più collaborazione tra scuola e mondo delle imprese, intervenendo in modo sistemico sull’intero processo educativo. ll rapporto OCSE 2017, Getting Skills Right: Italy,fotografa ancora una volta un sistema Italia che stenta a rimanere al passo con gli altri paesi europei più avanzati nel completamento della transizione verso una società dinamica, fondata sulle competenze.
La domanda di competenze (skills), specie nei Paesi sviluppati, è fortemente condizionata dallo sviluppo demografico, dalla globalizzazione e dal cambiamento tecnologico, che insieme inducono ad una costante rimodulazione dei processi produttivi e formativi e ad attivare stabili sintonie tra sistema educativo, mondo delle imprese e mercato del lavoro. A fronte di una significativa domanda di competenze in aree legate alle conoscenze delle nuove tecnologie e al loro utilizzo si rileva una marcata carenza nello sviluppo delle competenze digitali necessarie per affrontare le sfide del mercato del lavoro. Sempre il rapporto OCSE evidenzia inoltre, per l’Italia, il fenomeno dello skills mismatch, che si sostanzia nel disallineamento delle competenze dei lavoratori con quelle richieste per compiere uno specifico lavoro. In Italia, infatti, circa il 35% dei lavoratori è occupato in lavori che non sono direttamente legati al loro percorso formativo. Serve più collaborazione tra scuola e mondo delle imprese.
Cosa può fare la politica per ridurre il fenomeno dello skills mismatch? Molto, basta sapere usare le risorse e le infrastrutture di cui dispone a favore della nascita di startup innovative, e più in generale di nuove professioni, invece che le solite iniziative a favore di progetti che non tengono conto del mercato del lavoro per le nuove generazioni e che con la mistificazione favoriscono la nascita di tanti disoccupati.
Ad oggi sono due gli aspetti critici dell’evoluzione digitale in Italia che ci zavorrano al fondo della classifica europea DESI (Digital Economy and Society Index). Il primo è culturale e manageriale: nelle imprese e soprattutto nella Pubblica Amministrazione mancano competenze digitali e mancano manager incaricati di portare la rivoluzione dei processi al loro interno. Il secondo è tutto politico: manca ed è mancata una vera strategia sistemica, ed il risultato è sotto i nostri occhi: assenza di governance, caos normativo, digitalizzazione a groviera, che determinano un rallentamento nello sfruttare gli effetti benefici della Trasformazione Digitale sulla crescita del PIL.
Questa la fotografia di un Paese che vuole crescere ma che vede tra i primi tre ostacoli alla Trasformazione Digitale la mancanza di competenze, di cultura aziendale e di risorse economico-finanziarie. Così emerge daAssintel Report 2019, la ricerca sul mercato ICT e Digitale in Italia, realizzato da Assintel, Associazione Nazionale delle Imprese ICT e Digitali, con CFMT – Centro di Formazione Management del Terziario –insieme alla società di ricerca indipendente IDC Italia e presentato anch’esso lo scorso 25 ottobre nella sede romana di Confcommercio. Rapporto scaricabile da:
http://www.assintel.it/osservatori-2/assintel-report/assintel-report-2019/
Questi sono i dati. Sono pubblici e nessuno può dire di non conoscerli. Ai decisori la responsabilità di decidere dove investire le poche risorse disponibili, ponendosi a difesa del futuro delle nuove generazioni più che degli interessi dei pochi che oggi traggono ancora beneficio da posizioni di rendita.
Il Ministero della Pubblica Amministrazione, con la circolare n. 3 del 1 ottobre 2018, richiama l’attenzione delle Pubbliche Amministrazioni per garantire l’applicazione del CAD (Codice Amministrazione Digitale), che stabilisce che ciascuna Pubblica Amministrazione sia tenuta ad affidare ad un unico ufficio dirigenziale, fermo restando il numero complessivo degli uffici, la “transizione alla modalità operativa digitale e i conseguenti processi di riorganizzazione finalizzati alla realizzazione di un’amministrazione digitale e aperta, di servizi facilmente utilizzabili e di qualità, attraverso una maggiore efficienza ed economicità” nominando un Responsabile per la Transizione al Digitale (RTD).
Per calarsi nel concreto, una semplice domanda. Perchè una coppia di giovani dovrebbe rimanere oppure trasferirsi a Velletri? Quali i Progetti di Sviluppo Sostenibile della Città? Di seguito alcune domande che meriterebbero un dibattito e possibilmente una risposta: politiche di mobilità urbana e extraurbana, politiche sociali a sostegno dei giovani, politiche di sostegno ai giovani imprenditori, messa a disposizione di infrastrutture pubbliche a sostegno delle start up innovative e più in generale della imprenditoria giovanile, sportello per l’imprenditoria giovanile, infrastrutture per la digitalizzazione della città, fiscalità locale a favore delle iniziative mirate a valorizzare le competenze digitali, collaborazione tra scuola e mondo delle imprese locali, confronto tra generazione diverse per lavorare alla progettazione del futuro, dare risposte concrete alle problematiche occupazionali di una generazione che si appresta a governare il mondo………………. Per una Città proiettata verso il 2030.
I “buchi” nei dati, pubblici e privati, possono diventare molto più rilevanti che le buche sulla strada. (Dan Hill, The street as platform, 2014).
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