IL FUTURO PROSSIMO VENTURO NEI CASTELLI ROMANI. PANEM ET CIRCENSES
Siamo in un periodo di profonda crisi a tutti i livelli, ma non risulta che nei Comuni dei Castelli Romani i problemi dell’oggi e del domani siano oggetto di analisi e di discussione da parte delle amministrazioni locali, dei politici, delle varie espressioni della società civile. Nessuno appare davvero preoccupato di quanto sta avvenendo nel mondo: la crisi climatica, la guerra in Ucraina, le guerre in Africa, le migrazioni. Questi temi, nell’implicita speranza che non esistano o che qualcun altro se ne faccia carico, vengono rimossi.
Il dramma è che, anche a livello locale, non viene fatto nulla per affrontare almeno i problemi che potrebbero e dovrebbero essere risolti.
Prendiamo il caso delle migrazioni. Quest’anno il numero di migranti in Italia è aumentato esponenzialmente ed è destinato ad accrescersi nei prossimi mesi. Il governo nazionale fa quello che può per ricollocare i migranti e tutti i Comuni, che si sono visti assegnare decine e centinaia di persone, sono in crisi per l’incapacità di fornire un’accoglienza adeguata.
Cosa potrebbe avvenire se, come per il passato, il ministero dell’Interno decidesse di collocare i migranti in proporzione alla popolazione residente? Comuni di medie dimensioni come Velletri, Albano, Marino, Frascati, potrebbero dover ricevere alcune decine di stranieri a cui fornire tutta una serie di servizi – interpreti, alloggi, assistenza, ecc. – da mettere a disposizione con somma urgenza, senza alcun “piano preordinato” (come per esempio quello per le calamità naturali della Protezione civile) e senza i fondi necessari.
E come risponderebbero le popolazioni? Fortunatamente nei Castelli Romani, vi è una storia di civiltà e di accoglienza ma, come insegna l’esperienza della struttura del Mondo Migliore di Rocca di Papa di alcuni anni fa, si possono creare attriti interrazziali del tutto inediti che, in alcune zone del Paese, hanno dato luogo a manifestazioni di rigetto e financo di vero razzismo. Le nostre popolazioni sono del tutto impreparate a questi eventi che potrebbero sfociare nel lungo periodo in quello che si osserva in Francia e in Inghilterra.
Un altro tema è quello della demografia. In tutto il Paese, ed anche nei Castelli Romani nascono troppo pochi bambini e il governo nazionale considera assolutamente prioritario invertire la tendenza. Ma cosa ha fatto in questo senso la stragrande maggioranza dei Comuni nel varare i progetti finanziati dal PNRR? Praticamente niente. Sotto l’impropria voce “Rigenerazione urbana” ha proposto progetti che nulla hanno a che vedere con le esigenze delle famiglie, delle mamme, come la costruzione di asili nido, l’eliminazione delle barriere architettoniche che consentano il passaggio dei passeggini, lo sviluppo di strutture per il tempo pieno scolastico ed altri supporti per conciliare vita familiare e lavoro. Alcune giovani coppie, in assenza delle strutture necessarie, finiscono per optare per un animale da compagnia piuttosto che impegnarsi per una nuova vita.
Il caso di Albano Laziale è paradigmatico: i dieci progetti del PNRR il cui costo è di 9,2 milioni di euro (non si ha nozione di quali e quanti di questi progetti verranno effettivamente finanziati) riguardano la realizzazione di orti, la pedonalizzazione di una piazza, una rotatoria, il collegamento di un monumento con una via adiacente, la ristrutturazione di due edifici che richiedono interventi di manutenzione, la realizzazione di parcheggi, insomma progetti che nulla hanno a che vedere con le vere esigenze presenti e future dei cittadini.
Intanto però si dà vita a manifestazioni e feste paesane: la Sagra delle fettuccine fatte a mano a Monte Compatri, la Sagra della porchetta ad Ariccia, il Bajocco ad Albano Laziale e tante altre. Nella Roma antica questo modo di vivere la vita comunitaria, nonché di governare il popolo, veniva definito “panem et circenses” (è di Giovenale la massima “Il popolo due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi”).
Al tempo del confinamento obbligato dal Covid 19 ci si era illusi, e la gente lo gridava dalle finestre, che, se fossimo usciti dall’incubo della pandemia, saremmo stati migliori di prima. Purtroppo non è così, siamo tornati al punto di partenza e tutto sta andando nel verso di una crisi irreversibile delle coscienze e delle istituzioni, nonché dell’intero pianeta.
Chi ha responsabilità di governo a livello locale ha la responsabilità di fare un salto di paradigma, rimboccarsi le maniche, e attrezzarsi per risolvere, per quanto possibile date le circostanze, i problemi prima che questi esplodano.
nulla da aggiungere, spaventoso