IL FUTURO DELL’UNIONE EUROPEA
L’Italia elegge attualmente 76 parlamentari del Parlamento UE. Il Parlamento Europeo è stato istituito nel 1957 con il Trattato di Roma, e le elezioni dei suoi membri sono a suffragio universale diretto dal 1979. Le sue funzioni si sono quindi, nel tempo, ampliate. L’Unione Europea si fonda sostanzialmente su due Trattati: il Trattato sull’Unione Europea (TUE) e il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). L’art. 13 TUE (Trattato sull’Unione Europea) prevede, tra le “istituzioni dell’Unione”, il Parlamento europeo e l’art. 14 TUE afferma che: “Il Parlamento Europeo esercita, congiuntamente al Consiglio, la funzione legislativa e di bilancio. Esercita funzioni di controllo politico e consultive alle condizioni stabilite dai trattati. Elegge il presidente della Commissione.” Inoltre, il numero minimo, per Stato, è di 6 parlamentari UE e il numero massimo è di 96 parlamentari UE, la cui rappresentanza del cittadino è garantita in modo “degressivamente proporzionale”, e l’Italia è il terzo Paese con il numero più alto di parlamentari UE. Quindi, tra le sue funzioni, il Parlamento Europeo elegge il presidente della Commissione, la quale ha come funzioni quello di promuovere “l’interesse generale dell’Unione”, di dare esecuzione al bilancio, di gestire i programmi e “Un atto legislativo dell’Unione può essere adottato solo su proposta della Commissione” (art.17 TUE). In totale l’Italia ha eletto sei presidenti del Parlamento Europeo. Detto ciò, forse, per il principio di rappresentanza democratica, sarebbe opportuno fornire il Parlamento UE di proposta legislativa? Mercato e moneta sono comuni ma il parlamento con funzioni legislative complete no. Inoltre, all’Unione Europea manca la difesa e la politica estera comune e a ciò si aggiunga, quindi, la questione del deficit democratico. Storicamente, l’Unione Europea ha visto due metodologie d’integrazione: il metodo della cooperazione intergovernativa (cooperazione tra Stati, scarsezza di atti vincolanti, prevalenza degli organi di Stati e il principio di unanimità nelle decisioni) e il metodo comunitario (prevalenza di atti vincolanti, prevalenza di organi d’individui, prevalenza del principio maggioritario nelle decisioni, giurisdizione di legittimità) dove quest’ultimo nasce con la Dichiarazione Schumann nel 1950, la quale affermò che “l’Europa non potrà farsi in una sola volta“ ma a partire da una solidarietà di fatto. Realizzarle? Per un’efficienza ed efficacia d’azione bisogna “ampliare” il principio democratico e l’autonomia di funzione delle istituzioni (ogni istituzione con le sue competenze e non una competenza suddivisa in una pluralità di Istituzioni)? Nella prefazione al Manifesto di Ventotene del 1944, si faceva riferimento alla “tesi federalista”, a un “ordinamento federale”, a una “federazione europea, non basata su egemonie di sorta, né su ordinamenti totalitari, e dotata di quella solidità strutturale che non la riduca ad una semplice Società delle Nazioni. Tali principi si possono riassumere nei seguenti punti: esercito unico federale, unità monetaria, abolizione delle barriere doganali e delle limitazioni all’emigrazione tra gli Stati appartenenti alla Federazione, rappresentanza diretta dei cittadini ai consessi federali, politica estera unica”. Alcuni punti possono fornire ancora qualche spunto di azione politica?
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