Il futuro dell’agricoltura in 5 progetti innovativi
Milano, 26 agosto 2015 – L’innovazione nell’utilizzo delle risorse agricole è protagonista oggi all’Auditorium di Cascina Triulza: alle ore 17.00 verranno premiati 5 progetti per il settore agricolo che potranno condurre ad effetti migliorativi sul piano economico e sociale nei Paesi in Via di Sviluppo.
La premiazione si svolgerà nell’ambito dell’evento “Sustainable Technologies and Cooperation in Food and Agriculture & UNIDO International Award 2015”, organizzato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ed UNIDO Italia.
Durante la premiazione ai vincitori verrà data la possibilità di presentare i propri progetti alla presenza del Dott. Giuseppe Sala, Commissario Unico Delegato del Governo di EXPO, del Dott. Francesco Loreto, Direttore Scienze Bio Agroalimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, della Dott.ssa Diana Battaggia, Direttore UNIDO ITPO Italy, del Dott. Gennaro Monacelli, Capo Innovazione CNH Industrial e del Dott. Cristiano Maggipinto, Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
I progetti dei vincitori
Le proposte provenienti da centri di ricerca, start-up e aziende riguardano settori di interesse quali e riduzione degli sprechi alimentari.
FOODWA – Solwa srl (Italia)
Sistema innovativo ed autonomo ad energia solare per l’essiccamento di biomasse alimentari (frutta, verdura, pesce e carne) al fine di migliorare la loro conservazione in un’ottica di commercializzazione o estrazione di olii essenziali utili all’industria chimica e cosmetica. Foodwa è in grado di essiccare in maniera sicura, igienica e veloce i prodotti destinati al consumo umano o industriale.
Jellyfish Barge – Pnat srl (Italia)
Sistema in grado di produrre alimenti senza il consumo del suolo, di acqua dolce e di energia chimica. Si tratta di una serra modulare galleggiante al cui interno un sistema di coltivazione idroponica garantisce un risparmio del 70% di acqua rispetto alle colture tradizionali grazie al riciclo dell’acqua. Inoltre, grazie all’energia solare, la serra è anche in grado di produrre acqua pulita (fino a 150 litri al giorno) da acqua salata, salmastra o inquinata. L’energia che fa funzionare Jellyfish è fornita da pannelli fotovoltaici, mini turbine eoliche e un sistema che sfrutta il moto ondoso per produrre elettricità.
Burundi Smallholders’s Livestock Network BUSLIN– André Ndereyimana – Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (Burundi/Italia)
In molti paesi dell’Africa sub-sahariana circa il 70% della popolazione soffre di malnutrizione e sottoalimentazione, e di questo circa l’85% non ha accesso a proteine facilmente assimilabili, ovvero quelle di origine animale. La startup BUSLIN ha sviluppato un’innovazione gestionale per la catena agroalimentare, specializzandosi nella produzione e commercializzazione degli alimenti di origine animale tramite una rete capillare di produttori familiari rurali e peri-urbani. In misura proporzionale alle capacità ed alle risorse proprie, ogni famiglia si impegna ad allevare animali seguendo le prassi della start-up, la quale assume a sua volta il rischio sul capitale investito e garantisce assistenza tecnico-finanziaria.
Cattle Mettle – Nikhil Bohra – Krimanshi Technologies Private Limited (India)
Il progetto ha l’obiettivo di sviluppare una linea di produzione e fornitura di mangime di qualità, accessibile e a basso costo per l’allevamento dei bovini, parte integrante dell’economia rurale in molti paesi. Il foraggio individuato si basa sul prodotto dell’albero Mesquite (Prosopis juliflora), considerato una specie invasiva e diffuso in India come in molti altri Paesi in via di sviluppo, anche semiaridi.
Rosa Palmeri – Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente – Università di Catania
Valorizzazione dei frutti di fico d’india (Opuntia ficus indica L. Miller) per una produzione eco-sostenibile e di qualità.
Alla base del progetto vi è la considerazione che la cactacea sicuramente più conosciuta, diffusa e apprezzata nel mondo, il fico d’india, non sia sufficientemente sfruttata per le reali potenzialità dei suoi frutti (sia la polpa che i sottoprodotti derivanti, semi e bucce per uso umano ed animale). Il processo di lavorazione innovativo proposto è composto da semplici operazioni unitarie che permettono di avere un prodotto nutriente che rispetto al frutto fresco, altamente deperibile, possa conservare tutte le caratteristiche originarie ed avere una shelf life di oltre 12 mesi senza bisogno di frigo conservazione in modo da allungarne la disponibilità sul mercato a tutto l’anno.
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