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Il filo del racconto di C. Nooteboom

Il filo del racconto di C. Nooteboom
Dicembre 07
00:46 2015

Le volpi vengono di notte
Cees Nooteboom
Traduttore: Fulvio Ferrari
9788870911800
Iperborea
€ 14,50 e-book disponibile € 6,99
Per una nota agenzia di scommesse era tra i favoriti al Nobel per la Letteratura in buona compagnia di Thomas Pynchon e degli italiani Dacia Maraini e Umberto Eco. Il Nobel è andato invece al francese Patrick Modiano ma leggere Nooteboom non fa rimpiangere alcun altro scrittore. L’olandese è, fra le altre cose, un narratore di viaggio. Suoi Il suono del suo nome, viaggio nei Paesi Islamici e Verso Santiago. Itinerari spagnoli. Ne Le volpi vengono di notte leggiamo otto racconti di viaggi sul filo del ricordo: struggenti, quelli nei quali si andava con un amore che poi è finito, storie che captano con facilità un sentimento universale e lo fanno felicemente, senza scorciatoie.

Un piccolo capolavoro Heinz, ritratto d’uomo allegro e spaccone dipinto fra intuizione e azione, poiché il mistero che ognuno porta con sé, oltre che irrappresentabile, a volte resta per una intera esistenza inconoscibile. Lo stesso per Paula I e Paula II ma qui, alla donna amata e ormai scomparsa, viene offerta una possibilità di replica, e non solo una rilettura a specchio dei fatti, poiché diversa per sensibilità e vissuto. Il narrato, incredibilmente spiccio e poetico allo stesso tempo, vuole farsi ‘vero’ mostrandosi ispirato ad alcune lontane fotografie: quelle immagini interessanti per chi ne conosce i soggetti e riesce lo stesso con difficoltà a ritrovare il filo d’una esistenza, e mute per tutti gli altri. La magia d’una scrittura che riesce a non apparire artificio ma specchio del flusso del sentire, dona dignità e compiutezza pur nell’ignoranza parziale delle intenzioni dell’altro, il soggetto guardato; quasi nevrosi, a volte, libera ad ogni riga vita e realtà profonde (ma non è questo il ‘mestiere’ dello scrittore, o una delle sue più accettabili declinazioni?) come in Gondole, Fine settembre, L’ultimo pomeriggio. La materia scabra dell’essere vivente si avverte per quel suo occupare spazio, lo spazio che poi, lasciato drammaticamente ‘libero’ scatena il ricordo, la sofferenza, la nostalgia. Con Nooteboom esistono anche ‘uomini e donne paesaggio’: paesaggi soprattutto marini d’ogni latitudine, mari del nord, spagnoli, italiani e così il rimpianto s’impossessa, oltre che di lembi dell’esistenza, anche dei ‘fondali’ in cui la vita è ‘accaduta’ e che divengono fruibili in modo diverso senza la storia, la conoscenza, che hanno contornato ‘quella volta’. La prosa poetica dell’autore sa essere sabbia, cotone e carta smeriglio sulla carne viva, non c’è immagine vitale che si periti di tralasciare. Un ottuagenario quasi adolescente nel sentire, come fu il regista Éric Rohmer fino al suo ultimo film. (Serena Grizi)

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