Il fiatone. Io e la bicicletta
Lo spettacolo è andato in scena per la rassegna teatrale bergamasca “Palco dei Colli”. Italo è un normale automobilista urbano. Ogni giorno va al lavoro in macchina e torna dal lavoro in macchina, contribuendo ad alimentare l’Eterno Ingorgo. Non c’è nulla di sbagliato in questo. È semplicemente la Normalità. Poi un giorno tutto cambia. Per un incredibile scherzo del destino, dall’oggi al domani, l’automobile gli è preclusa. QUALSIASI automobile. Mai più automobili per i propri spostamenti. Che fare? Coi mezzi pubblici è un delirio. Ma in cantina è sepolta una vecchia bicicletta…
Uno spettacolo per raccontare il percorso di formazione di un ciclista urbano, uno che adotta la bicicletta come principale mezzo di trasporto, con qualsiasi tempo e su qualsiasi tragitto, per necessità e poi per scelta, sfidando un tracciato di viabilità urbana pensato solo per il traffico automobilistico, e sfidando una cultura urbana in cui l’auto è data semplicemente per scontata.
I due mondi opposti, gli opposti profili psicologici, e gli opposti punti di vista sulle Questioni della Vita, quello dell’automobilista e quello del ciclista, tra ingorghi, piste ciclabili, forature, salite e discese, infrazioni e intemperie, vengono a collidere comicamente attraverso le tappe di questa esperienza di cambiamento.
Italo incarna un processo di cambiamento che sta avvenendo con velocità diverse in tutti i paesi occidentali. Un processo inevitabile e speriamo non troppo traumatico: il tramonto dell’automobile come mezzo prioritrio per il trasporto urbano. E come tutti i processi inevitabili anche questo non parte da una presa di coscienza ma da una necessità fisica.
Il Fiatone del titolo lo si ritrova in pieno in uno spettacolo che sposta sul piano del gioco fisico tutti i rivoluzionamenti mentali che il passaggio dall’auto alla bicicletta comporta. Il corpo riscoperto, con le sue fragilità, le sue necessità, la sua fatica e la sua esultanza è il protagonista assoluto di questa storia.
In scena pochi oggetti e due attori che in un vorticoso gioco di interpretazione evocano diversi ambienti attraverso personaggi, gesti e rumori, ricreando per il pubblico la suggestione di una strada, di un concessionario di auto, di un vagone di pendolari, di una cantina, di uno studio medico, di una ciclo-officina, di un’aula di tribunale. Ancora una volta sono i corpi degli attori a disegnare per il pubblico gli ambienti attraverso i gesti che li caratterizzano.
con
Michele Eynard
Federica Molteni
e una bicilcetta
regia
Carmen Pellegrinelli
Una produzione
Luna e GNAC Teatro
Residenza Teatrale Initinere
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