Il Festival dell’archeologia. Storia Arte e Tradizioni Ai Colli Albani è un successo
L’Assessore Michele Serafini consegna una targa di riconoscimento all’archeologa Rita Paris ospite d’onore di questa prima edizione
Ariccia lì 25 luglio 2022
Il Festival dell’archeologia. Storia Arte e Tradizioni Ai Colli Albani si è svolto ieri domenica 24 luglio con successo di pubblico e critica. Ideato dall’archeologa Maria Cristina Vincenti è inserito nel progetto “Ariccia da amare-sinergie rinnovabili” finanziato con il contributo di LAZIOcrea, patrocinato dalla Città Metropolitana di Roma, dalla Regione Lazio e da Italia Nostra Lazio.
Soddisfazione è stata espressa anche dal Sindaco di Ariccia Gianluca Staccoli che così ha dichiarato: “ancora una volta l’archeologia e la cultura si dimostrano una risorsa per il territorio e volano per lo sviluppo turistico. Essa può rappresentare un altro tassello importante per Ariccia dopo il complesso chigiano e l’enogastronomia. Offrire cultura gratuita per i cittadini, spesso anche in difficoltà a causa della pandemia, attraverso il progetto “Ariccia da amare-sinergie rinnovabili” può aiutarci a costruire l’economia della bellezza”.
In rappresentanza del Sindaco Staccoli ieri a Palazzo Chigi era presente l’Assessore ai Lavori Pubblici Michele Serafini che ha lodato l’iniziativa definendola “un’idea geniale” ed ha anche apprezzato la presenza di un folto pubblico intervenuto di domenica e in una giornata di gran caldo. Michele Serafini ha poi consegnato a Rita Paris, ospite d’onore della prima edizione del Festival, una targa di riconoscimento con su scritta la seguente motivazione ”Per il suo pluriennale impegno nella tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico”.
Rita Paris si è detta particolarmente felice di aver partecipato al “Festival dell’Archeologia- storia, arte e tradizione ai Colli Albani come ospite d’onore e di aver assistito a interventi di elevato livello scientifico sul patrimonio archeologico del territorio. Ed ha sottolineato che: “Come è noto esiste un legame ancestrale tra Roma e i Castelli Romani e Ariccia rappresentato dalla presenza dell’Appia. Il sostegno a tali ricerche, offerto dalle opportunità degli annunciati finanziamenti del Mic nell’ambito del progetto Appia Regina Viarum e dai bandi della Regione sarà occasione di crescita per una valorizzazione del patrimonio archeologico, assegnando ulteriori elementi di attrazione anche a fini turistici. Un riconoscimento speciale è per la collega Maria Cristina Vincenti che conosco da anni e che riconosco come un “angelo custode” per questo patrimonio della collettività che, insieme ad altre testimonianze, rientra nella proposta di candidatura all’Unesco presentata dal Mic per l’Appia Antica. I rappresentanti politici dovranno saper cogliere queste opportunità e apprezzare gli studiosi attraverso i quali potranno far crescere la città mettendone in risalto i valori più alti e specifici”.
L’ideatrice del Festival Maria Cristina Vincenti così si è espressa:”il Festival strutturato in pochissimi giorni costituisce una scommessa. L’evento inoltre ci ha dato la possibilità di avvicinare anche un pubblico di non addetti ai lavori all’archeologia e alla speleologia, tanto che non abbiamo potuto esaurire tutte le richieste di partecipazione che ci sono pervenute. Coloro che hanno avuto la possibilità di partecipare si sono dimostrati entusiasti e ci hanno inviato numerosi messaggi di ringraziamento per la bella esperienza. Si sta lavorando già alla seconda edizione perché questo evento è una grande opportunità per Ariccia e il territorio e va fatto crescere. Ringrazio il Sindaco Gianluca Staccoli e l’amministrazione comunale tutta, il conservatore di Palazzo Chigi e il suo staff, Lazio Crea e la Regione Lazio che hanno finanziato il progetto, Archeoclub Aricino nemorense aps, Sotterranei di Roma, Italia Nostra Lazio e gli amici della stampa”.
Tra le interessanti scoperte del Festival quella di Alberto Silvestri che ha trattato l’iscrizione delle Res traditae fanis utrisque (I sec. d.C.), un elenco delle dotazioni di due tempietti, conservata nel Museo delle Navi Romane di Nemi. Da un’attenta analisi del testo epigrafico emerge una sorprendente corrispondenza tra la menzione di una transenna bronzea con “motivo a cancello” e n. 8 piccole erme rivolte all’interno e all’esterno (cancelli aenei cum hermulis n. VIII intro et foras) e i pilastrini di transenna terminanti in piccole erme bifronti (hermulae) venuti alla luce durante i lavori di recupero delle navi romane negli anni ‘30. Si scopre così che i due luoghi di culto non erano ubicati sulla terra ferma ma sulle due navi santuario. I XVII signa, ad inizio elenco, non sono altro che i grandi bronzi con protomi di animali che ornavano le testate di baglio; la menzione nell’iscrizione di Bubasto indica la presenza di Artemide/Bubasti, venerata in Egitto con una processione di navi. La sua grande festa, rappresentata su una lastra marmorea (100-110 d.C) rinvenuta lungo il tratto ariccino dell’Appia, veniva forse riproposta con le due navi santuario.
Riguardo all’emissario del lago di Nemi Romano Moscatelli, Marco Placidi e Pino Pulitani hanno presentato un’ampia relazione che ha affrontato la tematica delle tecniche realizzative impiegate (tra il VI ed il IV sec. a.C.). Tra i numerosi aspetti affrontati due risultano di particolare interesse. Si tratta del possibile utilizzo del sole all’alba ed al tramonto nei giorni prossimi agli equinozi e del rinvenimento di numerosi segni grafici scolpiti rinvenuti sulle pareti del condotto. Riguardo al primo argomento, è nota l’esigenza di individuare e controllare la direzione di scavo per consentire l’incontro tra le due squadre che provenivano dai due versi opposti. E’ stata ipotizzata dagli autori la possibilità che tale indicazione fosse stata fornita dal sole in particolari giorni dell’anno, l’ipotesi è stata approfondita sul piano astronomico e verificata nei giorni previsti trovando un perfetto riscontro tra ipotesi formulata e fatti osservati. Il secondo elemento originale sono i segni grafici scolpiti sulle pareti dell’emissario, se ne trova solo un rapido accenno in letteratura ad opera di Castellani et al. che però parla di soli due segni. La ricerca presentata ha portato all’individuazione di ben 107 segni.
Maria Cristina Vincenti attraverso l’analisi del canale a cielo aperto che raccoglieva le acque dell’emissario del lago di Nemi in Valle Ariccia, attraversando il cratere vulcanico per 2100 metri, ha scoperto che questo sistema di canalizzazione esisteva, secondo la testimonianza delle fonti, in età augustea se non antico quanto il condotto sotterraneo (VI-V sec. a.C.). L’archeologa ha inoltre individuato l’esatta ubicazione ed estensione dell’area sacra della Cerere di Casaletto, mettendola anche in connessione con la realizzazione della rilevante opera idraulica dell’emissario. La presenza nei grandi busti delle spighe tra i capelli sono un chiaro richiamo alla coltivazione del grano nella valle già dall’età medio repubblicana. Riguardo all’iscrizione con dedica a Diana Augusta da parte del collegio dei Lotores, ad una prima ipotesi riferibile ad un tempio di Diana sull’acropoli, in base alla descrizione di Vitruvio del tempio di Diana Aricina e alla testimonianza di Pirro Ligorio, è possibile attribuire all’iscrizione, conservata nel Palazzo Chigi di Ariccia, la provenienza dalla valle di Ariccia e, presumibilmente dal tempio dell’Orto di Mezzo attribuito da numerosi archeologi a Diana.
Rosa De Santis ha presentato una ricerca sulle testimonianze del culto di Diana nel territorio dell’antico Tusculum in base al ritrovamento di una statua, l’Artemide Colonna, nel bosco della Molara e oggi conservata a Berlino. Il sito da dove proviene il reperto, presenta numerose evidenze archeologiche. Nell’area a fine ‘700 ci furono vari rinvenimenti di statue, di frammenti marmorei e di una vasca con fondo di mosaico. Fu inoltre individuata una viabilità antica che congiungeva il sito alla Via Latina. Il Colle Tondo, con una suggestiva ipotesi, potrebbe così essere identificato con il Colle Corne delle fonti latine che tradizionalmente è connesso al culto arcaico della Diana Tuscolana anche se allo stato attuale manca la documentazione archeologica.
Grande partecipazione di escursionisti di varie età hanno registrato le visite all’Emissario del lago di Nemi a cura dei Sotterranei di Roma, confermando che il condotto sotterraneo è uno dei siti più affascinanti del nostro territorio e che andrebbe, insieme al canale a cielo aperto di Valle Ariccia, tutelato e valorizzato.
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