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Il femminismo delle differenze

Il femminismo delle differenze
Gennaio 17
08:29 2023

Sabato 14 gennaio è stato presentato a Savona, nella saletta dell’Associazione culturale HumanaMente in via della Marina, il saggio di Tommaso Badano “Il femminismo delle differenze” (Il femminismo delle differenze – Il Filo di Arianna (ilfilodiariannaedizioni.eu) ).                                                                        

A intervistare l’autore con domande profonde e incalzanti è stata la prof.ssa Manuela, membro attivo di HumanaMente.

Il testo di Badano, infatti, è ricco e complesso. Si avvale, prima di tutto, di un esauriente excursus storico sulle società matrilineari e patrilineari, con un punto di osservazione privilegiato sui gruppi matriarcali.

Spiega, poi, alla luce delle più recenti scoperte scientifiche, le difformità neuro-biologiche e psicologiche tra uomo e donna, dimostrando le differenze che esistono nel cervello tra maschi e femmine. Elenca, quindi, molti comuni stereotipi di genere e cita importanti figure femminili nella letteratura. Una ricerca, dunque, assai articolata a cui l’autore non fa mancare  considerazioni di studio e  personali che coinvolgono la moderna globalizzazione finanziaria e capitalista.

In qualità di “donna che scrive storie di donne”, come io mi definisco, avevo avuto la bella sorpresa di essere invitata a tale presentazione. Leggere il saggio di Badano è stato così assai stimolante e utile a riflettere e analizzare notizie che, forse, avrei lasciato in secondo piano.

Credo che, in generale, noi Italiani dobbiamo ancora meditare e discutere sulle tematiche del femminismo – e in questo senso sono utili i saggi – perché il concetto di superiorità assoluta del maschio non è affatto tramontato. Ricordo con molta tristezza, ad esempio,  una scena di alcuni mesi fa quando, una mia conoscente incinta che aveva saputo dall’ecografia il sesso del nascituro, si è messa a urlare a tutti per la strada: – È un maschio! È un maschio!!!! – Insomma, sembrava che stesse facendo l’uovo di due rossi!

Personalmente,  mi sono sempre interessata alla storia delle donne degli ultimi secoli, in particolare alla sottrazione di diritti civili quali quello del voto, perché ritenute non “abbastanza equilibrate mentalmente”, tanto che ho scritto un romanzo (per ora non  pubblicato) dal titolo “Suffragette e lavandaie” che fa riferimento a una lavandaia savonese e a una suffragetta londinese.

Soprattutto, però, ho vissuto l’ondata femminista degli anni ‘60-’80, trovandomi per studio a Genova dal ‘69 al ‘73.

I miei libri delle elementari e, in parte quelli delle medie (Economia domestica), risentivano degli stereotipi di donna “angelo del focolare” e “regina della casa”, accudente per sua “essenza” in casa e persino al bordello. Concetti che fin da bambina rifiutavo con determinazione.

A Genova, invece, era comune partecipare alle proteste e agli scioperi degli operai, specialmente dell’Ansaldo, perché a quel tempo studenti e operai manifestavano insieme. Allora si gridava “Il corpo è mio e lo gestisco io”, stanche di essere sempre sotto padrone: prima la famiglia di origine e poi i mariti.

Sono diventata, infine,  una persona diversa, libera nelle  scelte e convinta del diritto di ognuno alla felicità.

Nel 1987, sono partita per l’India da sola. Là ho conosciuto quello che sarebbe diventato mio marito. In una società in cui la donna era in gran parte analfabeta (non esiste l’obbligo scolastico), egli stava naturalmente dalla parte delle donne perché sapeva quanto fosse pesante la loro vita. Infatti, quando sono nate le nostre figlie, la prima cosa sulla quale ha sempre insistito era che dovessero studiare.

Dato che io non sono propriamente un  “angelo del focolare”, in casa ci siamo sempre suddivisi i compiti, pure in cucina (è un ottimo cuoco),  ma soprattutto lui  si è  occupato parecchio delle figlie e non ha mai contestato le loro scelte. Io e le figlie ricordiamo con tenerezza che, quando loro erano piccole e piangevano di notte, perché magari avevano mal di pancia o altro, si alzava sempre lui perché io dormivo. Nella nostra coppia, abbiamo trovato un equilibrio paritario dettato dall’amore e dal rispetto.

Anche l’ONU, nel tempo, ha sollevato il problema femminile e ha organizzato varie conferenze mondiali che avevano per tema proprio i diritti di tutte le donne del mondo. Fondamentale è stata quella di Pechino del 1995 che ha specificato i punti essenziali da raggiungere: diritto all’istruzione, diritto alla salute e a una procreazione sicura e assistita, diritto al tempo, diritto alla proprietà e all’eredità, diritto al lavoro, diritto alla rappresentanza politica, protezione contro ogni forma di violenza. Sappiamo, però, quanto la strada sia ancora lunga in tanti paesi del mondo! Persino in Italia, dove sembrerebbe che abbiamo raggiunto alcuni traguardi, nel lavoro le ragazze tra i 25 e i 34 anni hanno il 25% di probabilità in più rispetto agli uomini di vivere in estrema povertà. Le donne continuano a fare lavori più precari, pagati in media tra il 16 e il 22% in meno rispetto agli uomini e in condizioni di sicurezza peggiori, oltre a essere quelle più coinvolte nei lavori domestici e di cura.

La violenza domestica, il traffico di donne sul mercato del sesso, lo sfruttamento delle bambine sono fenomeni ancora diffusi qui e ovunque. Ma anche dove le donne hanno potuto studiare o accedere a posizioni di potere non hanno pari diritti. In Arabia Saudita, ad esempio, le donne hanno gli stessi tassi di istruzione universitaria delle tedesche, ma devono ancora avere la protezione di un guardiano maschio. In Ruanda, che ha uno dei più alti tassi di partecipazione femminile alla vita politica, il diritto di famiglia e i diritti di proprietà sono ancora a favore degli uomini.

Nonostante, quindi, la lotta per la dignità delle donne non sia affatto conclusa, ormai, io penso che si debba passare a un’altra fase, superando la dicotomia maschio-femmina.

In questi anni, abbiamo imparato dalla scienza che esistono e devono avere uguale cittadinanza tutte le identità sessuali: lesbiche, gay, bisessuali, transgender  e chiunque sia alla ricerca del suo genere.

 Ormai, dobbiamo aver compreso che siamo tutti esseri umani e, in quanto tali, dobbiamo avere gli stessi diritti e opportunità. È una questione morale.

Se poi siamo religiosi, ancora meglio: siamo tutti figli di Dio e rispettare Dio è anche rispettare tutte le sue creature.

 

 

 

 

 

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