“Il fascino e la forza della letteratura” di Floriano Romboli
Il fascino e la forza della letteratura, vol.1, critica letteraria con saggi su autori quali Dante, Tasso, Graf, Zola, Fogazzaro, Pardini, collana “Il Cammeo”, Guido Miano Editore, Milano 2021.
La critica letteraria dovrebbe assolvere all’importante funzione culturale e sociale di avvicinare ‘il lettore comune’ alla letteratura, alla conoscenza e all’approfondimento degli autori e delle loro opere. Per realizzare tale fine dovrebbe porsi il problema del linguaggio, ovvero del come comunicare senza formule esoteriche e criptiche – che andrebbero riservate agli addetti ai lavori – e senza nel contempo rinunciare al rigore delle analisi, i contenuti delle sue interpretazioni in modo quindi accessibile al nostro ‘lettore comune’. Inoltre non dovrebbe pretendere di presentarsi come una scienza basata su assiomi assoluti: quando questo è successo, in qualsiasi epoca, si sono cristallizzate scuole di pensiero che spesso hanno prodotto esiti parziali e di parte.
Dovrebbe ancora porsi il problema del metodo, ovvero quali strumenti utilizzare e da quali visuali interpretare l’opera letteraria. Sono esistite e sussistono tante posizioni a proposito: la critica idealistica; la critica positivistica e il metodo storico; la critica marxista; la critica formalista, linguistico-stilistica, filologica e ecdotica, ermeneutica, archetipica o simbolica, sociologica, psicoanalitica, semiologica… Ciò a partire dai ‘mostri sacri’ della nostra moderna critica letteraria – De Sanctis e Croce – fino ad Umberto Eco.
Per fortuna gli orientamenti contemporanei vanno nella direzione di apporti multifattoriali, cioè di approcci che tengano in considerazione sia la lettura delle strutture interne del testo, sia il tempo e la storia nel loro significato più largo, cioè società, cultura, ideologie, biografia dell’autore. Si tenta quindi di conciliare l’assoluta fedeltà al testo come realtà conoscibile oggettivamente e la libertà interpretativa che ‘fa dire’ al testo stesso ciò che il critico sente, intuisce, percepisce e vive (cfr. Cesare Segre, I segni e la critica, Torino, Einaudi, 1969). In definitiva esiste una verità del testo che può essere conosciuta? Personalmente sottoscrivo la risposta data dal critico Guido Guglielmi in un articolo sul “Corriere della Sera” del 9 maggio 2016: «La verità sta nella ricerca della verità». E mi pare che anche l’autore de Il fascino e la forza della letteratura si ponga sostanzialmente in questa direzione, come si può evincere dalla lettura degli interessantissimi saggi che contiene il presente volume, solo una stringata selezione della vastissima produzione di Floriano Romboli. Se la letteratura è comunicazione e vita, questa Casa Editrice – con la collana Il Cammeo – si pone l’obiettivo di trasmettere i messaggi provenienti dal mondo accademico sia a fruitori dell’ambito studentesco (scuole superiori e atenei) sia a un pubblico più largo, che può trovare nella scrittura del critico toscano tanti stimoli di tipo culturale, ma non solo, poiché si potrebbe dire che – con uno slogan da me coniato già diverso tempo fa – : «Qui si parla di me, di te, cioè dell’uomo». Nel contempo, col procedere dell’iniziativa, tramite altre pubblicazioni, si creerebbe una sorta di antologia memoriale dei preziosi studi dell’autore, da offrire come spaccato dei suoi interessi che spaziano in tutti i secoli della storia della letteratura italiana, e non solo, ovviamente (vedi Émile Zola e tutte le citazioni di scrittori stranieri, per limitarci a questo libro).
Che Floriano Romboli sia lo studioso idoneo al progetto divulgativo cui ho accennato, lo si capisce fin da subito dal titolo scelto, non tecnico, non per iniziati, ma evocatore di mondi e personaggi che possono suscitare e ravvivare la fantasia del lettore, stimolandolo quindi alla ricerca, e da cui traspare la passione, l’amore dell’autore per la sua materia, condizione indispensabile per coinvolgere chi si accosta alle meraviglie letterarie. Per limitarci ai saggi qui pubblicati il fascino può provenire senz’altro dalla figura di colui che il critico nomina di frequente come ‘Laerziade’, ovvero Odisseo: sia che si tratti dell’Ulisse omerico, che dell’Ulisse dantesco, egli risulta invincibile come mito operativo non solo nella letteratura, ma anche nella storia del cinema e in quello che i sociologi chiamano l’immaginario collettivo, essendo divenuto paradigmatico per simboleggiare la sete di sapere, conoscenza, avventura, viaggio ed anche astuzia, furbizia, inganni e stratagemmi verso i nemici: un’icona straordinariamente moderna. La forza – anche se non soltanto ovviamente – può invece identificarsi con la Divina Commedia dantesca, opera poetica, filosofica, politica, religiosa, psicologica, ‘summa’ del sapere epocale, ma proiettata verso il futuro, come ebbe a dire Francesco De Sanctis di Dante, definendolo uomo con i piedi nel medioevo e la testa nell’era moderna (cito a memoria). Forza che emerge dalle grandi visioni allegoriche sulla condizione umana, sul destino dell’uomo, dalle raffigurazioni dei tre regni dell’oltretomba, dalla caratterizzazione di taluni personaggi, dalla presenza della vita terrena anche nell’al di là: nel settimo centenario della morte (1321-2021) si celebra il padre della nostra lingua, il sommo poeta cristiano visionario di una Chiesa rinnovata e liberata dalle incrostazioni della temporalità, il grande italiano sognatore di una patria unita, lo studioso esule per l’impegno civile.
Dunque se fascino e forza sono virtù letterarie, visitiamo, seppur solo per cenni, i cinque saggi critici del libro per orientare il lettore su tali contenuti. Il primo di essi è proprio dedicato al ‘grande fiorentino’: Incontri con Dante e la Commedia: la lettura critica di alcuni interpreti di grande autorità culturale; è apparso per la prima volta nella rivista “La Nuova Tribuna Letteraria”, Venilia Editrice, ottobre-dicembre / 2020, con il titolo La divina indagine. Da Vico a Croce, un prezioso viaggio fra gli studiosi di Dante. Tra gli autori contemporanei a cui dà voce Romboli, c’è Gianfranco Contini (1912-1990; attualità di Dante). C’è Mario Fubini (1900-1977; studio metrico sulle terzine dantesche). Vengono poi riportate alcune stroncature ad opera del gesuita mantovano Saverio Bettinelli (1718-1808; giudizio di un classicista), da parte di Voltaire (1694-1778; pesante e oscuro “guazzabuglio”) e di Pietro Bembo (1470-1547; ridimensionamento del culto di Dante a favore del modello petrarchesco). Bisogna attendere la riflessione filosofica di Giambattista Vico (1668-1744) per una rivalutazione della Commedia, opera che prosegue nell’Ottocento con il Romanticismo e Francesco De Sanctis (1817-1883), del quale si ricordano la sua viva ammirazione per il poema, lo studio sulla funzione dell’allegoria, l’individuazione delle grandi individualità, la predilezione per la cantica infernale. Benedetto Croce (1866-1952) possiede un giudizio più articolato: dopo aver riconosciuto la grandezza, unitarietà, solidità dell’opera dantesca, distingue – ed è rimasta famosa questa sua valutazione – tra parti poetiche e parti strutturali, architettoniche, descrittive, quasi narrative, non liriche.
Nel secondo saggio gli scenari sono quelli della crisi rinascimentale nel secondo Cinquecento, agli inizi della Controriforma: periodo notoriamente rappresentato in letteratura dalle inquietudini tassiane. Romboli ci propone: Aspetti del linguaggio poetico del Tasso, pubblicato per la prima volta dalla rivista “Critica Letteraria”, Loffredo Editore, 25/1979. È il lavoro più ‘tecnico’ del libro, nel quale egli ci mostra la sua elevata competenza e preparazione filologica, attuando un approfondito studio metrico dell’ottava della Gerusalemme Liberata. Mette in risalto lo stile magnifico, aulico del poeta, ma nel contempo parla di un’ottava irrigidita e bloccata, confrontandola con quella ariostesca: tra i due esistono diversità di linguaggio poetico. Il critico riscontra nel Tasso un’intensità semantica della parola in sé, e un’altrettanta incisività di sostantivi, aggettivi ed avverbi, con un’alternanza di registri, ad esempio, nel descrivere i due fronti guerrieri in campo, Cristiani e Mori, oppure situazioni di gruppo o figure isolate (Giovanni Getto 1913-2002). Altre caratteristiche riscontrate sono gli elementi di rottura dei versi (“frangimenti”) come incisi e pause e l’utilizzo copioso delle figure retoriche, in particolare dell’enjambement (Mario Fubini 1900-1977). Ed ancora importante – oltre l’estetica – la duplicità strutturale della Liberata, pervasa da “istanze ideali e spinte emotive contrastanti”, dovute anche al periodo storico di transizione e all’instabilità psicologica del poeta sorrentino. Comunque con il Tasso si chiude la stagione della grande poesia italiana: dopo di lui sopraggiunge il declino culturale e politico della penisola, la letteratura sfocia nel vuoto barocchismo dell’Adone di Giambattista Marino, il nascente razionalismo si occuperà assai poco di poesia, se non per stroncature: vedi quella “impietosa” di Galileo Galilei relativa allo stesso poeta, che più tardi verrà riscoperto come anticipatore delle aspirazioni e delle contraddizioni dell’uomo moderno.
I successivi tre saggi di Romboli ci conducono a momenti epocali più vicini a noi – Ottocento e Novecento – nelle atmosfere culturali del positivismo, dello spiritualismo, del dibattito tra scienza e religione, degli echi di taluni modelli della classicità greca sulla poesia contemporanea. Il critico toscano ci fa conoscere un autore poco noto: Arturo Graf, la scienza positiva, il darwinismo sociale; apparso nella già citata rivista “Critica Letteraria”, 107/2000. Qui egli inquadra la personalità di questo intellettuale sia sotto l’aspetto caratteriale che culturale, rimarcando il suo sostanziale pessimismo, ma all’interno della visione positivista e con una sensibilità ai problemi sociali che lo porterà ad aderire al socialismo, facendo così sorgere una contraddizione difficilmente risolvibile. L’influsso delle teorie darwiniste lo convincerà anche che vi sono due forze vitali al mondo: la scienza e l’idea sociale. In seguito tuttavia arriverà a riconoscere che il mondo stesso è mistero vivendo il contrasto tra finito e infinito. Il caso grafiano diverrà emblematico nella sua epoca.
Anche lo studio successivo – Zola e Fogazzaro, paragrafi per un confronto, apparso nella rivista “Filologia Critica”, Salerno Editrice, 3/2003 – analizza contrasti e comparazioni, soprattutto nei confronti del tema religioso. Di Zola il critico ci ricorda il noto anticlericalismo, la critica al potere dei preti, ad una Chiesa conservatrice e inadeguata alle sfide moderne, ma rivela che nell’ultima fase dei suoi scritti l’atteggiamento cambia, non è più quello dello scienziato positivista, riconoscendo alla religione una funzione di «rigenerazione etica globale e di attenzione solidale versi i ceti oppressi e in miseria». Zola analizza anche le dinamiche interiori dell’incidenza religiosa sull’anima umana, in particolare i rapporti tra fede ed eros, quando quest’ultimo si trasforma in un serio impedimento alla spiritualità. È qui che Romboli trova somiglianze con simili problematiche di personaggi del Fogazzaro, in alcuni aspetti del Daniele Cortis (misticismo ed erotismo) ed in altri de Il Santo, dove emerge il desiderio di una nuova religiosità umanitaria e socialisteggiante, con un cattolicesimo rinnovato e purificato (vedi l’appello al Papa ad uscire dal Vaticano). Fogazzaro fu anche sostenitore di Zola nel famoso “caso Dreyfus” e scrisse un omaggio allo scrittore francese alla sua morte, attirandosi le ire della Civiltà Cattolica. Tra i due rimangono ovviamente le inconciliabili visioni di vita, che il critico riassume nelle formule “orizzontalità” per Zola e “verticalità” per Fogazzaro, verso il quale esprime apprezzamento per la sua “dignità” e il suo “valore”.
Il libro si conclude con il saggio dedicato ad un poeta contemporaneo, collega ed amico del nostro autore: Il personaggio di Ulisse nell’opera poetica di Pardini, apparso come capitolo quarto nel volume L’azzardo e l’amore. La ricerca poetica di Nazario Pardini, The Writer Edizioni, 2018, con il titolo Il personaggio di Ulisse. Tradizione e attualità. Dopo una disamina dei motivi del persistere del fascino di Ulisse, a cui ho accennato in precedenza, il saggio entra nella lettura dei testi di Pardini dalla quale emerge la sua predilezione per l’Ulisse dantesco, piuttosto che per l’Ulisse omerico, quindi per il viaggiatore, il navigatore, il simbolo della sete di conoscenza e del sapere, e non per il guerriero, il fraudolento, l’ingannatore astuto, pur avendolo Dante collocato nell’Inferno della Commedia, a causa di questi suoi ultimi peccati. Riguardo poi alle contraddizioni del mitico personaggio tra spinte verso l’avventura con la sfida oltre le colone d’Ercole e desiderio del ritorno a casa tra gli affetti familiari, Pardini considera entrambe le alternative, mentre Romboli registra che nelle ultime pubblicazioni dell’amico poeta toscano vi è un notevole ridimensionamento della presenza di Ulisse, a favore di Nausicaa e della sua bellezza femminile.
Sono altresì avventura e viaggio culturali l’addentrarsi nella lettura de Il fascino e la forza della letteratura del dotto Floriano Romboli, da cui emerge la verità del pensiero di Pascal: «L’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante…» (fr. 347).
L’autore – Floriano Romboli (Pontedera, 1949) ha compiuto i suoi studi presso la Scuola Normale Superiore di Pisa ed è stato per tanti anni insegnante di materie letterarie e latino nei licei. Si è interessato alla cultura rinascimentale, studiando soprattutto l’epica del Tasso; è poi passato ad occuparsi della letteratura italiana ed europea fra Otto e Novecento, nonché di narrativa e poesia contemporanee. È stato docente di letteratura italiana presso la Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario (SSIS) dell’Università di Pisa. Tra le sue numerose pubblicazioni: Un’ipotesi per D’Annunzio. Note sui romanzi (1986); Le ragioni della natura. Un profilo critico di Bino Sanminiatelli (1991); La letteratura come valore. Scritti su Carducci, D’Annunzio, Fogazzaro (1998); Fogazzaro (2000); Natura e civiltà (2005); L’azzardo e l’amore. La ricerca poetica di Nazario Pardini (2018). Ha curato l’edizione dei Racconti di Fogazzaro (1992) e di opere di Bino Sanminiatelli, di Eugenio Niccolini, di Dino Carlesi, nonché del diario dell’ufficiale pontederese Gualtiero Del Guerra alla prima guerra mondiale. Collabora a riviste specialistiche e a periodici di cultura generale e politica. Ha prefato i volumi di Nazario Pardini: Le voci della sera (1995), Le simulazioni dell’azzurro (2002), Scampoli serali di un venditore di arazzi (2012), I dintorni della vita. Conversazione con Thanatos (2019); ha scritto la postfazione della raccolta Alla volta di Lèucade (1999) prefata da Vittorio Vettori. Nel 2020 ha conseguito il premio “Una penna a Pontedera”, 32a edizione per l’anno 2019.
mianoposta@gmail.com
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento