Il dramma e la burla
Se non ci si scontra con la bassa politica attuale, non si può capire niente delle cose o discipline più elevate: filosofia, poesia, religione, per esempio. E impallidiscono, che so io, Platone, Dante, perfino Cristo. Come spiegarsi i diversi piani del mondo delle idee e della realtà, l’empireo e l’inferno, spirito e materia, l’aldilà e l’aldiqua? Ci pensano i nostri politici, e non fanno fatica.
La pressione fiscale cresce sempre di più, i consumi crollano e le imprese chiudono a raffica, molte per crisi, alcune per calcolo spregiudicato. C’è il dramma di molte famiglie e imprenditori – migliaia di persone in carne e ossa – che non resistono alla pressione, alla ‘vergogna’ di aver perso il lavoro. Ma la vergogna non è la loro, è di chi non ci pensa proprio a provarla, al massimo la evoca strumentalmente e furbescamente: è quella dei politici che, in questa situazione drammatica, raccontano favole e si burlano indecentemente della plebe – sì, questa è la loro considerazione del ‘popolo sovrano’ raggirato ogni giorno. Una finzione ed una improntitudine continue a cavallo di frottole e rinvii. Subito la diminuzione dei parlamentari e dei loro emolumenti, subito la nuova legge elettorale, subito la trasparenza per i ‘rimborsi’ elettorali, subito provvedimenti per la crescita, subito … Niente, niente, niente. Chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. E tante favole, promesse, sogni; in perfetta malafede. Si rendono o non si rendono conto che non è il momento dei sogni, ma quello di sistemare il sistemabile? È il momento di mettere gli occhiali, prendere ago e filo, ricucire qualcosa per andare dignitosamente avanti. Invece grandi progetti (le più grandi novità degli ultimi tempi in politica, marchio Alfano!) senza discernimento e senza una lira – ricordate la prevista demolizione di Tor Bella Monaca e la sua ricostruzione “più bella che pria“? Intanto si scoprono ruberie inimmaginabili a destra e a manca, dai milioni, agli astici, ai viaggetti. Però i politici intervistati sembrano gli unici a ‘tenere famiglia’ e a pagare il mutuo – poi gli onorevoli, poverini, hanno, per speciale convenzione, quegli interessi esorbitanti, addirittura all’uno per cento! Ecco i due piani, la realtà cruda e la fantasia colpevole e sfrenata, in un Truman show col quale si vogliono tenere a bada per più tempo possibile i forconi (ma qualche politico comincia ad avere come un sospetto di punturine). Purtroppo il distacco dalla realtà non è estraneo ai cosiddetti tecnici che, tra alcune cose buone, frequentemente sproloquiano, si confondono, calano accette a casaccio con troppa sufficienza – qualcuno potrebbe dire, ad esempio, alla non sempre gentile professoressa che per essere efficaci e rigorosi non è necessario essere sempre feroci e strafottenti? Ma il culmine, l’empireo diremmo, del distacco dalla realtà e della inconsapevolezza (?) di offendere è nel burlesque, peraltro coerentemente in linea con le nipoti egiziane. Ancora una volta niente di nuovo sotto il sole: nani e ballerine mentre il popolo schiavo trascina massi per le piramidi dei faraoni. In questo affresco ci giunge notizia della pubblicazione di una nuova edizione del De officiis di Cicerone, titolo che i curatori traducono liberamente in “Quel che è giusto fare”. Sembra di indovinare la risposta pronta della casta politica: «difendere ad ogni costo ogni privilegio e fregarsene del bene comune».
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