Il diritto d’autore sul WEB
Il governo ha annunciato l’intenzione di intervenire in merito alla disciplina sulla tutela del diritto d’autore sul web, con particolare riferimento ai poteri dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Una bozza del decreto-legge era stata pubblicata il 29 marzo scorso da Anna Masera sul quotidiano La Stampa nell’articolo «Agcom, ecco la bozza per normare per decreto il diritto d’autore su Internet» (http://bit.ly/GUYrIY). La settimana prima, il 21 marzo, Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom, aveva dichiarato alle commissioni riunite VII (istruzione pubblica, beni culturali ricerca scientifica, spettacolo e sport) e VIII (istruzione pubblica, beni culturali ricerca scientifica, spettacolo e sport) del Senato che in materia «stiamo maturando la decisione finale» affinché «’veda la luce’ una norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio».
Questi due interventi hanno portato, il 3 maggio scorso, alla richiesta di un’interpellanza parlamentare a firma di Benedetto Della Vedova, Giuseppe Giulietti, Roberto Rao, Marco Beltrandi e Claudio Barbaro, per delucidazioni al riguardo, in quanto, come ha sottolineato Barbaro nell’interpellanza mossa al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Peluffo, «se infatti è vero che i costi della pirateria digitale non sono trascurabili e determinano mancati introiti per l’industria culturale e che la cultura della legalità deve essere perseguita da tutte le istituzioni, è innegabile e non contrattabile che un diritto materiale non possa e non debba vincolare un diritto inalienabile quale la libera espressione». Rispondendo all’istanza, Peluffo ha sottolineato che «il testo della bozza [legislativa] che è uscita [su La Stampa] non è il testo sul quale si sta riflettendo», aggiungendo che non si tratta di un decreto, ma «di un disegno di legge e al Parlamento verrà richiesto un approfondito dibattito in questo senso. Sarà una proposta per affrontare questa tematica e avrà un carattere sensibilmente diverso, per certi aspetti opposto, rispetto a quello assunto, per esempio, dalla Repubblica francese, dove il meccanismo Hadopi punta a colpire, sanzionare e multare l’utente finale. Non si tratterà, come era stato anticipato impropriamente, di inibire l’accesso ai siti, ma di disattivare singoli prodotti piratati da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con un regolamento che dovrà adottare dopo l’approvazione eventuale della norma, che sarà comunque portata all’attenzione prima del Consiglio dei Ministri e poi eventualmente trasmessa al Parlamento. Quindi, non avrà alcun carattere repressivo e sarà accompagnato da politiche di diffusione e promozione dei contenuti». La legge, insomma, verrà discussa in Parlamento e avrà modo di essere valutata con più attenzione ed eventualmente modificata e approvata. Il punto più delicato riguarda infatti l’intenzione (che Peluffo ha escluso) di non permettere agli italiani di accedere ai siti stranieri, in sostanza oscurandoli secondo il modello di nazioni non celebri per la loro liberalità. Non è chiaro perché, in materia di diritto d’autore, il governo debba discutere, come ha detto Peluffo, con gli «editori che sono stati auditi nel corso del cosiddetto tavolo digitale» e non con gli autori, nella misura in cui la stragrande maggioranza degli autori non ha un editore.
Il testo integrale dell’interpellanza parlamentare si trova all’indirizzo web: http://bit.ly/MAsXNN
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