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IL CONSUMO DI SUOLO, QUESTO SCONOSCIUTO

IL CONSUMO DI SUOLO, QUESTO SCONOSCIUTO
Luglio 18
19:34 2021

 

E’ di questi giorni l’ultimo disastro ambientale causato dall’Uomo: l’ondata di maltempo in Germania, Belgio e Olanda che ha causato morti e devastazioni del territorio. L’evento è stato attribuito al cambiamento climatico ed era atteso, dopo le irregolarità delle piogge negli ultimi tre anni.

Una delle cause del cambiamento climatico è il consumo di suolo: il cambiamento dell’uso del terreno che segue la realizzazione di manufatti umani.

In Italia l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) effettua il continuo monitoraggio di questo fenomeno e pubblica i risultati delle analisi nei Rapporti annuali sul consumo di suolo. Quello appena pubblicato, riferito al 2021, fornisce un quadro preoccupante.

Si afferma: “Il consumo di suolo, il degrado del territorio e la perdita delle funzioni dei nostri ecosistemi continuano ad un ritmo non sostenibile e, nell’ultimo anno, quasi due metri quadrati ogni secondo di aree agricole e naturali sono stati sostituiti da nuovi cantieri, edifici, infrastrutture o altre coperture artificiali, in totale 15 ettari al giorno. Il fenomeno non rallenta neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il confinamento, con 56,7 chilometri quadrati persi (per dare un’idea, un’area pari a metà del territorio del Comune di Milano), anche a causa dell’assenza di interventi normativi efficaci in larga parte del Paese o, per quelli esistenti, dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale”

Il consumo di suolo più rilevante si è concentrato, nell’ultimo anno, in alcune aree del Paese, in particolare in Lombardia, in Veneto e nelle pianure del Nord. Il fenomeno è anche molto intenso nelle aree metropolitane di Roma, Milano, Napoli, Bari, Bologna (vedi foto).

I dati confermano inoltre che non esiste alcuna necessità di consumare terreno per far fonte alle variazioni demografiche. In Italia si assiste infatti a una crescita delle superfici artificiali anche in presenza di una popolazione stabile o in diminuzione (decrescita dei residenti). La flessione demografica si riflette in un incremento del suolo consumato pro capite: da 349 metri quadri per abitante nel 2015 a 359 metri quadrati nel 2020.

Il Rapporto dell’ISPRA valuta anche l’impatto economico del consumo di suolo consumato: le generazioni future dovranno pagare 80.000 euro ogni anno per ettaro. Giusto per fare un calcolo, nei sei anni del Recovery Fund il consumo di suolo ci costerà 17 miliardi di euro, pari all’8,1 per cento del finanziamento totale.

Ma veniamo alla situazione nei Castelli Romani.

Il nuovo insediamento di Santa Palomba nel Comune di Roma, che avrà un enorme impatto sui Comuni viciniori, in particolare su Albano, è destinato ad occupare un’area di 20 ettari.  Tale nuovo insediamento porterà a un consumo di suolo con un impatto economico stimato pari a 1,6 milioni di euro all’anno.

L’8 luglio scorso si è tenuta una riunione del Consiglio comunale di Albano che ha deliberato una variante al Piano regolatore che prevede la costruzione di un nuovo supermercato su via Nettunense su un’area di circa un ettaro – dunque nel bilancio del Comune andrebbe inserita una passività di 80.000 euro all’anno. Da notare che nella seduta, da quanto si è potuto apprendere ascoltando in audio gli interventi (il Consiglio era a porte chiuse), il concetto “consumo di suolo” non ha avuto cittadinanza. L’unica vera opposizione a questa improvvida delibera proviene da un partito politico non rappresentato in Consiglio che ha presentato una denuncia alla Corte dei conti per danno erariale.

Da anni gli analisti, gli scienziati, tutti coloro che sono si occupano del nostro futuro, suonano il campanello d’allarme. Alcuni partiti politici promettono nei loro programmi il consumo di suolo zero, ma alle promesse non corrispondono poi i fatti. Gli interessi costituiti sono ancora troppo forti, e continuano a far sì che l’uomo continui a “mangiarsi” il territorio anche in presenza, come ci ricorda il Rapporto dell’ISPRA, di una popolazione che fa sempre meno figli e non aumenta, anzi diminuisce. Senza un radicale, profondo e urgente cambiamento nella cultura, nella mentalità, nel gioco degli interessi economici, cambiamento di cui non si vede traccia, è inevitabile che anche da noi si manifesteranno eventi catastrofici causati, tra l’altro, dal consumo di suolo.

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